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Termine difesa DASPO: la Cassazione annulla convalida

Un soggetto ha ricevuto un provvedimento di DASPO con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il GIP ha convalidato la misura prima della scadenza del termine di 48 ore concesso per la difesa. La Corte di Cassazione ha annullato tale convalida, ribadendo che il mancato rispetto del termine difesa DASPO costituisce una violazione insanabile del diritto al contraddittorio, che comporta la nullità del provvedimento e la sua inefficacia.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine difesa DASPO: Diritto al Contraddittorio e Nullità della Convalida

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 38808 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa: il termine difesa DASPO di 48 ore concesso al destinatario del provvedimento è inderogabile. La sua violazione da parte del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) comporta la nullità dell’ordinanza di convalida e la conseguente inefficacia della misura. Questa decisione rafforza le garanzie procedurali anche in contesti di urgenza legati alla sicurezza pubblica.

I Fatti del Caso

Il Questore di una città siciliana emetteva un decreto con cui imponeva a un soggetto il divieto di accedere a tutti gli impianti sportivi nazionali per quattro anni, unitamente all’obbligo di presentazione presso gli uffici di Polizia in occasione delle partite di calcio della squadra locale. Il provvedimento veniva notificato all’interessato.

Successivamente, il GIP del Tribunale locale convalidava la misura. Il difensore del destinatario del provvedimento presentava ricorso per Cassazione, lamentando una violazione del diritto di difesa. Il motivo del ricorso era chiaro: la convalida del GIP era intervenuta prima che fosse decorso il termine di 48 ore dalla notifica, tempo che la legge concede all’interessato per presentare memorie difensive.

Il rispetto del termine difesa DASPO secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno richiamato la loro giurisprudenza consolidata, secondo cui il termine concesso all’interessato per depositare memorie e deduzioni al GIP non può essere inferiore a quello di quarantotto ore. Questo lasso di tempo è lo stesso di cui dispone il Pubblico Ministero per richiedere la convalida.

La logica di questa parità di termini risiede nel principio della “parità delle armi”, un cardine del giusto processo. Al soggetto colpito dalla misura deve essere garantito un intervallo di tempo congruo per esercitare il proprio diritto al contraddittorio, seppur in forma scritta (c.d. contraddittorio cartolare). Questo diritto sorge dal momento della notifica del provvedimento del Questore, che deve contenere l’avviso di tale facoltà.

Le Motivazioni

La Corte ha stabilito che la violazione del termine difesa DASPO di quarantotto ore, posto a garanzia del contraddittorio, costituisce una causa di nullità ai sensi dell’art. 178, lett. c), del codice di procedura penale. Di conseguenza, l’ordinanza di convalida emessa prematuramente deve essere annullata senza rinvio.

Nel caso specifico, il GIP ha disposto la convalida prima che fossero trascorse le 48 ore a disposizione della difesa. Questo ha comportato una compressione inaccettabile del diritto al contraddittorio, rendendo l’ordinanza di convalida irrimediabilmente nulla. La nullità della convalida determina, a sua volta, la decadenza della misura dell’obbligo di presentazione.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ha un’importante implicazione pratica: le autorità giudiziarie devono prestare la massima attenzione al rispetto dei termini procedurali, anche quando si tratta di provvedimenti urgenti volti a tutelare l’ordine pubblico. Il diritto di difesa non può essere sacrificato in nome della celerità. L’annullamento senza rinvio dell’ordinanza e la dichiarazione di inefficacia del provvedimento del Questore, limitatamente all’obbligo di presentazione, rappresentano la sanzione più grave per tale errore procedurale. Questa decisione serve da monito, assicurando che anche nelle procedure di convalida del DASPO, il diritto di farsi sentire, anche solo per iscritto, sia sempre e comunque garantito.

Qual è il termine minimo concesso per la difesa dopo la notifica di un DASPO con obbligo di presentazione?
La legge concede un termine minimo di quarantotto ore, decorrenti dalla notifica del provvedimento del Questore, per consentire all’interessato di produrre memorie e deduzioni difensive al GIP competente per la convalida.

Cosa succede se il GIP convalida il provvedimento prima che siano trascorse le 48 ore per la difesa?
La convalida è nulla. Secondo la Corte di Cassazione, si tratta di una violazione del diritto al contraddittorio, sanzionata con la nullità ai sensi dell’art. 178, lett. c), cod. proc. pen. L’ordinanza di convalida deve quindi essere annullata e la misura restrittiva perde la sua efficacia.

Il principio della parità delle armi si applica anche in questo tipo di procedimento?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che il termine di 48 ore per la difesa è speculare a quello concesso al Pubblico Ministero per chiedere la convalida. Questo garantisce un equilibrio tra accusa e difesa, rispettando il principio della parità delle armi anche nel contraddittorio cartolare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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