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Termine a comparire: annullata sentenza per notifica

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello per un vizio procedurale. Il decreto di citazione per il giudizio di secondo grado era stato notificato senza rispettare il nuovo termine a comparire di 40 giorni, introdotto dalla Riforma Cartabia. Poiché la difesa aveva sollevato tempestivamente l’eccezione, la Suprema Corte ha dichiarato la nullità del provvedimento e degli atti successivi, rinviando il caso alla Corte d’Appello per la corretta prosecuzione del giudizio.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Termine a Comparire e Riforma Cartabia: la Cassazione Annulla Sentenza d’Appello

Il rispetto delle norme procedurali è un pilastro fondamentale del diritto, essenziale per garantire il corretto svolgimento del processo e la tutela del diritto di difesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, annullando una condanna a causa del mancato rispetto del nuovo termine a comparire introdotto dalla Riforma Cartabia. Questa decisione chiarisce un importante aspetto del regime transitorio di una delle più significative riforme della giustizia degli ultimi anni.

Il Caso in Esame: una Notifica Troppo Ravvicinata

Il caso nasce da una condanna per reati legati agli stupefacenti, confermata dalla Corte d’Appello di L’Aquila. L’imputata, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un vizio procedurale cruciale: la violazione del termine a comparire.

In particolare, il decreto di citazione per il giudizio d’appello, emesso il 19 aprile 2023, era stato notificato al difensore il 20 aprile 2023 per l’udienza fissata il 16 maggio 2023. Questo intervallo di tempo era inferiore ai 40 giorni richiesti dalla nuova formulazione dell’art. 601 del codice di procedura penale, come modificato dalla Riforma Cartabia.

L’Eccezione di Nullità Sollevata dalla Difesa

La difesa aveva agito con prontezza, eccependo la nullità della notifica nelle conclusioni scritte depositate prima dell’udienza d’appello. Nonostante ciò, la Corte territoriale aveva ignorato l’eccezione e aveva deciso la causa nel merito, confermando la condanna. Questo ha portato il caso dinanzi alla Suprema Corte, chiamata a decidere sulla corretta applicazione delle nuove norme procedurali.

L’Analisi della Cassazione sul Termine a Comparire

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Il fulcro della decisione risiede nell’analisi del complesso regime intertemporale della Riforma Cartabia. I giudici hanno dovuto stabilire se, alla data di emissione del decreto di citazione (aprile 2023), fosse già in vigore la modifica che ha esteso il termine a comparire da 20 a 40 giorni.

Attraverso un’attenta ricostruzione della sequenza di leggi e decreti che hanno accompagnato l’entrata in vigore della riforma, la Corte ha stabilito che la nuova disciplina era pienamente applicabile. La modifica dell’art. 601 c.p.p. è entrata in vigore il 30 dicembre 2022. Le successive proroghe relative al rito emergenziale ‘cartolare’ (trattazione scritta) non hanno inciso su questa specifica norma, che segue un proprio e distinto regime transitorio.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha motivato la sua decisione richiamando precedenti giurisprudenziali conformi (in particolare le sentenze ‘Delle Fratte’ e ‘Toto’ del 2023), che avevano già chiarito questo punto. La nuova disciplina del termine a comparire, che individua in quaranta giorni il tempo minimo tra notifica e udienza, è vigente e operativa dal 30 dicembre 2022.

Il mancato rispetto di questo termine perentorio, tempestivamente eccepito dalla difesa, costituisce una nullità che inficia non solo il decreto di citazione, ma anche tutti gli atti successivi, compresa la sentenza d’appello. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza impugnata e ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di L’Aquila per la prosecuzione del giudizio, che dovrà ripartire da una corretta notifica della citazione, nel rispetto del termine di 40 giorni.

Le Conclusioni

Questa sentenza è di fondamentale importanza pratica. Sottolinea che le garanzie difensive, come un adeguato termine a comparire per preparare la difesa, non possono essere subordinate a incertezze interpretative sulle norme transitorie. La decisione offre un chiaro punto di riferimento per gli operatori del diritto, stabilendo con certezza il momento a partire dal quale il termine dilatorio di 40 giorni è diventato obbligatorio nel giudizio d’appello. Si tratta di un monito sull’importanza della precisione procedurale, la cui violazione può travolgere l’intero esito di un processo.

Da quando è applicabile il nuovo termine a comparire di 40 giorni nel giudizio d’appello penale?
Secondo la Corte di Cassazione, la nuova disciplina che estende il termine a 40 giorni, introdotta dalla Riforma Cartabia (art. 601 c.p.p.), è in vigore e applicabile a partire dal 30 dicembre 2022.

Cosa comporta la violazione del termine a comparire di 40 giorni?
Se la violazione viene eccepita tempestivamente dalla difesa (prima della conclusione del giudizio di secondo grado), essa determina la nullità del decreto di citazione e, di conseguenza, della sentenza d’appello e di tutti gli atti successivi, rendendo necessario ripetere il giudizio a partire dall’atto nullo.

Le proroghe della normativa emergenziale sul processo ‘cartolare’ hanno influito sul termine a comparire?
No. La sentenza chiarisce che le norme transitorie relative alla trattazione scritta del processo d’appello non hanno modificato o derogato la specifica disciplina del termine a comparire, che ha seguito un proprio e autonomo percorso di entrata in vigore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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