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Termine impugnazione penale: ricorso tardivo è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso a causa del mancato rispetto del termine impugnazione penale. L’appello, depositato il 15 luglio 2024 contro una sentenza del 6 giugno 2024, è risultato tardivo, poiché il termine di 15 giorni era scaduto il 22 giugno. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Impugnazione Penale: le Conseguenze di un Ricorso Tardivo

Nel processo penale, il rispetto delle scadenze è un principio fondamentale che garantisce la certezza del diritto e il corretto svolgimento della giustizia. Il termine impugnazione penale non è una mera formalità, ma un requisito di ammissibilità essenziale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla presentazione tardiva di un ricorso, ribadendo la rigidità delle norme procedurali in materia.

I Fatti del Caso: una Scadenza Ignorata

Il caso in esame riguarda un imputato che ha proposto ricorso contro una sentenza emessa dal Tribunale di Milano in data 6 giugno 2024. La sentenza in questione era stata pronunciata con “motivazione contestuale”, ovvero le ragioni della decisione erano state rese note immediatamente insieme al verdetto. In queste circostanze, la legge prevede un termine molto breve per presentare un’eventuale impugnazione.

Nonostante ciò, l’atto di impugnazione è stato depositato solo il 15 luglio 2024, ben oltre la scadenza prevista.

La Decisione della Corte e il termine impugnazione penale

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha risolto il caso con una procedura snella, senza neppure la necessità di un’udienza di discussione. La decisione è stata netta: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questa pronuncia evidenzia come il mancato rispetto del termine impugnazione penale sia un vizio insanabile che impedisce al giudice di entrare nel merito delle questioni sollevate dal ricorrente.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su un calcolo semplice ma inesorabile. La sentenza impugnata era del 6 giugno 2024. Il termine previsto dalla legge per proporre impugnazione in casi come questo è di 15 giorni. Tale termine, quindi, scadeva il 22 giugno 2024. Poiché il deposito del ricorso è avvenuto il 15 luglio 2024, la sua tardività era palese e indiscutibile. La tardività del ricorso ne comporta, ai sensi dell’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, una dichiarazione di inammissibilità ‘de plano’, cioè sulla base della sola lettura degli atti.

Le Conclusioni: Inammissibilità e Sanzioni

Le conseguenze di tale inammissibilità non sono state solo procedurali. In applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la Corte ha condannato il ricorrente a sostenere i costi del procedimento. Inoltre, ha inflitto una sanzione pecuniaria di tremila euro da versare alla Cassa delle Ammende. Questa ordinanza serve da monito sull’importanza cruciale di agire con tempestività nel processo penale. Il diritto alla difesa deve essere esercitato nel rigoroso rispetto delle regole procedurali, e il termine impugnazione penale rappresenta uno dei cardini di questo sistema, la cui violazione preclude ogni possibilità di riesame della decisione.

Qual è il termine per impugnare una sentenza penale con motivazione contestuale?
Secondo quanto emerge dal provvedimento, il termine per proporre impugnazione avverso una sentenza con motivazione contestuale è di 15 giorni.

Cosa succede se un ricorso viene depositato dopo la scadenza del termine di impugnazione penale?
Se un ricorso viene depositato oltre la scadenza prevista, la Corte lo dichiara inammissibile perché tardivo, senza esaminarne il merito.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che presenta un ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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