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Termine deposito motivazione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato che contestava la proroga del termine deposito motivazione da 30 a 45 giorni da parte del Tribunale del Riesame. La Corte ha confermato che, in materia di misure cautelari, il giudice non è tenuto a motivare la scelta di avvalersi del termine più lungo, essendo sufficiente indicarlo nel dispositivo della decisione. Tale scelta è considerata un atto discrezionale e non sindacabile.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine deposito motivazione: è necessaria una spiegazione per la proroga?

La gestione dei tempi nel processo penale, specialmente quando è in gioco la libertà personale, rappresenta un punto di equilibrio cruciale tra le esigenze di giustizia e i diritti della difesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta una questione procedurale di grande rilevanza: la proroga del termine deposito motivazione per le ordinanze del Tribunale del Riesame. La Corte ha chiarito se il giudice sia tenuto o meno a spiegare le ragioni per cui decide di avvalersi del termine più lungo di 45 giorni anziché di quello ordinario di 30.

I Fatti del Caso: La Controversia sulla Proroga dei Termini

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato, sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. La difesa aveva impugnato l’ordinanza del Tribunale del Riesame che confermava la misura, lamentando una violazione procedurale. Nello specifico, si contestava il fatto che il Tribunale avesse indicato nel dispositivo un termine deposito motivazione di 45 giorni, senza fornire alcuna giustificazione per tale estensione rispetto al termine standard di 30 giorni previsto dall’articolo 309, comma 10, del codice di procedura penale.

Il ricorso e la tesi della difesa

Secondo il ricorrente, la legge consente la proroga del termine solo in casi tassativi, legati a una particolare complessità dovuta all’elevato numero di arrestati o alla gravità delle imputazioni. Di conseguenza, la scelta di avvalersi del termine più lungo non potrebbe essere una decisione puramente discrezionale e immotivata, ma dovrebbe essere accompagnata da una, seppur sintetica, spiegazione. La difesa sosteneva che un’assenza di motivazione snaturerebbe la norma, ledendo i diritti difensivi, poiché l’imputato non avrebbe un corrispondente allungamento dei tempi per presentare il proprio ricorso in Cassazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul termine deposito motivazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, allineandosi a un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. I giudici hanno affermato che il tribunale che adotta un termine superiore a trenta giorni per il deposito della motivazione ha il solo onere di indicarlo nel dispositivo. Non è richiesta alcuna formula particolare che dia atto della scelta in relazione alla complessità del caso. La Corte ha precisato che la norma (art. 309, c. 10, c.p.p.) sanziona con la perdita di efficacia della misura cautelare solo il mancato rispetto del termine ultimo per il deposito, non la mancata esplicitazione delle ragioni della proroga. La scelta di estendere il termine fino al limite massimo di 45 giorni è una facoltà discrezionale del giudice, non sindacabile in sede di legittimità. Sebbene l’art. 544 c.p.p. preveda un meccanismo diverso per le sentenze (dove a un termine più lungo per la motivazione corrisponde un termine più lungo per impugnare), la Corte ha sottolineato che nel caso delle misure cautelari il differimento di soli quindici giorni è considerato contenuto e non tale da pregiudicare la difesa.

Le Conclusioni: Discrezionalità del Giudice e Certezza del Diritto

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: all’interno del perimetro fissato dalla legge (il massimo di 45 giorni), il giudice del riesame ha piena discrezionalità nel fissare il termine deposito motivazione. Questa interpretazione, legata al dato letterale della norma, privilegia la funzionalità dell’ufficio giudiziario in casi complessi, senza imporre oneri motivazionali aggiuntivi non espressamente previsti. La tutela dell’imputato è garantita dalla sanzione perentoria della perdita di efficacia della misura in caso di sforamento del termine, che costituisce il vero presidio a garanzia della libertà personale.

È necessario che il Tribunale del Riesame motivi la decisione di prorogare il termine per il deposito della motivazione da 30 a 45 giorni?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che è sufficiente indicare il termine più lungo nel dispositivo dell’ordinanza, senza necessità di formule specifiche che spieghino la scelta.

Qual è la conseguenza se il Tribunale del Riesame non deposita la motivazione entro il termine stabilito (ordinario o prorogato)?
Secondo l’art. 309, comma 10, del codice di procedura penale, l’unica conseguenza prevista per l’inosservanza del termine di deposito è la perdita di efficacia dell’ordinanza che applica la misura cautelare.

La scelta del giudice di avvalersi del termine più lungo di 45 giorni per la motivazione è contestabile in Cassazione?
No, secondo la giurisprudenza consolidata citata nella sentenza, la decisione di utilizzare il termine massimo di 45 giorni rientra nella discrezionalità non sindacabile del giudice del riesame e non può, quindi, essere oggetto di censura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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