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Termine per impugnare: il sabato non è festivo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per tardività, chiarendo che il sabato non è considerato giorno festivo ai fini del calcolo dei termini processuali. Un errore nel calcolare la scadenza del deposito delle motivazioni ha reso tardivo e quindi inammissibile l’appello. La decisione sottolinea l’importanza della precisione nel calcolare il termine per impugnare.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine per impugnare: la Cassazione chiarisce che il sabato non è un giorno festivo

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce certezza e ordine. Un errore di calcolo può avere conseguenze drastiche, come l’inammissibilità di un’impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un punto fondamentale: ai fini del calcolo del termine per impugnare, il sabato non è mai considerato un giorno festivo. Questo principio, apparentemente semplice, può trarre in inganno e compromettere irrimediabilmente il diritto di difesa.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna in primo grado per i reati di cui agli artt. 493 ter e 624 del codice penale. La difesa dell’imputata presentava appello avverso tale sentenza. Tuttavia, la Corte d’Appello di Milano dichiarava il gravame inammissibile per intempestività, ovvero perché era stato depositato oltre il termine massimo previsto dalla legge.

Il Motivo del Ricorso in Cassazione

Contro la decisione della Corte territoriale, l’imputata proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un errore nel calcolo dei termini. Secondo la tesi difensiva, la Corte d’Appello non avrebbe considerato che il termine per il deposito della motivazione della sentenza di primo grado scadeva di sabato. L’erronea convinzione era che tale scadenza dovesse essere prorogata al primo giorno non festivo successivo, cioè il lunedì, con un conseguente slittamento a catena di tutti i termini successivi, incluso quello per presentare appello.

La Decisione della Corte: il calcolo del termine per impugnare non si estende

La Suprema Corte ha giudicato il ricorso manifestamente infondato, confermando la decisione di inammissibilità. I giudici hanno ricostruito con precisione il calcolo dei termini, non lasciando spazio a dubbi interpretativi.

1. Sentenza di primo grado: pronunciata l’11 ottobre 2022, con un termine di 60 giorni assegnato dal giudice per il deposito delle motivazioni.
2. Scadenza per il deposito delle motivazioni: il termine di 60 giorni scadeva sabato 10 dicembre 2022.
3. Il punto cruciale: la Corte ha sottolineato che, ai sensi dell’art. 172, comma 3, del codice di procedura penale, la proroga al giorno successivo si applica solo se il termine scade in un giorno festivo. Il sabato, nel nostro ordinamento, non è considerato tale ai fini processuali.
4. Decorrenza del termine per l’appello: di conseguenza, il termine per impugnare la sentenza (pari a 45 giorni, secondo il combinato disposto degli artt. 585 e 172 c.p.p.) ha iniziato a decorrere dal 10 dicembre 2022.
5. Deposito tardivo: l’appello, depositato via PEC solo il 26 gennaio 2023, è risultato quindi palesemente tardivo.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigida e letterale applicazione delle norme procedurali. Il principio alla base è quello della certezza del diritto e della perentorietà dei termini processuali. Ammettere un’interpretazione estensiva della nozione di ‘giorno festivo’, includendovi il sabato, creerebbe incertezza e sarebbe contrario al dettato normativo. La legge è chiara nel distinguere i giorni festivi (come le domeniche e le altre festività civili e religiose riconosciute) dai giorni feriali. Il sabato rientra in quest’ultima categoria. L’errore del ricorrente è stato quindi un errore di diritto, non scusabile, che ha portato alla conseguenza fatale dell’inammissibilità dell’appello, precludendo ogni possibilità di riesame della condanna nel merito.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per tutti gli operatori del diritto. La massima attenzione è richiesta nel calcolo dei termini processuali, in particolare del termine per impugnare. La decisione ribadisce con forza che nel rito penale il sabato è un giorno lavorativo a tutti gli effetti e le scadenze che cadono in tale giorno non vengono prorogate. Una svista su questo punto non ammette sanatorie e può compromettere l’esito di un intero processo, con la condanna della parte non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Un termine processuale penale che scade di sabato viene prorogato al giorno successivo non festivo?
No, l’ordinanza chiarisce che il sabato non è considerato un giorno festivo ai fini processuali penali. Pertanto, un termine che scade di sabato non viene prorogato al lunedì successivo.

Qual era l’errore commesso dalla ricorrente nel calcolare il termine per impugnare?
La ricorrente ha erroneamente considerato il sabato come un giorno festivo, credendo che il termine per il deposito della motivazione della sentenza di primo grado slittasse al giorno lavorativo successivo. Questo ha causato un errore a catena nel calcolo del successivo termine per proporre appello, rendendolo tardivo.

Quali sono le conseguenze di un appello depositato oltre il termine stabilito?
Come dimostra il caso, un appello depositato oltre i termini di legge viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che i giudici non esamineranno il merito della questione e la sentenza impugnata diventerà definitiva, con la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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