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Termine impugnazione rito cartolare: guida Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per tardività, chiarendo il calcolo del termine di impugnazione nel rito cartolare. La Corte conferma che non si applica il termine breve di 15 giorni, ma le regole ordinarie che fanno decorrere il dies a quo dal deposito della motivazione della sentenza, garantendo così il pieno diritto di difesa.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine impugnazione rito cartolare: come evitare l’inammissibilità

Il rispetto dei termini processuali è un pilastro fondamentale del diritto. Presentare un atto oltre la scadenza può avere conseguenze drastiche, come l’inammissibilità di un ricorso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 7403/2024, fa luce su un aspetto cruciale: il calcolo del termine impugnazione rito cartolare, una procedura che ha caratterizzato il periodo emergenziale. Questa decisione offre chiarimenti indispensabili per gli operatori del diritto, ribadendo principi a garanzia del diritto di difesa.

I fatti del caso

Il caso origina da una condanna per furto confermata dalla Corte di Appello di Roma. L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando vizi nella motivazione riguardanti il trattamento sanzionatorio. Tuttavia, il suo ricorso veniva dichiarato inammissibile non per questioni di merito, ma per una ragione puramente procedurale: era stato presentato fuori tempo massimo.

La questione giuridica: il calcolo del termine di impugnazione nel rito cartolare

Il nodo della questione risiedeva nella natura del processo d’appello, celebrato secondo le forme del cosiddetto “rito cartolare”, disciplinato dall’art. 23-bis della legge n. 176 del 2020. Questa procedura, introdotta per far fronte all’emergenza sanitaria, prevede una trattazione scritta senza udienza pubblica. La peculiarità del rito ha sollevato un dubbio interpretativo: il termine impugnazione rito cartolare deve essere quello breve di quindici giorni previsto per i procedimenti in camera di consiglio, decorrente dalla comunicazione del solo dispositivo? Oppure continuano a valere le regole ordinarie del codice di procedura penale, che legano la decorrenza del termine al deposito della motivazione completa della sentenza?

La scelta tra le due opzioni ha un impatto enorme sul diritto di difesa. Un termine di soli quindici giorni, decorrente dalla comunicazione della sola decisione, comprimerebbe notevolmente la possibilità per la difesa di preparare un’impugnazione ponderata, non conoscendo ancora le ragioni che hanno portato a quella decisione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con la sua ordinanza, ha sciolto ogni dubbio, optando per la seconda soluzione e confermando un orientamento già consolidato. I giudici hanno stabilito che la disciplina emergenziale non ha introdotto deroghe all’art. 585 del codice di procedura penale, che regola i termini per l’impugnazione. Pertanto, il regime dei termini non cambia a seconda che le parti abbiano optato per la trattazione scritta o orale.

Le motivazioni della Corte si basano sui seguenti punti chiave:

1. Invarianza delle norme: L’art. 544 c.p.p., che stabilisce i termini per il deposito della motivazione, non è stato modificato dalla legislazione emergenziale. La previsione di un termine unico e ristretto di quindici giorni sarebbe incompatibile con la necessità di modulare l’esercizio del diritto di difesa in base alla complessità della motivazione.
2. Il ‘dies a quo’ non cambia: Il diritto di impugnazione si rapporta al deposito della motivazione, non alla semplice lettura o comunicazione del dispositivo. La comunicazione del dispositivo nel rito cartolare serve solo a rendere le parti edotte del termine che il giudice si è dato per depositare la sentenza, assicurando così il pieno esercizio del diritto.
3. Calcolo effettivo: Nel caso di specie, la Corte ha ricostruito puntualmente le scadenze. La sentenza di appello, deliberata il 14 giugno 2023, aveva un termine di 60 giorni per il deposito della motivazione. La sentenza è stata depositata il 30 giugno 2023. Tenuto conto della sospensione feriale dei termini, il termine di 45 giorni per proporre ricorso è iniziato a decorrere dal 1° settembre 2023, scadendo il 31 ottobre 2023. Il ricorso, spedito solo il 13 novembre 2023, è risultato irrimediabilmente tardivo.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame è un importante promemoria sull’importanza della diligenza nel calcolo dei termini processuali. La Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa: il termine impugnazione rito cartolare non subisce alcuna contrazione. I termini per impugnare restano quelli ordinari previsti dal codice e decorrono non dalla comunicazione del dispositivo, ma dalla scadenza del termine per il deposito della motivazione. Questa decisione, pur dichiarando l’inammissibilità del ricorso specifico per tardività, rafforza la certezza del diritto, garantendo che le procedure emergenziali non sacrifichino le garanzie fondamentali del processo penale.

Come si calcola il termine per impugnare una sentenza emessa con il rito cartolare?
Si applicano le regole ordinarie previste dall’art. 585 del codice di procedura penale. Il termine per l’impugnazione decorre non dalla comunicazione del solo dispositivo, ma dalla scadenza del termine per il deposito della sentenza o, se anteriore, dalla data del deposito stesso.

La disciplina emergenziale del rito cartolare ha ridotto i termini per l’impugnazione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la normativa emergenziale non è intervenuta sui termini di impugnazione, che rimangono quindi quelli stabiliti dal codice di procedura penale (15, 30 o 45 giorni a seconda dei casi).

Cosa accade se il ricorso viene presentato dopo la scadenza del termine?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non può esaminare le ragioni di merito dell’impugnazione e la sentenza precedente diventa definitiva, con tutte le conseguenze del caso per l’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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