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Termine impugnazione penale: il caso della tardività

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso un’ordinanza che negava la revoca di una demolizione. La decisione si fonda sul mancato rispetto del termine impugnazione penale di 15 giorni, evidenziando come la tardività dell’atto comporti la decadenza dal diritto di appellare. La Corte ha inoltre precisato che le proroghe speciali non si applicano ai procedimenti di esecuzione.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Impugnazione Tardiva: Quando il Mancato Rispetto del Termine Rende il Ricorso Inammissibile

Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. Il rispetto delle scadenze procedurali non è una mera formalità, ma un requisito fondamentale per la validità degli atti. La sentenza in esame offre un chiaro esempio di come il mancato rispetto del termine impugnazione penale possa determinare l’inammissibilità di un ricorso, precludendo ogni esame nel merito delle questioni sollevate. Analizziamo una decisione della Corte di Cassazione che ribadisce l’inderogabilità dei termini processuali in un caso relativo a un ordine di demolizione.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Revoca dell’Ordine di Demolizione

La vicenda trae origine da una sentenza di condanna che, tra le altre cose, ordinava la demolizione di un immobile abusivo. Gli attuali proprietari dell’immobile, successori del soggetto originariamente condannato, presentavano un’istanza al Tribunale competente, in qualità di giudice dell’esecuzione penale, chiedendo la sospensione o la revoca di tale ordine demolitorio.

Il Tribunale, con un’ordinanza del 22 marzo 2025, rigettava la richiesta. Avverso questo provvedimento, i proprietari decidevano di proporre ricorso per Cassazione, lamentando principalmente due vizi di motivazione: l’omessa valutazione sulla carenza di un interesse pubblico attuale alla demolizione e la mancata considerazione del principio di proporzionalità tra la misura e le loro esigenze abitative.

L’Impugnazione in Cassazione e il Termine Impugnazione Penale

Il ricorso veniva presentato alla Corte di Cassazione tramite un atto depositato il 14 aprile 2025. Tuttavia, prima ancora di poter analizzare le ragioni dei ricorrenti, la Corte ha dovuto verificare un presupposto processuale imprescindibile: la tempestività dell’impugnazione.

L’ordinanza impugnata era stata emessa e depositata il 22 marzo 2025 e notificata ai soggetti interessati il 25 marzo 2025. Questo è il momento dal quale inizia a decorrere il termine impugnazione penale per presentare ricorso. Secondo la legge, questo termine è fissato in 15 giorni.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: La Decadenza per Tardività

La Corte ha basato la sua decisione su un calcolo semplice ma inesorabile. Il termine di 15 giorni per l’impugnazione, previsto dall’art. 585, comma 1, lettera a) del codice di procedura penale, iniziava a decorrere dalla notifica del provvedimento, avvenuta il 25 marzo 2025. Di conseguenza, il termine ultimo per presentare il ricorso scadeva ben prima del 14 aprile 2025, data in cui l’atto è stato effettivamente depositato.

Il ricorso è stato quindi giudicato tardivo, e come tale, inammissibile. La Corte ha inoltre precisato un punto tecnico importante: alla fattispecie non era applicabile la proroga di 15 giorni prevista dall’art. 585, comma 1-bis, per il difensore dell’imputato giudicato in assenza. Questa norma, infatti, riguarda il giudizio di merito e non si estende al procedimento di esecuzione, che si svolge con rito camerale e non prevede la distinzione tra giudizio in presenza o in assenza del ricorrente.

Le Conclusioni: L’Inammissibilità del Ricorso e le Conseguenze

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili a causa della loro presentazione oltre il termine perentorio di legge. Questa decisione ha comportato non solo l’impossibilità di esaminare le ragioni dei ricorrenti nel merito, ma anche la loro condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale. La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel processo penale, la forma è sostanza e il mancato rispetto dei termini procedurali comporta la decadenza dal diritto di esercitare un’azione, con conseguenze definitive per l’esito della controversia.

Qual è il termine per impugnare un’ordinanza emessa in un procedimento di esecuzione penale?
Secondo la decisione, il termine previsto dall’art. 585, comma 1, lettera a) del codice di procedura penale è di 15 giorni, che decorrono dalla notificazione del provvedimento impugnato ai soggetti interessati.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tardivo. Essendo stata l’ordinanza notificata il 25 marzo 2025, il ricorso depositato il 14 aprile 2025 è stato presentato oltre il termine di 15 giorni previsto dalla legge, determinando la decadenza dal diritto di impugnazione.

L’estensione dei termini di impugnazione per l’imputato assente si applica ai procedimenti di esecuzione?
No. La Corte ha chiarito che l’estensione di 15 giorni prevista dall’art. 585, comma 1-bis, del codice di procedura penale non si applica al procedimento di esecuzione, il quale si celebra con le forme del rito camerale e non prevede la distinzione tra giudizio svolto in presenza o in assenza del ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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