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Termine impugnazione assente: quando si applica?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20543/2024, chiarisce l’ambito di applicazione del termine di impugnazione maggiorato per l’imputato assente. Il ricorso di un condannato, che sosteneva la tempestività del suo appello grazie alla proroga di 15 giorni prevista dalla Riforma Cartabia, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha stabilito che il termine impugnazione imputato assente più lungo si applica solo ai soggetti dichiarati “tecnicamente assenti” e non a chi, pur avendo partecipato a una fase del processo, si assenta in seguito. Per questi ultimi, considerati “presenti” ai sensi di legge, valgono i termini ordinari.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine di Impugnazione per l’Imputato Assente: La Cassazione Fa Chiarezza sulla Riforma Cartabia

La recente Riforma Cartabia ha introdotto importanti novità nella procedura penale, in particolare per quanto riguarda la gestione del processo in assenza dell’imputato. Una delle modifiche più discusse è l’introduzione di un termine impugnazione imputato assente maggiorato di quindici giorni. Con la sentenza n. 20543 del 2024, la Corte di Cassazione interviene per delineare con precisione i confini di questa norma, specificando a chi si applica e, soprattutto, a chi non si applica. La pronuncia offre un’interpretazione rigorosa, fondamentale per gli operatori del diritto per evitare di incorrere in declaratorie di inammissibilità.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un uomo condannato dal Tribunale di Verona. Il suo difensore aveva presentato appello contro la sentenza di primo grado, ma l’impugnazione era stata considerata tardiva. Il ricorrente sosteneva, tuttavia, di aver diritto al termine di impugnazione maggiorato di quindici giorni, come previsto dall’art. 585, comma 1-bis del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia. La sua tesi si basava sul fatto di essere stato giudicato in assenza, poiché non aveva presenziato a tutte le fasi del processo di primo grado, inclusa la lettura del dispositivo della sentenza. Secondo la difesa, questa condizione avrebbe dovuto garantirgli la dilazione temporale concessa dalla nuova normativa, rendendo così il suo appello tempestivo. Il giudice dell’esecuzione, però, aveva rigettato l’istanza, ritenendo la sentenza già passata in giudicato e quindi eseguibile.

La Decisione della Corte sul termine impugnazione imputato assente

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. I giudici supremi hanno stabilito che l’appello era irrimediabilmente tardivo. La Corte ha chiarito che l’estensione di quindici giorni del termine per impugnare è una norma eccezionale, applicabile solo ed esclusivamente agli imputati che sono stati dichiarati “tecnicamente assenti” secondo le rigide previsioni degli articoli 420 e seguenti del codice di procedura penale. Poiché il ricorrente non rientrava in questa specifica categoria, a lui e al suo difensore si applicavano i termini ordinari di impugnazione.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella distinzione fondamentale tra due diverse situazioni processuali:

1. L’imputato “tecnicamente assente”: È colui che non è mai comparso nel processo e per il quale il giudice ha formalmente dichiarato l’assenza. Solo per questa figura, la Riforma Cartabia ha previsto oneri aggiuntivi per il difensore che intende impugnare, come la necessità di ottenere uno specifico mandato rilasciato dal cliente dopo la pronuncia della sentenza (art. 581, comma 1-quater c.p.p.). Proprio per compensare questi maggiori oneri professionali (contattare il cliente, ottenere il mandato, etc.), il legislatore ha concesso quindici giorni in più.

2. L’imputato che si allontana o non compare alle udienze successive: È il caso di chi, dopo essere comparso ad almeno un’udienza, decide di non presentarsi a quelle successive. La legge (art. 420, comma 2-ter c.p.p.) è chiara: costui non è considerato “assente”, ma “presente” a tutti gli effetti, ed è legalmente rappresentato dal suo difensore. In questa situazione, non scattano gli oneri aggiuntivi per l’impugnazione, e di conseguenza non si applica nemmeno il relativo prolungamento del termine.

La Corte ha spiegato che lo stretto collegamento tra l’aumento dei termini (art. 585, c. 1-bis) e i nuovi oneri formali (art. 581, c. 1-quater) è sistematico e inoppugnabile. L’estensione temporale non è una concessione generica per compensare un presunto maggiore impegno informativo del difensore, ma è specificamente volta a “sterilizzare” il tempo necessario a compiere adempimenti formali che sono richiesti solo e unicamente nel processo contro l’imputato assente. Nel caso di specie, non essendoci una situazione di “assenza tecnica”, il difensore avrebbe potuto e dovuto impugnare la sentenza entro i termini ordinari, senza bisogno di alcun mandato speciale post-sentenza. L’appello, essendo stato depositato oltre tale termine, era dunque tardivo e inammissibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza della Cassazione consolida un principio interpretativo di cruciale importanza pratica per gli avvocati penalisti. La distinzione tra le diverse forme di non partecipazione dell’imputato al processo è netta e ha conseguenze dirette e non derogabili sui termini per l’impugnazione. I difensori devono valutare con estrema attenzione la posizione processuale del proprio assistito: solo se è stato formalmente dichiarato “assente” si potrà beneficiare dei quindici giorni aggiuntivi. In tutti gli altri casi, come quello di chi semplicemente non si presenta più in aula dopo la prima udienza, valgono le scadenze ordinarie. Un errore di valutazione su questo punto può compromettere irrimediabilmente il diritto di difesa, portando al passaggio in giudicato di una sentenza che si intendeva contestare.

A chi si applica il termine di impugnazione maggiorato di 15 giorni introdotto dalla Riforma Cartabia?
Si applica solo ed esclusivamente agli imputati che sono stati dichiarati “tecnicamente assenti” in giudizio, secondo le previsioni degli articoli 420 e seguenti del codice di procedura penale.

Un imputato che compare alla prima udienza ma si assenta a quelle successive è considerato “assente” ai fini del termine per impugnare?
No. Secondo la legge (art. 420, comma 2-ter, c.p.p.), questo imputato è considerato “presente” ed è rappresentato a tutti gli effetti dal suo difensore. Di conseguenza, si applicano i termini di impugnazione ordinari, non quelli maggiorati.

Perché la legge prevede un termine più lungo per l’impugnazione del difensore dell’imputato assente?
Il prolungamento di quindici giorni è strettamente collegato ai nuovi oneri formali imposti al difensore dalla Riforma Cartabia, come la necessità di ottenere uno specifico mandato ad impugnare rilasciato dall’assistito dopo la sentenza. Questo tempo aggiuntivo serve a permettere al legale di espletare tali adempimenti, che non sono richiesti per un imputato considerato presente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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