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Termine impugnazione penale: il calcolo corretto

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per peculato perché tardivo. La sentenza chiarisce le modalità di calcolo del termine impugnazione penale, specificando che se la scadenza per il deposito delle motivazioni cade di domenica, il termine è prorogato al lunedì successivo e, se rispettato, non fa scattare un nuovo termine per l’appellante. Viene così confermata la condanna e l’importanza del rispetto rigoroso delle scadenze procedurali.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Impugnazione Penale: Quando un Giorno Fa la Differenza

Nel diritto processuale penale, il rispetto delle scadenze è un principio cardine che garantisce la certezza del diritto e il corretto svolgimento del processo. Un errore nel calcolo del termine impugnazione penale può avere conseguenze definitive, come la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso, precludendo ogni possibilità di esame nel merito. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la precisione nel computo dei giorni sia fondamentale.

I Fatti del Caso: un Appello Contestato

Il caso in esame riguarda un imputato, condannato in primo grado e in appello per il reato di peculato. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, basando la propria argomentazione su due punti principali. In primo luogo, ha sostenuto la tempestività del proprio ricorso, affermando che la motivazione della sentenza d’appello fosse stata depositata oltre il termine di novanta giorni stabilito dal giudice. Secondo la tesi difensiva, tale ritardo avrebbe imposto alla cancelleria la notifica del deposito all’imputato, facendo decorrere un nuovo termine per l’impugnazione da quel momento. In secondo luogo, nel merito, la difesa lamentava la violazione dei diritti difensivi per la mancata notifica del decreto di citazione nel giudizio d’appello.

La Questione del Termine Impugnazione Penale

Il fulcro della decisione della Suprema Corte non riguarda il merito della vicenda, ma si concentra interamente sulla questione procedurale della tempestività del ricorso. Il calcolo del termine impugnazione penale diventa l’elemento decisivo. La Corte di Appello aveva emesso il dispositivo di sentenza il 5 giugno 2023, fissando un termine di 90 giorni per il deposito delle motivazioni. La difesa sosteneva che tale deposito fosse avvenuto in ritardo, ma la Cassazione, esaminando gli atti, ha ricostruito una cronologia differente e rigorosa.

Il Calcolo Esatto della Scadenza

Il termine di 90 giorni, partendo dal 5 giugno 2023, scadeva il 3 settembre 2023, che era una domenica. In base ai principi generali del diritto processuale, quando un termine scade in un giorno festivo, esso è prorogato di diritto al primo giorno successivo non festivo. Di conseguenza, la scadenza effettiva per il deposito delle motivazioni era lunedì 4 settembre 2023. La Corte ha verificato che la motivazione è stata depositata proprio in quella data, risultando quindi perfettamente tempestiva. Questa circostanza ha smontato il primo e fondamentale presupposto del ricorso difensivo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché tardivo, articolando la sua decisione su passaggi logico-giuridici precisi.

In primo luogo, avendo accertato che il deposito della motivazione era avvenuto nei termini, la Corte ha stabilito che non sussisteva alcun obbligo di notifica dell’avviso di deposito all’imputato ai sensi dell’art. 585, comma 2, lettera c) del codice di procedura penale. Tale obbligo scatta solo in caso di deposito tardivo, proprio per garantire alla parte un nuovo termine per impugnare.

Di conseguenza, il termine per proporre ricorso è iniziato a decorrere regolarmente. La Corte ha calcolato tale termine in 45 giorni. Tuttavia, ha applicato la disposizione dell’art. 585, comma 1-bis c.p.p., che prevede un’aggiunta di 15 giorni quando l’imputato non è stato presente nei precedenti gradi di giudizio. Pertanto, il termine decorreva dal 20 settembre 2023 (ossia dopo i 15 giorni aggiuntivi) e scadeva il 4 novembre 2023. Poiché il ricorso è stato depositato solo il 27 novembre 2023, risultava inequivocabilmente tardivo. La Corte ha anche specificato che la difesa aveva erroneamente invocato la sospensione feriale dei termini, non applicabile in questo calcolo.

Infine, i giudici hanno definito “marcatamente inconferente” il richiamo della difesa alle norme sul rito abbreviato, poiché il processo si era svolto con rito ordinario, rendendo tali disposizioni del tutto estranee al caso di specie.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce con forza un principio fondamentale: la perentorietà dei termini processuali non ammette deroghe o interpretazioni estensive. Un errore nel calcolo, anche di pochi giorni, può determinare l’inammissibilità dell’impugnazione, con la conseguenza che la sentenza di condanna diventa definitiva. Questa decisione serve da monito per tutti gli operatori del diritto sull’importanza di una gestione meticolosa delle scadenze e di una corretta interpretazione delle norme che regolano il decorso del termine impugnazione penale. La rigidità della procedura è, in ultima analisi, una garanzia di certezza e parità di trattamento per tutte le parti coinvolte nel processo.

Cosa succede se il termine per il deposito della motivazione di una sentenza scade di domenica?
Il termine viene automaticamente prorogato al primo giorno lavorativo successivo. Nel caso specifico, la scadenza del 3 settembre (domenica) è stata posticipata a lunedì 4 settembre.

Quando scatta l’obbligo di notificare il deposito della sentenza all’imputato, facendo partire un nuovo termine per l’impugnazione?
Questo obbligo sorge unicamente se la motivazione della sentenza viene depositata oltre il termine stabilito dalla legge (anche se prorogato). Se il deposito avviene entro la scadenza, non è necessaria alcuna notifica aggiuntiva e i termini per impugnare decorrono normalmente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato depositato il 27 novembre 2023, ben oltre il termine ultimo per l’impugnazione che la Corte ha calcolato essere il 4 novembre 2023, considerando il termine di 45 giorni maggiorato di ulteriori 15 giorni come previsto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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