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Termine impugnazione: quando è inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una condanna per stupefacenti, resistenza e lesioni. La decisione si fonda sul mancato rispetto del termine impugnazione di 30 giorni, chiarendo che l’estensione prevista per gli imputati assenti non si applica ai procedimenti d’appello camerali non partecipati.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Impugnazione: La Cassazione Sancisce l’Inammissibilità per Ricorso Tardivo

Nel processo penale, il rispetto dei tempi è fondamentale. Ogni fase è scandita da scadenze perentorie, il cui mancato rispetto può avere conseguenze definitive sull’esito del giudizio. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, chiarendo un aspetto cruciale relativo al termine impugnazione dopo le modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia. La pronuncia sottolinea come un errore nel calcolo dei giorni a disposizione per presentare ricorso possa portare a una declaratoria di inammissibilità, precludendo ogni ulteriore esame del merito della causa.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Terni per i reati di detenzione di stupefacenti, resistenza e lesioni personali, successivamente confermata dalla Corte di Appello di Genova. L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per cassazione, sollevando due questioni principali: l’errata valutazione della finalità della detenzione di droga (sostenendo che non vi fosse prova della destinazione allo spaccio) e la mancata sostituzione della pena detentiva di un anno con una misura alternativa.

Tuttavia, prima ancora di poter analizzare queste doglianze, la Suprema Corte si è soffermata su un aspetto puramente procedurale che si è rivelato decisivo: la tempestività del ricorso.

La Questione Procedurale e il Termine Impugnazione

La sentenza della Corte di Appello era stata pronunciata il 21 febbraio 2024, con motivazione non contestuale, ovvero depositata in un secondo momento. La notifica del provvedimento completo all’imputato e al suo difensore era avvenuta il 7 marzo 2024. Il ricorso per cassazione, invece, era stato depositato il 22 aprile 2024. A prima vista, potrebbe sembrare una questione di pochi giorni, ma nel diritto processuale anche un solo giorno può fare la differenza.

Il fulcro della decisione della Cassazione ruota attorno al calcolo del termine impugnazione applicabile. La legge, in caso di motivazione non contestuale, prevede un termine di 30 giorni per impugnare. Questo termine, secondo l’art. 548, comma 2, c.p.p., decorre dalla notificazione della sentenza. Partendo dal 7 marzo 2024, il termine di 30 giorni sarebbe scaduto ben prima del 22 aprile 2024.

Le Motivazioni della Corte: Nessuna Proroga per l’Appellante

La difesa probabilmente contava sull’applicazione di una norma introdotta dalla Riforma Cartabia (art. 585, comma 1-bis, c.p.p.), che prevede un’estensione di 15 giorni del termine per l’imputato giudicato in assenza. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha chiarito in modo inequivocabile che tale estensione non era applicabile al caso di specie.

Il giudizio di appello si era svolto con rito camerale non partecipato, poiché l’imputato non aveva fatto richiesta di presenziare all’udienza. Secondo la Corte, in questa specifica modalità procedurale, l’appellante non può essere considerato “giudicato in assenza” nel senso tecnico che darebbe diritto alla proroga. Il processo, infatti, si celebra senza la fissazione di un’udienza a cui l’imputato ha diritto di partecipare, ma si basa su un impulso processuale dello stesso appellante. La disciplina dell’assenza, pertanto, non trova applicazione.

Di conseguenza, l’unico termine applicabile era quello ordinario di 30 giorni. Poiché il ricorso è stato presentato ben oltre questa scadenza, la Corte non ha potuto fare altro che dichiararlo tardivo e, quindi, inammissibile.

Le Conclusioni: L’Importanza del Rispetto dei Termini Processuali

Questa sentenza è un monito sull’importanza della precisione e del rigore nel rispetto delle scadenze processuali. Anche le riforme più recenti, come la Cartabia, devono essere interpretate con attenzione, distinguendo le diverse situazioni procedurali. La decisione conferma che l’estensione del termine impugnazione è una garanzia specifica per l’imputato dichiarato assente in un processo partecipato, e non un beneficio estendibile a chi sceglie di non partecipare a un rito camerale. La conseguenza di un ricorso tardivo è drastica: la sentenza di condanna diventa definitiva, senza alcuna possibilità di riesame nel merito, e l’imputato viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Qual è il termine per presentare ricorso in Cassazione se la motivazione della sentenza d’appello viene depositata dopo l’udienza?
Il termine previsto dalla legge, in casi come quello esaminato, è di 30 giorni. Tale termine decorre dalla data di notificazione della sentenza completa di motivazioni all’imputato e al suo difensore.

L’aumento di 15 giorni del termine per l’impugnazione previsto dalla Riforma Cartabia si applica sempre?
No. La sentenza chiarisce che l’aumento di 15 giorni non si applica quando il giudizio di appello si svolge con rito camerale non partecipato. Tale beneficio è riservato all’imputato che sia stato giudicato “in assenza” secondo le specifiche procedure previste dalla legge, non a chi semplicemente non partecipa a un’udienza camerale.

Cosa succede se un ricorso viene presentato oltre il termine previsto dalla legge?
Se un ricorso viene presentato tardivamente, la Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile. Questo significa che il ricorso non viene esaminato nel merito, la sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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