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Termine a difesa: la strategia in aula prevale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava la mancata concessione del termine a difesa. La Corte ha stabilito che la richiesta scritta, presentata il giorno prima dell’udienza dal nuovo difensore, è stata superata dalla diversa strategia processuale adottata in aula dal sostituto, il quale ha chiesto e ottenuto un rinvio per la discussione, esercitando così pienamente il diritto di difesa.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a difesa: La Strategia in Udienza Supera la Richiesta Scritta

Il termine a difesa, previsto dall’articolo 108 del codice di procedura penale, rappresenta un pilastro fondamentale per garantire l’effettività del diritto di difesa. Quando un imputato nomina un nuovo avvocato, a quest’ultimo deve essere concesso il tempo necessario per studiare il fascicolo e approntare una strategia. Ma cosa succede se la richiesta, avanzata per iscritto, viene poi superata dalle scelte compiute in udienza? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su questo aspetto cruciale, sottolineando la prevalenza della strategia processuale adottata in aula.

I Fatti del Caso: Dalla Nomina del Nuovo Difensore al Ricorso

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che, in parziale riforma di una pronuncia di primo grado, aveva ridotto la pena a un imputato per il reato di truffa. L’imputato, tramite il proprio difensore, decideva di presentare ricorso per cassazione, lamentando una grave violazione procedurale avvenuta nel corso del giudizio di primo grado.

Nello specifico, la difesa sosteneva che, a seguito di un rinvio, l’imputato aveva nominato un nuovo avvocato di fiducia il giorno prima della nuova udienza. Il legale, trovandosi nell’impossibilità materiale di esaminare gli atti in così poco tempo, aveva depositato via PEC un’istanza formale per la concessione di un termine a difesa. Tuttavia, secondo la tesi difensiva, il Tribunale aveva rigettato tale richiesta, aprendo il dibattimento e precludendo così la possibilità di optare per riti alternativi come il giudizio abbreviato.

La Violazione del Termine a Difesa secondo il Ricorrente

Il motivo del ricorso si fondava sull’idea che il diniego del termine a difesa avesse comportato una nullità assoluta, violando il diritto all’assistenza e alla rappresentanza dell’imputato, come sancito dall’articolo 178 del codice di procedura penale. La difesa riteneva che tale decisione avesse irrimediabilmente compromesso l’esercizio di fondamentali facoltà processuali.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, lo ha dichiarato inammissibile in quanto manifestamente infondato, basando la propria decisione su un’attenta analisi dei verbali d’udienza.

La consultazione degli atti processuali, permessa alla Corte in questi casi, ha rivelato una realtà diversa da quella rappresentata dal ricorrente. All’udienza in questione, infatti, non era presente il nuovo difensore di fiducia, bensì un suo sostituto processuale. Quest’ultimo, lungi dall’insistere sulla richiesta scritta di termine a difesa depositata il giorno precedente, ha adottato una strategia difensiva differente.

Il sostituto ha chiesto al Giudice un semplice rinvio per la discussione finale. Tale richiesta è stata accolta, e il processo è stato rinviato a una data successiva di quasi tre mesi. In questo modo, la difesa ha di fatto ottenuto un tempo congruo per prepararsi, sebbene attraverso una via procedurale diversa da quella inizialmente prospettata.

Conclusioni: La Prevalenza della Volontà Espressa in Udienza

La decisione della Suprema Corte chiarisce un principio fondamentale: la condotta e le richieste formulate dal difensore (o dal suo sostituto) presente in udienza prevalgono su eventuali istanze scritte depositate in precedenza. Nel caso di specie, il sostituto processuale ha esercitato pienamente le facoltà difensive, optando per la strategia ritenuta più opportuna in quel momento, ovvero chiedere e ottenere un rinvio per la discussione. Di conseguenza, il ricorso si basava su una premessa fattuale errata, poiché la difesa non era stata privata del tempo necessario, ma lo aveva ottenuto attraverso una richiesta diversa e accolta dal giudice. La sentenza ribadisce che il diritto di difesa si esercita concretamente in aula, e le scelte strategiche compiute in tale sede sono decisive per valutare la correttezza della procedura.

Una richiesta scritta di termine a difesa è sufficiente se il legale in udienza non la reitera?
No. Secondo la sentenza, la condotta del difensore (o del suo sostituto processuale) in udienza prevale sulla richiesta scritta. Se in aula viene adottata una strategia diversa, come la richiesta di un rinvio per la discussione, la precedente istanza perde di efficacia.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché basato su una premessa di fatto smentita dai verbali d’udienza. La difesa non è stata privata del tempo per prepararsi, ma ha ottenuto un congruo rinvio attraverso una richiesta specifica del sostituto processuale, che ha così pienamente esercitato le facoltà difensive.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma in favore della cassa delle ammende, poiché si ritiene che l’impugnazione sia stata presentata senza fondamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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