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Termine a comparire appello: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso basato sulla presunta violazione del termine a comparire in appello di 40 giorni. Facendo riferimento a una pronuncia delle Sezioni Unite, la Corte ha chiarito che la nuova disciplina, introdotta dalla Riforma Cartabia, si applica solo agli atti di impugnazione proposti a partire dal 1° luglio 2024. Poiché l’appello in questione era stato presentato prima di tale data, la doglianza è stata ritenuta infondata.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a comparire appello: la Cassazione fa luce sulla Riforma Cartabia

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sull’applicazione temporale delle nuove norme procedurali introdotte dalla Riforma Cartabia, con specifico riferimento al termine a comparire nel giudizio di appello. La decisione risolve un’incertezza interpretativa che ha generato numerose questioni processuali, stabilendo un preciso spartiacque temporale per l’applicazione del nuovo termine di 40 giorni.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorrente lamentava la violazione del suo diritto di difesa, sostenendo il mancato rispetto del termine minimo di 40 giorni tra la notifica dell’avviso di citazione per il giudizio di appello e la data dell’udienza. Nello specifico, la notifica era avvenuta il 19 gennaio 2024 per un’udienza fissata per l’8 febbraio 2024. Secondo la difesa, questa tempistica violava la nuova disciplina introdotta dal D.Lgs. n. 150/2022 (Riforma Cartabia), che ha esteso appunto a 40 giorni il termine a comparire in appello.

La Decisione della Corte e il nuovo termine a comparire in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto il motivo di ricorso superato e infondato alla luce di un intervento risolutore delle Sezioni Unite della stessa Corte. La questione non era più oggetto di dibattito, essendo stata definita dalla più alta istanza nomofilattica del nostro ordinamento.

Le Motivazioni: l’intervento delle Sezioni Unite sul termine a comparire in appello

Il cuore della motivazione risiede nel richiamo a una sentenza delle Sezioni Unite del 27 giugno 2024. Con tale pronuncia, è stato chiarito in via definitiva l’ambito di applicazione temporale della nuova formulazione dell’art. 601, comma 3, del codice di procedura penale. Le Sezioni Unite hanno stabilito che il nuovo termine a comparire in appello di 40 giorni è applicabile esclusivamente agli atti di impugnazione proposti a far data dal 1° luglio 2024.

Nel caso di specie, l’appello era stato proposto in un momento antecedente a tale data, come dimostrato dal fatto che il decreto di citazione in appello risaliva al 28 novembre 2023. Di conseguenza, alla fattispecie si applicava ancora la disciplina previgente, che prevedeva un termine più breve. La notifica, pertanto, era da considerarsi pienamente valida e il diritto di difesa non era stato leso. La Corte ha inoltre specificato che, nonostante l’inammissibilità del ricorso, non sussistevano i presupposti per condannare il ricorrente al pagamento di una somma alla cassa delle ammende. Questa decisione è stata motivata dall’assenza di colpa nel proporre il ricorso, dato che l’incertezza interpretativa sulla norma era reale e ha richiesto un intervento delle Sezioni Unite per essere dipanata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio di diritto di fondamentale importanza pratica per gli operatori del diritto. Stabilisce con certezza che tutte le impugnazioni presentate prima del 1° luglio 2024 restano soggette alle vecchie regole sui termini a comparire. Al contrario, per gli appelli proposti da quella data in poi, il rispetto del nuovo termine di 40 giorni diventa un requisito imprescindibile a pena di nullità. La decisione sottolinea ancora una volta la centralità del principio tempus regit actum nel diritto processuale, secondo cui la validità di un atto giuridico deve essere valutata sulla base della legge in vigore al momento del suo compimento.

Qual è stata la questione giuridica principale affrontata dalla Corte?
La questione principale riguardava l’applicabilità temporale del nuovo termine a comparire di 40 giorni nel giudizio di appello penale, introdotto dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022).

A partire da quale data si applica il nuovo termine a comparire di 40 giorni per l’appello penale?
Sulla base di una precedente sentenza delle Sezioni Unite, la Corte ha confermato che il nuovo termine di 40 giorni si applica esclusivamente agli atti di impugnazione (appelli) proposti a far data dal 1° luglio 2024.

Perché il ricorrente, pur avendo perso il ricorso, non è stato condannato al pagamento di una somma alla cassa delle ammende?
Il ricorrente è stato esonerato dal pagamento della sanzione pecuniaria perché la Corte ha riconosciuto l’assenza di colpa. L’incertezza sulla norma era tale da aver richiesto un intervento chiarificatore delle Sezioni Unite, giustificando l’errore interpretativo del ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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