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Termine impugnazione tardivo: il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una sentenza di condanna, in quanto presentato oltre il termine perentorio di 45 giorni. La Corte ha chiarito che il termine impugnazione tardivo non può essere esteso di 15 giorni nel caso di procedimenti camerali non partecipati, poiché non equiparabili a un giudizio in assenza. La tardività ha comportato la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Impugnazione Tardivo: La Cassazione Sancisce l’Inammissibilità

Il rispetto dei termini processuali è un pilastro fondamentale del sistema giudiziario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, dichiarando inammissibile un ricorso a causa di un termine impugnazione tardivo. Questa decisione offre importanti chiarimenti sul calcolo dei termini, in particolare riguardo ai procedimenti in camera di consiglio e alla non applicabilità di determinate proroghe. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le sue implicazioni.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Presentato Fuori Tempo Massimo

Una ricorrente si è rivolta alla Corte di Cassazione per contestare una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la sua condanna per un reato fallimentare. La sentenza d’appello era stata emessa il 4 maggio 2023, con motivazioni depositate il 29 giugno 2023.

Il problema è sorto al momento della presentazione del ricorso in Cassazione. Questo è stato depositato il 6 novembre 2023, una data che, secondo la Suprema Corte, superava ampiamente la scadenza prevista dalla legge.

Il Calcolo del Termine Impugnazione Tardivo e il Procedimento Camerale

Il Codice di procedura penale stabilisce termini precisi per le impugnazioni. Nel caso specifico, essendo la motivazione depositata entro il novantesimo giorno dalla pronuncia, il termine per ricorrere era di quarantacinque giorni (art. 585, c. 1, lett. c, c.p.p.). Questo termine inizia a decorrere dalla data di deposito delle motivazioni.

La difesa ha implicitamente contato su una proroga di quindici giorni prevista per l’imputato giudicato in assenza (art. 585, c. 1-bis, c.p.p.). Tuttavia, la Corte di Cassazione ha smontato questa linea di ragionamento. Il giudizio d’appello si era svolto con un rito camerale non partecipato, una procedura speciale introdotta durante l’emergenza sanitaria. Secondo la Corte, questo rito non può essere equiparato a un giudizio in assenza, poiché non prevede la fissazione di un’udienza a cui l’imputato abbia diritto di partecipare. Di conseguenza, nessuna proroga era applicabile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha calcolato scrupolosamente il termine: partendo dal 29 giugno 2023 e tenendo conto della sospensione feriale dei termini processuali, la scadenza ultima per presentare il ricorso era il 6 ottobre 2023. Essendo stato presentato un mese dopo, il 6 novembre 2023, il ricorso è stato inevitabilmente considerato tardivo.

I giudici hanno inoltre specificato che la notifica della sentenza via PEC al difensore, avvenuta l’11 ottobre 2023, era irrilevante ai fini del calcolo. La procedura applicabile ratione temporis richiedeva solo la comunicazione del dispositivo (la parte decisionale), che era già avvenuta il 5 maggio 2023. Tale notifica successiva non poteva riaprire o spostare un termine perentorio già scaduto.

Le Conclusioni: Conseguenze dell’Inammissibilità

La dichiarazione di inammissibilità ha avuto conseguenze significative per la ricorrente. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, quando un ricorso è manifestamente infondato o inammissibile, la parte che lo ha proposto viene condannata al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte ha imposto il versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è stata giustificata sulla base della ‘evidente inammissibilità’ del ricorso, che, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, implica un profilo di colpa in capo alla parte che ha intrapreso un’azione legale destinata palesemente al fallimento per la violazione di una regola procedurale basilare come il rispetto di un termine impugnazione tardivo.

Qual è il termine per impugnare una sentenza penale la cui motivazione è depositata entro 90 giorni?
Il termine per l’impugnazione, in questo caso, è di quarantacinque giorni, che decorrono dalla data di deposito della motivazione della sentenza.

L’estensione di 15 giorni per l’impugnazione si applica ai procedimenti in camera di consiglio non partecipati?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che un procedimento camerale non partecipato non è equiparabile a un giudizio in assenza. Pertanto, l’estensione di quindici giorni prevista dall’art. 585, comma 1-bis, c.p.p. non è applicabile in queste circostanze.

Quali sono le conseguenze di un ricorso presentato in ritardo?
Un ricorso presentato oltre il termine perentorio viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per la colpa nell’aver presentato un’impugnazione tardiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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