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Termine Estradizione: Revoca Misura se Manca il Titolo

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare in una procedura di estradizione. La decisione si fonda sul mancato rispetto del termine perentorio di 40 giorni, entro il quale lo Stato richiedente deve trasmettere non solo la domanda di estradizione, ma anche i documenti giustificativi, incluso il titolo cautelare originale. La Suprema Corte ha chiarito che l’assenza di tale documentazione entro il termine estradizione comporta l’inefficacia della misura e la conseguente liberazione dell’estradando.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Estradizione e Documenti: Quando la Misura Cautelare Diventa Inefficace

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nella cooperazione giudiziaria internazionale: il rispetto del termine estradizione per la trasmissione dei documenti è una garanzia imprescindibile per la libertà personale. La mancata presentazione del titolo cautelare originale entro 40 giorni dall’arresto provvisorio comporta la revoca immediata della misura detentiva. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un cittadino straniero, arrestato in via provvisoria in Italia su richiesta dello Stato di Israele. L’arresto era basato su un mandato emesso dal Tribunale di Tel Aviv per reati di riciclaggio, falso e frode. A seguito della convalida dell’arresto, la Corte di Appello di Milano aveva applicato la misura della custodia cautelare in carcere.

La difesa dell’estradando presentava un’istanza di revoca della misura, sostenendo che lo Stato richiedente non avesse trasmesso, entro il termine di 40 giorni previsto dalla Convenzione Europea di Estradizione, il mandato di arresto originale del 28 maggio 2024, che costituiva il fondamento della procedura. La Corte di Appello rigettava l’istanza, adducendo due principali ragioni: la documentazione era pervenuta in lingua inglese e si doveva attendere la traduzione; in ogni caso, le norme non richiederebbero specificamente la trasmissione del provvedimento di arresto originario entro i 40 giorni.

La Decisione della Corte e il rispetto del termine estradizione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. La Suprema Corte ha stabilito che la questione centrale, ovvero la mancata trasmissione del provvedimento coercitivo entro il termine perentorio, è decisiva.

Secondo un principio consolidato (jus receptum), la normativa prevista dalla Convenzione Europea di Estradizione e dal codice di procedura penale italiano (in particolare l’art. 715 c.p.p.) è chiara: la misura coercitiva applicata in via provvisoria deve essere revocata se, allo scadere dei 40 giorni dall’arresto, la domanda di estradizione, corredata dai documenti giustificativi, non è stata trasmessa per via diplomatica.

Le motivazioni

La Corte ha sottolineato che tra i ‘documenti giustificativi’ rientra necessariamente il titolo giurisdizionale straniero che limita la libertà personale. La sua assenza non può essere sanata. Il protrarsi della misura cautelare oltre i 40 giorni in mancanza dei documenti indicati dall’art. 700 c.p.p. e dall’art. 12 della Convenzione europea, e in particolare del titolo restrittivo, non è mai consentito.

La Cassazione ha inoltre smontato l’argomentazione della Corte di Appello relativa alla lingua dei documenti. La giurisprudenza ha già chiarito che la mancata traduzione in italiano non costituisce causa di nullità. L’autorità giudiziaria italiana può avvalersi di un interprete per superare l’ostacolo linguistico. Pertanto, la ricezione di documenti in inglese non giustifica né il ritardo né il mancato esame nel merito della documentazione stessa.

In sostanza, il termine estradizione di 40 giorni è una garanzia fondamentale. Entro questo lasso di tempo, lo Stato richiedente deve fornire la prova documentale del fondamento giuridico della privazione della libertà, consentendo al giudice italiano di effettuare le necessarie verifiche.

Le conclusioni

La sentenza riafferma la centralità delle garanzie procedurali a tutela della libertà personale nell’ambito delle procedure di estradizione. Lo Stato che richiede la consegna di una persona deve agire con la massima diligenza, rispettando scrupolosamente i termini e le modalità previste dalle convenzioni internazionali e dalla legge nazionale. La conseguenza della loro inosservanza è netta: la perdita di efficacia della misura cautelare e l’immediata liberazione della persona, senza che ciò pregiudichi l’eventuale proseguimento della procedura estradizionale, qualora i documenti pervengano successivamente.

Cosa succede se lo Stato richiedente non invia i documenti per l’estradizione entro il termine di 40 giorni dall’arresto?
Secondo la sentenza, la misura cautelare (come la custodia in carcere) applicata alla persona da estradare deve essere revocata. Il mancato rispetto del termine perentorio di 40 giorni per la trasmissione della domanda di estradizione e dei documenti giustificativi, incluso il titolo cautelare, fa perdere efficacia al provvedimento restrittivo.

La mancata traduzione in italiano dei documenti di estradizione rende la richiesta nulla?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’inosservanza della traduzione in lingua italiana non comporta la nullità della procedura. L’autorità giudiziaria italiana può ricorrere all’ausilio di un interprete per comprendere gli atti trasmessi in lingua straniera.

Se la misura cautelare viene revocata per scadenza dei termini, la procedura di estradizione si interrompe definitivamente?
Non necessariamente. La sentenza specifica che la revoca del provvedimento coercitivo per il mancato rispetto del termine di 40 giorni non impedisce l’ulteriore corso della procedura estradizionale. La liberazione della persona è una conseguenza diretta dell’inefficacia della misura cautelare, ma la valutazione sulla domanda di estradizione può proseguire se i documenti arrivano in un momento successivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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