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Termine a difesa: non automatico con nuovo avvocato

Un imputato, condannato per calunnia, ricorre in Cassazione lamentando la violazione del diritto di difesa per il mancato rinvio dell’udienza a seguito della nomina di un nuovo difensore. La Corte Suprema rigetta il ricorso, stabilendo che la concessione del termine a difesa non è automatica. Deve essere bilanciata con la ragionevole durata del processo e non può essere usata per scopi dilatori, specialmente quando la nomina è tardiva e non viene dimostrato un concreto pregiudizio per la difesa.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a difesa: non è un diritto automatico se si cambia avvocato

Il diritto alla difesa è uno dei pilastri fondamentali del nostro sistema giudiziario. Tuttavia, il suo esercizio deve essere bilanciato con un altro principio cruciale: la ragionevole durata del processo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 23838/2025) offre un importante chiarimento su come questi due principi interagiscono, in particolare riguardo alla richiesta di un termine a difesa a seguito della nomina di un nuovo legale. La Corte ha stabilito che tale richiesta non è un automatismo e non può essere utilizzata come uno strumento per ritardare la giustizia.

Il Fatto alla Base della Decisione

Il caso trae origine da una condanna per il reato di calunnia. Un uomo era stato ritenuto colpevole in primo grado per aver falsamente accusato un’altra persona di ricettazione di un assegno. La sentenza di condanna era stata inizialmente ribaltata in appello, con un’assoluzione. Tuttavia, a seguito di un ricorso, la Corte di Cassazione aveva annullato l’assoluzione, rinviando il caso a una diversa sezione della Corte d’Appello. Quest’ultima, riesaminando i fatti, aveva confermato la condanna originale di primo grado.

Contro questa nuova condanna, la difesa dell’imputato ha presentato un ulteriore ricorso in Cassazione, basandolo su un unico motivo: la violazione del diritto di difesa. Nello specifico, si lamentava che non fosse stato concesso un termine a difesa al nuovo avvocato, subentrato al precedente difensore a ridosso dell’udienza, a seguito di una revoca dell’incarico.

La Questione del Termine a Difesa e la Nomina Tardiva

Il nodo centrale del ricorso era se la nomina di un nuovo difensore, avvenuta dopo la scadenza dei termini per il deposito di memorie scritte, desse diritto a un rinvio dell’udienza. La difesa sosteneva che il mancato rinvio avesse impedito al nuovo legale di studiare adeguatamente il fascicolo e di preparare una difesa efficace, ledendo così un diritto fondamentale dell’imputato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, respingendolo sulla base di tre argomentazioni distinte e autosufficienti.

1. L’irrilevanza nel Processo Cartolare

In primo luogo, i giudici hanno osservato che il processo d’appello si era svolto con rito ‘cartolare’, ovvero basato unicamente su atti scritti, senza discussione orale. La nomina del nuovo avvocato era avvenuta ultra fines, cioè dopo la scadenza del termine per presentare repliche scritte alle conclusioni del Procuratore Generale. Di conseguenza, anche se fosse stato concesso un rinvio, il nuovo difensore non avrebbe comunque potuto presentare alcuna memoria tempestiva. La richiesta era quindi priva di un interesse concreto e attuale.

2. Il Bilanciamento tra Difesa e Ragionevole Durata del Processo

La seconda e più importante argomentazione riguarda il bilanciamento dei principi. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: la nomina di un nuovo difensore non comporta automaticamente il diritto a un rinvio dell’udienza. La richiesta di un termine a difesa è funzionale a garantire una difesa effettiva, non a consentire pratiche dilatorie o speculative.

Il diritto di difesa deve essere esercitato senza trasformare le nomine e le revoche dei legali in un sistema per controllare i tempi del processo. Nel caso specifico, la difesa non aveva fornito alcuna indicazione sul vulnus (pregiudizio) concreto subito né aveva specificato quali facoltà difensive sarebbero state esercitate se il rinvio fosse stato concesso. Questo ha portato la Corte a ritenere che l’istanza fosse mossa unicamente da un intento dilatorio.

3. La Continuità dell’Assistenza Tecnica

Infine, la Cassazione ha sottolineato che l’imputato non è mai rimasto privo di assistenza legale. L’articolo 107 del codice di procedura penale prevede espressamente che, in caso di revoca o rinuncia, il precedente difensore continua a svolgere le sue funzioni fino a quando non viene effettivamente sostituito. Questa norma assicura la continuità della difesa tecnica, impedendo che l’imputato si trovi in un ‘vuoto’ difensivo.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale della procedura penale: il termine a difesa è uno strumento di garanzia, non un espediente tattico. La scelta del difensore è libera e insindacabile, ma non può essere esercitata in modo abusivo per paralizzare il corso della giustizia. Per ottenere un rinvio a seguito di un cambio di legale, è necessario dimostrare un pregiudizio concreto e specifico al diritto di difesa, spiegando perché il mancato rinvio impedisce l’esercizio di precise facoltà difensive. In assenza di tale prova, e in un contesto che suggerisce un intento puramente dilatorio, i giudici sono tenuti a far prevalere l’esigenza di una ragionevole durata del processo.

La nomina di un nuovo avvocato dà automaticamente diritto al rinvio dell’udienza per ottenere un termine a difesa?
No, la nomina di un nuovo difensore non implica l’automaticità del rinvio. La Corte deve bilanciare il diritto di difesa con il principio della ragionevole durata del processo, evitando che le nomine tardive vengano usate per scopi puramente dilatori.

Cosa deve dimostrare la difesa per ottenere un rinvio dopo aver nominato un nuovo legale a ridosso dell’udienza?
La difesa deve dimostrare l’esistenza di un concreto e specifico pregiudizio (vulnus) al diritto di difesa. Non è sufficiente una richiesta generica, ma occorre indicare quali precise attività difensive sarebbero state esercitate e sono state impedite dal mancato rinvio.

Se un imputato revoca il proprio avvocato poco prima di un’udienza, rimane senza assistenza legale?
No. La legge (art. 107 c.p.p.) stabilisce che il difensore revocato o rinunciante ha l’obbligo di proseguire nella sua funzione finché non viene effettivamente sostituito. Questo garantisce che l’imputato non sia mai privo di assistenza tecnica durante il processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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