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Termine deposito motivazione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo contro un’ordinanza che confermava un divieto di avvicinamento. Il ricorrente lamentava vizi procedurali, tra cui la mancata giustificazione dell’estensione del termine deposito motivazione a 45 giorni. La Corte ha stabilito che la legge non richiede una motivazione esplicita per tale proroga, essendo sufficiente la sua indicazione nel dispositivo. Ha inoltre chiarito che la motivazione per relationem, ovvero il rinvio ad atti noti alle parti, non costituisce causa di nullità del provvedimento.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine Deposito Motivazione: Quando è Legittimo il Rinvio a 45 Giorni?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11737/2024, offre importanti chiarimenti su due aspetti procedurali cruciali nel riesame delle misure cautelari: la validità della motivazione per relationem e, soprattutto, i requisiti per estendere il termine deposito motivazione oltre i 30 giorni ordinari. Questa decisione ribadisce un orientamento consolidato, sottolineando l’importanza di non confondere le irregolarità formali con vizi che comportano la nullità del provvedimento.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso un’ordinanza del Tribunale di Bologna. Quest’ultima aveva confermato la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, disposta in relazione ai reati di maltrattamenti e atti persecutori. La difesa sollevava due principali motivi di ricorso, entrambi di natura strettamente procedurale:

1. Incompletezza del dispositivo: Si lamentava che l’ordinanza impugnata non trascrivesse integralmente il dispositivo, ma si limitasse a rinviare a quello depositato in una data precedente, rendendolo, a dire della difesa, incompleto.
2. Violazione dei termini per la motivazione: Il ricorrente contestava la violazione dell’art. 309, comma 10, del codice di procedura penale. Il Tribunale aveva infatti fissato il termine massimo di 45 giorni per il deposito della motivazione, senza però esplicitare le ragioni della particolare complessità del caso (come il numero di arrestati o la gravità delle imputazioni) che giustificassero tale proroga.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Secondo la Corte, nessuno dei due motivi sollevati dalla difesa era idoneo a inficiare la validità dell’ordinanza del Tribunale di Bologna. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Motivazioni: Analisi del Termine Deposito Motivazione

La Corte ha smontato entrambe le censure difensive con argomentazioni lineari e fondate su precedenti giurisprudenziali consolidati. Vediamo nel dettaglio il ragionamento seguito dai giudici.

Sulla Redazione “per Relationem” del Provvedimento

In merito alla prima doglianza, la Cassazione ha chiarito che la tecnica di redazione di un provvedimento che rinvia al contenuto di un altro atto del processo (la cosiddetta motivazione per relationem) non è sanzionata con la nullità da alcuna norma. Sebbene possa essere considerata una modalità di scrittura “irrituale”, essa è pienamente legittima, soprattutto quando l’atto a cui si fa rinvio è già noto alle parti. Nel caso di specie, il ricorrente era a conoscenza del dispositivo depositato in precedenza, pertanto non vi era alcuna lesione del diritto di difesa.

Sulla Proroga del Termine per il Deposito della Motivazione

Il punto centrale della sentenza riguarda il secondo motivo, relativo all’estensione del termine deposito motivazione. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’articolo 309, comma 10, c.p.p. non impone al giudice del riesame alcun obbligo di motivare specificamente le ragioni della complessità che lo portano a optare per il termine più lungo di 45 giorni invece di quello ordinario di 30.

L’onere del tribunale è unicamente quello di indicare tale termine superiore nel dispositivo della decisione. La sanzione della perdita di efficacia della misura cautelare, infatti, è prevista dalla legge solo per il mancato rispetto dei termini perentori per la decisione (dieci giorni dal ricevimento degli atti) e per il successivo deposito in cancelleria (trenta o quarantacinque giorni), non per la mancata esplicitazione delle ragioni della proroga. La scelta del termine più lungo è discrezionale e la sua semplice indicazione è sufficiente a renderla valida.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame consolida un’interpretazione pragmatica e anti-formalistica delle norme procedurali in materia di riesame. Le conclusioni che possiamo trarre sono due:

1. Legittimità della Motivazione per Relationem: Un provvedimento non è nullo solo perché fa riferimento a un altro atto noto alle parti. Ciò che conta è la comprensibilità della decisione e la garanzia del diritto di difesa.
2. Nessun Obbligo di Motivazione per il Termine Lungo: Per estendere il termine per il deposito della motivazione a 45 giorni, al giudice del riesame basta indicarlo nel dispositivo. Non è richiesta una spiegazione dettagliata sulla complessità del caso. Questa regola fornisce certezza e snellisce la procedura, evitando che le decisioni possano essere invalidate per vizi puramente formali.

Un provvedimento del giudice è nullo se rinvia a un altro atto senza trascriverlo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, tale tecnica di redazione (motivazione per relationem) è irrituale ma non è sanzionata con la nullità, specialmente se l’atto richiamato è già a conoscenza della parte che ricorre.

Il giudice deve spiegare perché fissa il termine di 45 giorni per il deposito della motivazione di un’ordinanza di riesame?
No. La legge non impone al giudice alcun obbligo di motivare le ragioni della particolare complessità del caso. È sufficiente che il termine più lungo di 45 giorni sia indicato nel dispositivo della decisione.

Cosa accade se il Tribunale del Riesame non rispetta i termini per la decisione o per il deposito?
L’art. 309, comma 10, c.p.p. sanziona con la perdita di efficacia dell’ordinanza applicativa della misura coercitiva la sola inosservanza dei termini prescritti per la decisione (dieci giorni) e per il deposito dell’ordinanza in cancelleria (trenta o, al massimo, quarantacinque giorni).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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