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Termine impugnazione: quando il ricorso è tardivo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso perché presentato oltre il termine impugnazione. L’ordinanza chiarisce il calcolo del termine, che include 45 giorni standard più 15 giorni aggiuntivi per l’imputato giudicato in assenza. La decorrenza del termine inizia dalla data di scadenza per il deposito delle motivazioni della sentenza precedente, non dalla data dell’effettivo deposito, rendendo il ricorso, presentato con 12 giorni di ritardo, irrimediabilmente tardivo.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Impugnazione: Quando un Ricorso è Inammissibile per Tardività

Nel processo penale, il rispetto dei tempi è fondamentale. Ogni atto deve essere compiuto entro scadenze precise, definite perentorie, il cui mancato rispetto può avere conseguenze drastiche. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come un errore nel calcolo del termine impugnazione possa portare alla dichiarazione di inammissibilità di un ricorso, precludendo ogni ulteriore esame nel merito. Analizziamo questa decisione per comprendere le regole che disciplinano i termini processuali e le insidie da evitare.

I Fatti del Caso: Un Errore di Calcolo Fatale

Il caso ha origine da una sentenza della Corte di Appello di Roma, emessa il 26 giugno 2023. La Corte aveva concesso 90 giorni per il deposito delle motivazioni. Successivamente, il difensore dell’imputato presentava ricorso per Cassazione.

Tuttavia, la Suprema Corte ha rilevato un vizio insanabile: il ricorso era stato depositato tardivamente. Questo ha spostato l’attenzione dall’oggetto della contestazione alla verifica puramente procedurale della tempestività dell’atto.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un’attenta ricostruzione della cronologia processuale e sull’applicazione rigorosa delle norme che regolano il calcolo dei termini.

L’inammissibilità ha comportato non solo la fine del procedimento di impugnazione, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 4.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso viziato.

Analisi del Calcolo del Termine Impugnazione

Il punto cruciale della decisione risiede nel corretto calcolo del termine impugnazione. La Corte ha seguito un percorso logico-giuridico preciso per determinare la scadenza ultima per la presentazione del ricorso.

Il Termine Ordinario e la Proroga per l’Imputato Assente

Il calcolo parte dalla scadenza del termine per il deposito delle motivazioni della sentenza di appello. Sebbene le motivazioni fossero state depositate in anticipo (12 settembre 2023), il termine per impugnare decorre dalla data di scadenza legale (25 settembre 2023, poiché il giorno precedente era festivo).

A partire da questa data, il termine per l’impugnazione era di 45 giorni, come previsto dall’art. 585, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale. A questo periodo, tuttavia, dovevano essere aggiunti ulteriori 15 giorni. Questa proroga è stabilita dall’art. 581, comma 1-bis c.p.p. per l’imputato giudicato in assenza in appello, una garanzia introdotta per assicurare un più ampio diritto di difesa. Il termine totale ammontava quindi a 60 giorni.

La Scadenza Finale

Sommando 60 giorni al 25 settembre 2023, la data ultima per presentare il ricorso era venerdì 24 novembre 2023. Il ricorso è stato invece depositato il 6 dicembre 2023, ben dodici giorni oltre la scadenza.

Le Motivazioni: Il Principio di Perentorietà dei Termini

La motivazione della Corte è lapidaria e si fonda sul principio di perentorietà dei termini processuali. Nel diritto, un termine perentorio è una scadenza che non può essere prorogata e il cui mancato rispetto comporta la decadenza dal potere di compiere un determinato atto. L’impugnazione è uno di questi atti. La presentazione tardiva equivale a una mancata presentazione, rendendo l’atto inammissibile e impedendo al giudice di esaminare i motivi di ricorso. La Corte non ha alcuna discrezionalità nel sanare un ritardo di questo tipo; è tenuta a rilevarlo e a dichiarare l’inammissibilità, come puntualmente avvenuto.

Conclusioni: L’Importanza della Diligenza Processuale

Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del diritto processuale: la massima diligenza nel rispetto dei termini. Anche un ricorso potenzialmente fondato nel merito viene irrimediabilmente respinto se presentato fuori tempo. Per i professionisti legali, ciò significa la necessità di un’attenzione meticolosa nel calcolare le scadenze, tenendo conto di tutte le variabili, come i termini per il deposito delle motivazioni, le proroghe speciali (come quella per l’imputato assente) e le festività. Per le parti, è la conferma che il processo è una sequenza di atti scanditi da tempi rigorosi, la cui violazione può precludere la tutela dei propri diritti.

Da quando inizia a decorrere il termine per proporre un’impugnazione se le motivazioni sono depositate in anticipo?
Il termine per l’impugnazione inizia a decorrere dalla data di scadenza legale prevista per il deposito delle motivazioni, anche se queste vengono depositate prima di tale data. Nel caso specifico, la scadenza era il 25 settembre 2023, e da lì è partito il conteggio.

Perché al termine di 45 giorni ne sono stati aggiunti altri 15?
Sono stati aggiunti 15 giorni perché l’imputato era stato giudicato in assenza nel precedente grado di giudizio. L’art. 581, comma 1-bis del codice di procedura penale prevede questa estensione del termine per garantire un più ampio diritto di difesa in tali circostanze.

Quali sono le conseguenze di un ricorso presentato in ritardo?
Un ricorso presentato oltre il termine perentorio è dichiarato inammissibile. Ciò significa che il giudice non può esaminare i motivi del ricorso. Inoltre, come in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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