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Termine misura cautelare: la Cassazione chiarisce

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di custodia cautelare. L’indagata lamentava il superamento del termine di 20 giorni per l’emissione del nuovo provvedimento dopo la dichiarazione di incompetenza territoriale. La Corte ha chiarito che il superamento del termine misura cautelare previsto dall’art. 27 c.p.p. non comporta la decadenza del potere del giudice competente di emettere una nuova, autonoma ordinanza.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Misura Cautelare: la Cassazione Chiarisce la Validità dell’Ordinanza Tardiva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale affronta un’importante questione procedurale: quali sono le conseguenze se un giudice, divenuto competente dopo una dichiarazione di incompetenza territoriale, emette una nuova ordinanza cautelare oltre il termine misura cautelare di venti giorni previsto dalla legge? La Corte, con la sentenza in esame, ribadisce un principio consolidato, chiarendo che tale ritardo non comporta la perdita del potere del giudice di disporre la misura.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine con l’applicazione della custodia in carcere nei confronti di una persona gravemente indiziata per reati legati al traffico di stupefacenti, con un ruolo di vertice nell’organizzazione. Inizialmente, il provvedimento era stato emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Salerno. Quest’ultimo, tuttavia, in sede di convalida del fermo, pur ritenendo sussistenti i gravi indizi, aveva declinato la propria competenza territoriale, trasmettendo gli atti alla Procura di Catanzaro.

Una volta ricevuti gli atti, il Pubblico Ministero di Catanzaro aveva richiesto al Giudice competente una nuova ordinanza cautelare. La difesa dell’indagata ha proposto ricorso in Cassazione sostenendo che questo nuovo provvedimento fosse stato emesso oltre il termine di venti giorni stabilito dall’articolo 27 del codice di procedura penale, chiedendone quindi l’annullamento.

La Questione Legale: Il Superamento del Termine Misura Cautelare

Il nucleo del ricorso si fondava sulla presunta violazione dell’art. 27 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che la misura cautelare disposta dal giudice incompetente cessa di avere effetto se, entro venti giorni dalla trasmissione degli atti, il giudice competente non emette un nuovo provvedimento.

La difesa sosteneva che il nuovo provvedimento fosse stato emesso e depositato ben oltre questo limite temporale, rendendolo illegittimo. Si contestava la datazione dell’atto, ritenendo che la prova della sua esistenza fosse successiva alla scadenza del termine. La questione sottoposta alla Suprema Corte era, dunque, se il mancato rispetto di questo termine per la nuova termine misura cautelare comportasse una decadenza del potere del giudice di disporla, con conseguente liberazione dell’indagato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo su tutta la linea le argomentazioni difensive. La decisione si basa su due pilastri fondamentali: uno di fatto e uno di diritto.

L’Esistenza del Provvedimento nei Termini

In primo luogo, la Corte ha smontato la tesi difensiva sulla tardività dell’atto, rilevando che già in data anteriore alla scadenza dei venti giorni, il Giudice aveva conferito un incarico a un interprete per la traduzione dell’ordinanza stessa. Questo atto, secondo i giudici, dimostrava in modo inequivocabile che il provvedimento cautelare era già stato formato e esisteva materialmente, anche se depositato in cancelleria solo in un momento successivo.

Le Motivazioni della Sentenza e l’Interpretazione dell’Art. 27 c.p.p.

Il punto cruciale della sentenza risiede nell’interpretazione giuridica del termine misura cautelare di venti giorni. Richiamando un orientamento consolidato delle Sezioni Unite, la Cassazione ha affermato che la scadenza di tale termine non provoca alcuna sanzione processuale né la perdita del potere (decadenza) del giudice competente di emettere una nuova ordinanza.

Le motivazioni della Corte chiariscono che il termine attiene esclusivamente all’esecutività della prima misura, quella emessa dal giudice incompetente, che dopo venti giorni perde efficacia. Tuttavia, non preclude affatto al giudice competente di esercitare il proprio potere-dovere di valutare autonomamente la situazione e, se ne ricorrono i presupposti, di emettere un provvedimento ex novo.

Le Conclusioni: un Provvedimento Nuovo e Autonomo

La Corte ha sottolineato che l’ordinanza emessa dal giudice competente non è una mera “conferma” o “reiterazione” di quella precedente. Si tratta, invece, di un atto completamente nuovo e autonomo, fondato su una valutazione indipendente dei requisiti di legge e degli elementi a carico dell’indagato. Di conseguenza, tale provvedimento è impugnabile con i mezzi ordinari, come il riesame, ma non può essere invalidato per il solo superamento del termine di venti giorni. La sentenza ribadisce quindi un principio di garanzia e di efficienza del sistema: la competenza territoriale non deve diventare un ostacolo insormontabile alla prosecuzione delle misure necessarie per la tutela della collettività e delle esigenze processuali.

Cosa succede se il giudice competente emette una nuova misura cautelare dopo la scadenza dei 20 giorni previsti dall’art. 27 c.p.p.?
La misura cautelare è pienamente valida. Secondo la Corte di Cassazione, il termine di venti giorni non è perentorio e la sua scadenza non provoca la decadenza del potere del giudice di emettere un nuovo provvedimento.

Il nuovo provvedimento cautelare emesso dal giudice competente è una semplice conferma di quello precedente?
No. La sentenza chiarisce che si tratta di un provvedimento del tutto nuovo e autonomo, che deve basarsi su una valutazione indipendente e originale dei fatti e dei requisiti di legge da parte del giudice competente.

La violazione del termine di 20 giorni comporta una sanzione processuale per il giudice?
No, la sentenza afferma che l’inosservanza del termine non origina né una sanzione processuale né una preclusione per il giudice, il quale conserva intatto il potere-dovere di emettere l’ordinanza cautelare se ne ritiene sussistenti le condizioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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