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Termine a comparire in appello: quando si applica?

Un imputato, condannato per furto aggravato, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando violazioni procedurali, tra cui il mancato rispetto del nuovo termine a comparire in appello di 40 giorni. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che la nuova norma si applica solo agli appelli proposti dal 1° luglio 2024. Inoltre, ha ribadito che la richiesta di rinvio per adesione del difensore a un’astensione dalle udienze è irrilevante nei procedimenti trattati per iscritto.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a comparire in appello: la Cassazione chiarisce l’applicazione della Riforma Cartabia

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce un’importante chiave di lettura sull’applicazione temporale delle nuove norme procedurali introdotte dalla Riforma Cartabia, con specifico riferimento al termine a comparire in appello. La pronuncia ribadisce principi consolidati e offre una guida chiara agli operatori del diritto, sottolineando come l’entrata in vigore di una nuova disposizione non ne determini automaticamente l’applicazione a tutti i procedimenti in corso. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per furto aggravato, emessa dal Tribunale di Benevento e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Napoli. L’imputato, ritenendo lese le proprie garanzie difensive, ha proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza di secondo grado. I motivi del ricorso si concentravano su presunti vizi procedurali che, a dire della difesa, avrebbero inficiato la validità del giudizio d’appello.

I Motivi del Ricorso e le Doglianze Difensive

La difesa ha articolato il proprio ricorso su due principali motivi, entrambi di natura strettamente procedurale:

1. Violazione del termine a comparire: Il primo motivo lamentava la violazione dell’art. 601, comma 3, del codice di procedura penale, come modificato dalla Riforma Cartabia. La nuova norma ha elevato da 20 a 40 giorni il termine minimo che deve intercorrere tra la notifica della citazione e la data dell’udienza in appello. Secondo la difesa, questo nuovo termine non era stato rispettato.
2. Mancato rinvio per astensione del difensore: Il secondo motivo criticava la decisione della Corte d’Appello di non aver rinviato l’udienza, nonostante il difensore avesse comunicato la propria adesione a un’astensione collettiva proclamata dagli organismi di categoria (il cosiddetto ‘sciopero degli avvocati’).

La Decisione della Cassazione e il corretto termine a comparire in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Le argomentazioni della Suprema Corte sono state nette e hanno fatto leva su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità.

La Questione del Termine a Comparire

Sul primo punto, la Corte ha chiarito un aspetto cruciale riguardante il diritto intertemporale. Ha specificato che la nuova disciplina del termine a comparire in appello, che prevede un intervallo di 40 giorni, è applicabile esclusivamente agli atti di impugnazione proposti a far data dal 1° luglio 2024. Nel caso di specie, l’appello era stato presentato il 5 gennaio 2024, quindi in un momento antecedente a tale data spartiacque.

Pertanto, al procedimento in esame si applicava ancora la disciplina previgente, che fissava il termine dilatorio in 20 giorni. La Corte ha verificato che tale termine era stato ampiamente rispettato, rendendo la doglianza difensiva del tutto priva di fondamento. Questa interpretazione si allinea al principio generale tempus regit actum, secondo cui la validità di un atto processuale deve essere valutata secondo la legge in vigore al momento del suo compimento.

L’Adesione all’Astensione degli Avvocati

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Cassazione ha ribadito un orientamento ormai consolidato: nei giudizi (come quello d’appello o di legittimità) in cui la trattazione avviene per iscritto e non è stata presentata una tempestiva richiesta di discussione orale, l’istanza di rinvio per adesione all’astensione è priva di effetti.

Il diritto al rinvio, infatti, presuppone il diritto del difensore a partecipare fisicamente all’udienza. Se il procedimento si svolge attraverso lo scambio di memorie scritte, la presenza fisica non è prevista né necessaria. Di conseguenza, l’astensione del difensore diventa irrilevante ai fini della celebrazione del giudizio e non può costituire un valido motivo per ottenerne il rinvio.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa applicazione dei principi che governano la successione delle leggi processuali nel tempo e le regole del procedimento camerale. In primo luogo, la Corte ha applicato il principio tempus regit actum, chiarendo che le modifiche procedurali della Riforma Cartabia, come l’aumento del termine a comparire in appello, non hanno efficacia retroattiva e si applicano solo alle impugnazioni successive a una data specifica (1° luglio 2024). Questo garantisce certezza giuridica ed evita che procedimenti già avviati vengano invalidati da nuove norme. In secondo luogo, la decisione sul mancato rinvio si basa sulla natura del procedimento: in un giudizio a trattazione scritta, il diritto del difensore a partecipare fisicamente all’udienza non sussiste, a meno che non sia stata avanzata una specifica richiesta di discussione orale. Pertanto, l’adesione a un’astensione collettiva non incide sulla regolarità del procedimento e non può giustificare un rinvio.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per gli avvocati. Sottolinea la necessità di prestare la massima attenzione alla disciplina transitoria delle riforme processuali per evitare di basare le proprie impugnazioni su presupposti normativi errati. Inoltre, conferma che le strategie difensive, come la richiesta di rinvio per astensione, devono essere calibrate sulla specifica tipologia di procedimento. In un contesto processuale sempre più orientato alla trattazione scritta, diventa fondamentale comprendere quando la presenza fisica del difensore è un diritto garantito e quando, invece, la difesa si esplica efficacemente attraverso gli atti scritti, rendendo irrilevanti le istanze di rinvio.

Quando si applica il nuovo termine a comparire in appello di 40 giorni introdotto dalla Riforma Cartabia?
Secondo la Corte di Cassazione, la nuova disciplina che individua in 40 giorni il termine a comparire nei giudizi di appello è applicabile ai soli atti di impugnazione proposti a far data dal 1° luglio 2024.

Cosa succede se il termine a comparire in appello non viene rispettato?
Il mancato rispetto del termine a comparire previsto dall’art. 601 cod. proc. pen. integra una nullità di ordine generale a regime intermedio, relativa all’intervento dell’imputato, che deve essere rilevata o eccepita prima della deliberazione della sentenza di secondo grado.

L’adesione del difensore a uno sciopero degli avvocati obbliga il giudice a rinviare l’udienza d’appello?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che, quando il giudizio d’appello si svolge con trattazione scritta (senza una richiesta di discussione orale), l’istanza di rinvio presentata dal difensore che aderisce a un’astensione collettiva è priva di effetti, poiché non è prevista la sua presenza fisica all’udienza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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