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Termine a difesa: nullo il DASPO se convalidato subito

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un obbligo di presentazione alla polizia, emessa dal GIP, per violazione del termine a difesa. La Corte ha stabilito che devono trascorrere almeno 48 ore tra la notifica del provvedimento del Questore e la sua convalida da parte del giudice, per garantire il diritto di difesa dell’interessato. Poiché la convalida era avvenuta dopo solo 24 ore, il provvedimento è stato dichiarato nullo, con conseguente inefficacia dell’obbligo di presentazione.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a difesa nel DASPO: la Cassazione fissa il limite di 48 ore

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa: la convalida di un provvedimento del Questore, come l’obbligo di presentazione alla polizia (spesso associato al DASPO), non può avvenire prima che siano trascorse 48 ore dalla sua notifica. Il mancato rispetto di questo termine a difesa rende l’atto nullo e la misura inefficace. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del caso

Un cittadino si è visto notificare un provvedimento del Questore che gli imponeva l’obbligo di presentarsi presso gli uffici di polizia per una durata di due anni. Il provvedimento è stato notificato in una data specifica alle ore 11:20. Già il giorno successivo, alle ore 17:02, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) emetteva l’ordinanza di convalida della misura. Di fatto, erano trascorse poco più di 24 ore tra la notifica e la decisione del giudice.

Ritenendo leso il proprio diritto di difesa, il cittadino ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando l’eccessiva compressione del tempo a sua disposizione per preparare e presentare le proprie argomentazioni difensive.

Il ricorso e la violazione del termine a difesa

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su quattro motivi principali, ma il primo è risultato decisivo: la violazione di legge per l’insufficiente lasso di tempo concesso per formulare deduzioni difensive. Secondo la difesa, il giudice non avrebbe rispettato il termine a difesa minimo, convalidando la misura restrittiva in un tempo troppo breve per consentire un effettivo contraddittorio.

Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha condiviso questa impostazione, chiedendo l’annullamento con rinvio del provvedimento impugnato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza di convalida senza rinvio. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato, che tutela in modo rigoroso il diritto di difesa del destinatario di una misura restrittiva della libertà personale.

Il diritto di difesa e il termine incomprimibile di 48 ore

I giudici hanno chiarito che il destinatario di un provvedimento del Questore ha il diritto di esaminare gli atti e di presentare memorie e deduzioni al giudice della convalida. Per garantire che questo diritto non sia puramente formale ma effettivo, è necessario un lasso di tempo adeguato.

La Corte ha individuato questo tempo in un termine a difesa “incomprimibile” di 48 ore. Questo periodo, decorrente dal momento della notifica del provvedimento, è stato determinato per analogia con il termine che la legge concede al Pubblico Ministero per richiedere la convalida al GIP. Si tratta di un tempo ritenuto indispensabile per consentire all’interessato e al suo difensore di approntare una difesa congrua ed efficace.

Le conseguenze della violazione: nullità e inefficacia

Quando la convalida interviene prima che siano trascorse le 48 ore, si verifica una lesione del diritto al contraddittorio. Questa violazione, secondo la Corte, integra una nullità di ordine generale ai sensi dell’art. 178, lett. c), del codice di procedura penale.

La conseguenza diretta di tale nullità è l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza del giudice. A sua volta, l’annullamento comporta la perdita di efficacia del provvedimento del Questore, ma solo per la parte che incide sulla libertà personale e che richiede la convalida giurisdizionale, ovvero l’obbligo di presentazione. Resta invece valida la parte puramente amministrativa del provvedimento, come il divieto di accesso a impianti sportivi.

Le conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio cardine dello stato di diritto: nessuna misura che limiti la libertà personale può essere convalidata senza aver prima garantito all’interessato un tempo congruo per difendersi. Stabilendo in 48 ore questo termine a difesa minimo e invalicabile, la Cassazione offre una tutela concreta contro procedure eccessivamente rapide che rischiano di sacrificare i diritti fondamentali del cittadino. Questa decisione serve da monito per le autorità giudiziarie, affinché garantiscano sempre il pieno rispetto del contraddittorio nei procedimenti di convalida.

Quanto tempo deve passare tra la notifica di un provvedimento del Questore e la sua convalida da parte del giudice?
Secondo la Corte di Cassazione, deve trascorrere un termine minimo e indispensabile di 48 ore dalla notifica del provvedimento all’interessato prima che il giudice possa procedere alla convalida.

Cosa succede se il termine a difesa di 48 ore non viene rispettato?
Se la convalida avviene prima delle 48 ore, l’ordinanza del giudice è affetta da una nullità di ordine generale per violazione del diritto di difesa. Di conseguenza, la Corte di Cassazione la annulla senza rinvio.

L’annullamento della convalida per violazione del termine a difesa cancella anche il divieto di accesso agli stadi (DASPO)?
No. La sentenza chiarisce che l’annullamento riguarda solo la misura che richiede la convalida del giudice, ovvero l’obbligo di presentazione alla polizia. La parte amministrativa del provvedimento, come il divieto di accesso a manifestazioni sportive, rimane valida e intangibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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