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Termine di comparizione: nullità se non rispettato

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello per la violazione del termine di comparizione. La notifica del decreto di citazione per l’udienza d’appello non ha rispettato l’intervallo minimo di giorni previsto dalla legge, comprimendo il diritto di difesa dell’imputato. La Suprema Corte ha ribadito che tale violazione integra una nullità di ordine generale che, se eccepita tempestivamente, porta all’annullamento della decisione.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine di comparizione in appello: la Cassazione annulla la sentenza per vizio di notifica

Il rispetto delle regole procedurali non è un mero formalismo, ma la base su cui si fonda la garanzia del diritto di difesa. Un principio cardine è il termine di comparizione, ossia il tempo minimo concesso all’imputato e al suo difensore per prepararsi a un’udienza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 34628/2024) ha ribadito con forza l’importanza di questo termine, annullando una condanna proprio a causa della sua violazione. Analizziamo insieme il caso e le sue implicazioni.

I fatti del caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Tribunale di Cosenza, che aveva dichiarato l’estinzione per prescrizione del reato di truffa, ma aveva condannato un imputato per il reato di ricettazione. La difesa proponeva appello e la Corte d’Appello di Catanzaro, pur riformando parzialmente la decisione, confermava la responsabilità penale per la ricettazione.

Il difensore dell’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sollevando un’eccezione di natura squisitamente procedurale: la violazione del termine di comparizione. Il decreto di citazione per il giudizio d’appello era stato notificato in data 5 febbraio 2024 per l’udienza fissata al 21 febbraio 2024. Un lasso di tempo, secondo la difesa, insufficiente a garantire un’adeguata preparazione e che, di fatto, comprimeva il diritto di difesa, precludendo anche la possibilità di valutare un accordo sulla pena.

La violazione del termine di comparizione e le norme di riferimento

Il Codice di procedura penale, all’articolo 601, stabilisce un termine minimo che deve intercorrere tra la notifica del decreto di citazione e la data dell’udienza. La difesa ha lamentato che il mancato rispetto di questo intervallo temporale, all’epoca fissato in almeno venti giorni, integrava una nullità di ordine generale ai sensi dell’art. 178, comma 1, lettera c) del codice, in quanto relativa all’intervento e all’assistenza dell’imputato.

È interessante notare come la stessa Corte di Cassazione segnali un dibattito giurisprudenziale in corso sull’applicabilità del nuovo termine di quaranta giorni, introdotto dalla Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022). Tuttavia, nel caso di specie, la questione è risultata irrilevante, poiché non era stato rispettato nemmeno il termine minimo di venti giorni previsto dalla disciplina precedente.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato e meritevole di accoglimento. I giudici hanno constatato che la Corte d’Appello, pur dando atto della presentazione di conclusioni scritte da parte della difesa, non aveva in alcun modo esaminato né si era pronunciata sull’eccezione processuale relativa al mancato rispetto del termine di comparizione.

La Cassazione ha chiarito che tale violazione costituisce una nullità di ordine generale relativa all’intervento dell’imputato. Questa nullità deve essere eccepita, come correttamente fatto dalla difesa, prima della deliberazione della sentenza di secondo grado. Poiché nel caso in esame il termine di venti giorni non era stato rispettato, la nullità si è concretizzata.

La conseguenza di tale vizio procedurale è stata drastica: l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata. La Corte ha quindi disposto la trasmissione degli atti alla Corte di Appello di Catanzaro per la celebrazione di un nuovo giudizio, questa volta nel pieno rispetto delle garanzie difensive.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

Questa pronuncia riafferma un principio fondamentale: la validità di una decisione giudiziaria dipende non solo dalla sua correttezza nel merito, ma anche dal rigoroso rispetto delle norme che regolano lo svolgimento del processo. Il termine di comparizione non è un adempimento burocratico, ma uno strumento essenziale per assicurare che la difesa sia effettiva e non meramente formale.

La decisione serve da monito per i giudici di merito sull’importanza di verificare attentamente la regolarità delle notifiche e il rispetto dei termini processuali. Per gli avvocati, sottolinea l’importanza di sollevare tempestivamente tali eccezioni, poiché rappresentano un valido strumento per tutelare i diritti dei propri assistiti e, come in questo caso, possono portare all’annullamento di una sentenza sfavorevole.

Cosa succede se il termine di comparizione in appello non viene rispettato?
Il mancato rispetto del termine minimo a comparire integra una nullità di ordine generale relativa all’intervento dell’imputato. Se questa nullità viene eccepita dalla difesa prima della deliberazione della sentenza d’appello, comporta l’annullamento della sentenza stessa.

È sufficiente che la difesa segnali la violazione nelle sue conclusioni scritte?
Sì. Nel caso di specie, la difesa aveva eccepito l’inosservanza del termine nelle conclusioni scritte presentate prima dell’udienza. La Corte di Cassazione ha ritenuto che il mancato esame di tale eccezione da parte della Corte d’Appello fosse uno dei motivi per annullare la sentenza.

Qual è il termine di comparizione minimo nel giudizio di appello?
La sentenza evidenzia un dibattito giurisprudenziale sulla decorrenza del nuovo termine di 40 giorni introdotto dalla Riforma Cartabia. Tuttavia, il caso è stato deciso sulla base del precedente termine di 20 giorni, anch’esso non rispettato, il che ha reso irrilevante la risoluzione del contrasto per la decisione specifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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