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Termine impugnazione penale: quando si applica la riforma?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13530/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso per tardività, chiarendo un punto cruciale della Riforma Cartabia. La Corte ha stabilito che, per l’applicazione delle nuove norme sul termine impugnazione penale, fa fede la data di lettura del dispositivo in aula e non quella, successiva, del deposito delle motivazioni. La decisione si fonda sulla necessità di garantire certezza giuridica nell’individuazione del regime processuale applicabile.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Impugnazione Penale: Fa Fede la Lettura del Dispositivo o il Deposito delle Motivazioni?

Con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, una delle questioni più dibattute ha riguardato il termine impugnazione penale e le nuove disposizioni transitorie. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: per determinare quale disciplina si applica, bisogna guardare alla data di ‘pronuncia’ della sentenza, intesa come lettura del dispositivo, e non a quella del successivo deposito delle motivazioni. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato in primo grado dal Tribunale di Milano, presentava appello. La sentenza di primo grado era stata pronunciata con lettura del dispositivo il 6 dicembre 2022, mentre le motivazioni erano state depositate il 3 febbraio 2023.
La Corte d’Appello dichiarava l’impugnazione inammissibile per tardività, sostenendo che l’appello fosse stato depositato oltre il termine di 45 giorni. Secondo i giudici di secondo grado, non era applicabile il nuovo e più favorevole termine previsto dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), poiché la norma transitoria (art. 89) ne circoscriveva l’applicazione alle sentenze ‘pronunciate’ in data successiva al 30 dicembre 2022.

L’imputato proponeva quindi ricorso in Cassazione, sostenendo che il termine ‘pronunciate’ dovesse essere interpretato come riferito al momento del deposito delle motivazioni, poiché solo in quel momento la sentenza è completa di tutti i suoi elementi costitutivi. A sostegno di questa tesi, sollevava anche una questione di legittimità costituzionale per violazione del diritto di difesa e del principio di ragionevolezza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile e confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che il momento dirimente per l’applicazione delle nuove norme sul termine impugnazione penale è quello della lettura del dispositivo.

Il Principio di Diritto: la “Pronuncia” della Sentenza

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione del termine ‘pronunciare’ utilizzato dal legislatore nella norma transitoria. La Suprema Corte ha chiarito che, nel linguaggio del codice di procedura penale, la sentenza si considera ‘pronunciata’ con la lettura pubblica del dispositivo in udienza.
Questo atto segna il momento in cui la decisione del giudice diventa giuridicamente esistente e produce i suoi effetti, tra cui quello di far decorrere i termini per l’impugnazione.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che questa interpretazione si fonda su solide ragioni sistematiche e di certezza del diritto. La ratio della norma transitoria è proprio quella di individuare un momento certo e inequivocabile per distinguere il vecchio dal nuovo regime processuale. La data di lettura del dispositivo è un dato oggettivo e immediatamente verificabile. Al contrario, ancorare l’applicabilità della nuova disciplina alla data del deposito delle motivazioni creerebbe incertezza, poiché tale data può variare a seconda dei termini fissati dal giudice.

La motivazione, pur essendo un requisito essenziale per la validità della sentenza, interviene in un momento successivo alla sua ‘pronuncia’. Una sentenza priva di motivazione è nulla, ma è comunque una sentenza giuridicamente esistente dal momento della lettura del dispositivo. La Corte ha inoltre respinto le questioni di legittimità costituzionale, ritenendo la scelta del legislatore non irragionevole né lesiva del diritto di difesa. Il legislatore ha semplicemente regolato i tempi per l’esercizio del diritto di impugnazione, senza limitarlo. La norma transitoria, così interpretata, garantisce parità di trattamento a tutti gli imputati che si trovano nella stessa situazione processuale (sentenza pronunciata prima della riforma) e risponde all’esigenza di tutelare l’affidamento delle parti nel regime processuale vigente al momento della decisione.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale per l’applicazione della Riforma Cartabia. Per avvocati e imputati, il messaggio è chiaro: per calcolare il termine impugnazione penale e per capire se si applicano le nuove o le vecchie regole, il riferimento temporale è la data in cui il giudice ha letto la decisione in aula. Questa pronuncia offre un criterio stabile e prevedibile, essenziale per la corretta gestione delle scadenze processuali e per la salvaguardia della certezza del diritto.

Per l’applicazione delle nuove norme della Riforma Cartabia sui termini di impugnazione, quale data conta: quella della lettura del dispositivo o quella del deposito delle motivazioni?
Conta la data della lettura del dispositivo. La Corte di Cassazione ha stabilito che una sentenza si considera ‘pronunciata’ al momento della lettura del suo dispositivo in udienza, e questo è il momento che determina quale regime processuale applicare.

Perché la Corte ha scelto la data del dispositivo e non quella delle motivazioni?
La scelta si basa sull’esigenza di certezza del diritto. La data di lettura del dispositivo è un momento certo e immediatamente conoscibile, a differenza della data di deposito delle motivazioni che può variare. Questo criterio evita incertezze nell’individuazione della disciplina applicabile.

Questa interpretazione viola il diritto di difesa dell’imputato?
No. Secondo la Corte, questa interpretazione non limita il diritto di difesa, ma ne regola semplicemente le tempistiche di esercizio. La scelta del legislatore è stata ritenuta ragionevole e non discriminatoria, in quanto volta a garantire un passaggio ordinato tra diversi regimi processuali, tutelando l’affidamento delle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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