LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Termine impugnazione penale: ricorso tardivo è perso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso poiché presentato oltre il termine di impugnazione penale di 15 giorni previsto per i procedimenti camerali. La tardività ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando l’importanza cruciale del rispetto delle scadenze procedurali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Impugnazione Penale: la Tardività Costa Cara

Nel labirinto delle procedure legali, il tempo non è solo denaro, è giustizia. Il rispetto del termine impugnazione penale è una delle colonne portanti del nostro sistema processuale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda in modo inequivocabile che ignorare le scadenze procedurali ha conseguenze definitive e onerose. Analizziamo come un ricorso, pur potenzialmente fondato nel merito, possa naufragare contro lo scoglio insormontabile della tardività.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dal ricorso presentato da un individuo avverso un’ordinanza emessa dalla Corte d’Appello di Palermo. Il provvedimento impugnato era stato regolarmente notificato alla parte interessata in data 22 giugno 2023. Tuttavia, l’atto di ricorso per cassazione veniva depositato solo il 10 luglio 2023.

A prima vista, potrebbe sembrare un ritardo di pochi giorni, ma nel rigido quadro della procedura penale, anche un solo giorno può fare la differenza tra poter far valere le proprie ragioni e vedersi chiudere la porta della giustizia.

La Decisione della Corte e il Termine Impugnazione Penale

La Corte di Cassazione, investita della questione, non è nemmeno entrata nel merito delle doglianze del ricorrente (vizio di motivazione e violazione di legge). La sua attenzione si è concentrata su un aspetto preliminare e assorbente: la tempestività del ricorso.

I giudici hanno rilevato che il ricorso era irrimediabilmente inammissibile per tardività. La legge, infatti, stabilisce regole precise. Per i provvedimenti emessi all’esito di un procedimento camerale, come nel caso di specie, l’articolo 585, comma 1, lettera a), del codice di procedura penale fissa il termine impugnazione penale in 15 giorni. Questo termine decorre dalla notificazione del provvedimento alla parte. Essendo stato notificato il 22 giugno 2023, il termine ultimo per impugnare scadeva ben prima del 10 luglio 2023, data in cui il ricorso è stato effettivamente depositato.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è lineare e fondata su principi cardine della procedura. Il termine di 15 giorni non è un semplice suggerimento, ma una scadenza prevista a pena di decadenza. Ciò significa che il suo mancato rispetto comporta la perdita irrimediabile del diritto di impugnare. Non esistono scusanti o proroghe, salvo casi eccezionali non ravvisati nella fattispecie.

Di fronte a una causa di inammissibilità così evidente, la Corte ha applicato la procedura semplificata “de plano”, prevista dall’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questa procedura consente ai giudici di decidere senza un’udienza formale, basandosi esclusivamente sugli atti, accelerando così la definizione del procedimento quando l’esito è scontato.

Inoltre, la Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è una conseguenza diretta della dichiarazione di inammissibilità. I giudici hanno richiamato una fondamentale sentenza della Corte Costituzionale (n. 186/2000), la quale stabilisce che tale condanna è legittima quando non si ravvisi un’assenza di colpa da parte del ricorrente nel determinare la causa di inammissibilità. In questo caso, il ritardo nel deposito dell’atto è stato considerato un errore procedurale imputabile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale per chiunque si approcci a un contenzioso legale: la forma e i tempi sono sostanza. La perentorietà del termine impugnazione penale non ammette deroghe. La decisione della Cassazione sottolinea come la diligenza nel rispetto delle scadenze procedurali sia un presupposto indispensabile per l’esercizio del diritto di difesa. Un errore su questo punto non solo vanifica le ragioni di merito, ma comporta anche significative conseguenze economiche, trasformando un tentativo di ottenere giustizia in un ulteriore onere per il cittadino.

Qual è il termine per impugnare un’ordinanza emessa in un procedimento camerale penale?
Secondo l’art. 585, comma 1, lettera a), del codice di procedura penale, il termine per l’impugnazione in questi casi è di 15 giorni, decorrenti dalla notificazione del provvedimento.

Cosa accade se un ricorso viene depositato dopo la scadenza del termine previsto dalla legge?
Se il ricorso viene depositato oltre il termine perentorio, viene dichiarato inammissibile per tardività. Questo impedisce alla corte di esaminare le ragioni di merito dell’impugnazione.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende (nel caso specifico, quattromila euro), a meno che non si dimostri un’assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati