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Termine impugnazione: il sabato non è festivo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso perché tardivo, chiarendo che il termine impugnazione che scade di sabato non è prorogato al lunedì successivo. La pronuncia sottolinea come il sabato non sia considerato un giorno festivo ai fini del calcolo dei termini processuali penali, rendendo definitivo il provvedimento non impugnato tempestivamente.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Impugnazione: la Cassazione Conferma che il Sabato non è Giorno Festivo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia processuale: il corretto calcolo del termine impugnazione è cruciale per la validità del ricorso. Nel caso specifico, i giudici hanno dichiarato inammissibile un ricorso presentato di lunedì, quando il termine ultimo era scaduto il sabato precedente, confermando che il sabato non è considerato un giorno festivo e, pertanto, non comporta la proroga automatica della scadenza.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte di Appello. La sentenza veniva pronunciata con riserva di deposito della motivazione entro sessanta giorni. Successivamente, la sentenza tradotta veniva notificata all’imputato, facendo decorrere da quel momento un nuovo termine di quarantacinque giorni per proporre ricorso per cassazione.

Il calcolo dei giorni portava la scadenza di questo termine a sabato 15 marzo 2025. La difesa, tuttavia, depositava il ricorso solo il lunedì successivo, 17 marzo 2025, ritenendo presumibilmente che la scadenza in un giorno non lavorativo per gli uffici giudiziari comportasse uno slittamento.

La Decisione della Cassazione sul Termine Impugnazione

La Suprema Corte ha respinto questa interpretazione, dichiarando il ricorso inammissibile per tardività. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui, in materia di termini processuali, la proroga al giorno successivo non festivo si applica solo quando la scadenza cade in un giorno legalmente definito come ‘festivo’.

I giudici hanno chiarito che la legge elenca tassativamente quali siano i giorni festivi (come le domeniche e le altre festività civili e religiose riconosciute). In questo elenco non figura il sabato.

Le motivazioni: perché il sabato non è un giorno festivo

Le motivazioni della Corte si basano su una stretta interpretazione della normativa processuale. Viene specificato che l’unica proroga legale prevista è per i termini che scadono in un giorno festivo. Il sabato, pur essendo un giorno in cui molti uffici giudiziari osservano un orario ridotto o la chiusura al pubblico, non rientra nella categoria dei giorni festivi secondo la legge.

La Corte ha inoltre precisato che non è possibile applicare per analogia le norme del codice di procedura civile (art. 155 c.p.c.), che potrebbero suggerire una diversa interpretazione. Nel diritto processuale penale, la regola è chiara e non ammette deroghe non previste espressamente.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per la difesa

Questa ordinanza serve come un importante monito per tutti gli operatori del diritto. La gestione dei termini processuali richiede la massima attenzione e precisione. La convinzione errata che il sabato possa essere equiparato a un giorno festivo ai fini della proroga delle scadenze può avere conseguenze fatali, come la dichiarazione di inammissibilità di un’impugnazione, che rende definitiva la sentenza e preclude ogni ulteriore possibilità di difesa nel merito. È quindi imperativo calcolare i termini con rigore, considerando il sabato un giorno valido per la scadenza, e agire di conseguenza per evitare decadenze irreparabili.

Se il termine per l’impugnazione scade di sabato, è prorogato al lunedì successivo?
No. Secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, il sabato non è considerato un giorno festivo. Pertanto, un termine processuale penale che scade di sabato non viene prorogato al primo giorno lavorativo successivo.

Da quale momento inizia a decorrere il termine per impugnare per un imputato che non conosce la lingua italiana?
Il termine di quarantacinque giorni per impugnare inizia a decorrere dal momento in cui la sentenza, tradotta in una lingua a lui comprensibile, viene formalmente notificata all’imputato.

Quali sono le conseguenze di un ricorso presentato in ritardo?
Un ricorso presentato oltre il termine perentorio stabilito dalla legge viene dichiarato inammissibile. Questo comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, se ravvisata una colpa, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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