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Termine a difesa: no in appello se la richiesta è tardiva

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un imputato condannato per evasione, il quale lamentava la violazione del diritto di difesa per il mancato rinvio dell’udienza d’appello. La richiesta di termine a difesa, presentata da un nuovo avvocato nominato a ridosso dell’udienza, è stata ritenuta infondata. La Corte ha chiarito che, nel giudizio d’appello con rito cartolare, la richiesta di rinvio non è un diritto assoluto e deve essere motivata da specifiche esigenze difensive, soprattutto se presentata dopo la scadenza dei termini per il deposito degli atti principali.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a difesa negato: quando il cambio di avvocato non giustifica il rinvio

Il diritto alla difesa è uno dei pilastri del nostro ordinamento giuridico, ma non è privo di limiti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico, chiarendo le condizioni per la concessione del cosiddetto termine a difesa quando un nuovo avvocato viene nominato a pochi giorni dall’udienza di appello. La decisione sottolinea come, nel contesto del rito cartolare, la richiesta di rinvio non sia un diritto automatico, ma debba essere ancorata a concrete e specifiche esigenze difensive.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un uomo per il reato di evasione dagli arresti domiciliari, confermata in primo grado dal Tribunale di Lagonegro e successivamente dalla Corte di appello di Potenza. A soli tre giorni dall’udienza d’appello, fissata per il 13 ottobre 2023, l’imputato nominava un nuovo difensore di fiducia, revocando il precedente. Il nuovo avvocato presentava immediatamente un’istanza alla Corte per ottenere un rinvio, motivato dall’esiguo tempo a disposizione per preparare la difesa. Nonostante la Corte avesse inizialmente preso atto della richiesta, l’udienza si celebrava regolarmente in forma scritta, concludendosi con la conferma della condanna. L’imputato, tramite il suo legale, proponeva quindi ricorso per cassazione, lamentando la violazione del diritto di difesa per la mancata concessione del termine richiesto.

Il Diritto alla Difesa e il Termine a Difesa nel Processo d’Appello Cartolare

Il cuore della questione legale ruota attorno all’interpretazione dell’articolo 108 del codice di procedura penale, che prevede la possibilità per il nuovo difensore di chiedere un termine per preparare la difesa. Tuttavia, la sua applicazione deve essere bilanciata con le esigenze di celerità del processo e con le specificità del rito adottato.

Nel caso in esame, il giudizio d’appello si svolgeva con il cosiddetto “rito cartolare”, una modalità di trattazione scritta che limita l’interazione orale e si concentra sugli atti depositati. In questo tipo di procedimento, le attività difensive cruciali, come il deposito delle conclusioni scritte o la richiesta di trattazione orale, devono essere compiute entro un termine che precede l’udienza. Quando il nuovo difensore aveva presentato la sua istanza di rinvio, tale termine era già scaduto. Di conseguenza, le principali facoltà difensive per quell’udienza erano, di fatto, già precluse.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso infondato, rigettando le argomentazioni della difesa. I giudici hanno trattato congiuntamente i due motivi di ricorso (violazione di legge processuale e omessa motivazione), riconducendoli all’unica questione del diniego del termine a difesa.

La Corte ha osservato che il rito d’appello cartolare, per sua struttura, valorizza l’atto di impugnazione e gli scritti difensivi come momenti centrali della dialettica processuale. L’intervento del difensore in udienza è meramente eventuale e, nel caso del rito scritto, è sostituito dal deposito di memorie.

Richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale, incluse le Sezioni Unite (sentenza Rossi, n. 155/2012), la Corte ha ribadito un principio fondamentale: il diniego di un termine a difesa non costituisce automaticamente una nullità. Affinché si verifichi una lesione del diritto di difesa, è necessario che la richiesta risponda a una “reale esigenza difensiva” e che il suo mancato accoglimento abbia concretamente menomato l’esercizio di tale diritto.

Nel caso specifico, il ricorrente non aveva esplicitato quali attività difensive urgenti e non altrimenti esercitabili fossero state frustrate dal mancato rinvio. Non aveva, ad esempio, indicato la necessità di richiedere una rimessione in termini per depositare atti o la volontà di presentare prove sopravvenute. La richiesta, pertanto, appariva generica e non legata a una specifica e concreta necessità processuale.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un’interpretazione rigorosa in materia di termine a difesa, specialmente nell’ambito dei procedimenti cartolari. La nomina di un nuovo difensore a ridosso dell’udienza non garantisce di per sé il diritto a un rinvio. Per ottenere un differimento, è indispensabile che la difesa illustri in modo puntuale e specifico quali facoltà verrebbero compromesse dalla celebrazione dell’udienza, dimostrando che la richiesta non è dilatoria ma essenziale per garantire un’effettiva tutela. Questa pronuncia serve da monito: la strategia difensiva, incluso il cambio di legale, deve essere attentamente pianificata nel rispetto delle scadenze e delle peculiarità procedurali di ogni fase del giudizio.

È sempre possibile ottenere un rinvio dell’udienza se si nomina un nuovo avvocato poco prima della data fissata?
No, la sentenza chiarisce che non è un diritto automatico. La concessione del “termine a difesa” dipende dalle circostanze, in particolare dalla natura del procedimento (ad esempio, se orale o scritto) e dal momento in cui viene fatta la richiesta rispetto alle scadenze processuali.

Cosa cambia se il processo d’appello si svolge con rito “cartolare” (scritto)?
Nel rito cartolare, le principali attività difensive, come il deposito di conclusioni scritte o la richiesta di discussione orale, sono legate a scadenze che precedono la data dell’udienza. Se la nomina del nuovo avvocato e la richiesta di rinvio avvengono dopo tali scadenze, la richiesta può essere legittimamente rigettata perché le attività difensive più rilevanti per quella fase sono già precluse.

Per ottenere un rinvio, è sufficiente chiederlo o bisogna motivare la richiesta in modo specifico?
Secondo la Corte, non è sufficiente una richiesta generica. Il difensore deve specificare quali concrete esigenze difensive intende soddisfare con il tempo aggiuntivo (ad esempio, la necessità di dedurre nuove prove o di chiedere la rimessione in termini), dimostrando che il diniego pregiudicherebbe effettivamente il diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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