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Tenuità del fatto: no se l’abuso edilizio è grave

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due persone condannate per un abuso edilizio in zona sismica. La richiesta di applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta a causa della notevole consistenza delle opere realizzate (aumento di volume e superficie), che esclude in radice la possibilità di considerare l’offesa lieve, a prescindere da eventuali tentativi di regolarizzazione successivi.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Tenuità del Fatto: Limiti e Criteri nell’Abuso Edilizio

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto nel contesto dei reati edilizi è un tema di costante dibattito giuridico. Un’ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali, stabilendo che la notevole consistenza di un intervento abusivo esclude a priori tale beneficio, anche alla luce delle recenti riforme legislative. Analizziamo come i giudici bilanciano la gravità dell’illecito con le nuove disposizioni normative.

I Fatti: L’Abuso Edilizio e le Condanne Precedenti

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e confermata in appello nei confronti di due soggetti. Essi erano stati ritenuti responsabili di reati edilizi previsti dal D.P.R. 380/2001, per aver realizzato opere abusive consistenti nella chiusura di un terrazzo, nell’aumento dell’altezza di un locale e nella sostituzione di un solaio, con conseguente incremento della superficie calpestabile e del volume totale dell’edificio. La pena inflitta era stata di sei mesi di arresto e 4.000,00 euro di ammenda per ciascuno.

Il Ricorso in Cassazione: La Tesi sulla Tenuità del Fatto

I condannati hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione, basando la loro difesa su un unico motivo: la violazione di legge per il mancato riconoscimento della causa di non punibilità di cui all’articolo 131-bis del codice penale. Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero adeguatamente considerato la possibilità di qualificare il fatto come di particolare tenuità, soprattutto in relazione alla condotta post factum, ovvero il tentativo di regolarizzare l’abuso successivamente alla sua realizzazione.

La Valutazione della Cassazione sulla Tenuità del Fatto

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, fornendo una motivazione dettagliata e in linea con il suo orientamento consolidato. I giudici hanno ribadito che, per valutare la tenuità del fatto nei reati urbanistici, non basta guardare alla sola dimensione dell’opera. È necessario un esame complessivo che includa:

* La destinazione dell’immobile.
* L’incidenza sul carico urbanistico.
* L’eventuale contrasto con gli strumenti urbanistici e l’impossibilità di sanatoria.
* Il mancato rispetto di vincoli (in questo caso, sismici).
* La totale assenza di titolo abilitativo.
* La violazione contestuale di più disposizioni normative.

Inoltre, trattandosi di violazioni delle norme per le costruzioni in zone sismiche (artt. 93 e 95 D.P.R. 380/2001), la valutazione deve tenere conto del bene giuridico protetto: la pubblica incolumità. Un intervento che mette a rischio tale bene difficilmente può essere considerato di lieve entità.

L’Impatto della Riforma Cartabia: Un’Analisi Specifica

I ricorrenti avevano citato una precedente sentenza che, in applicazione della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), aveva valorizzato la “condotta susseguente al reato” per riconoscere la tenuità del fatto. Tuttavia, la Cassazione ha nettamente distinto quel caso dal presente. Nel precedente citato, l’intervento edilizio era di “modestia intrinseca”, mentre nel caso in esame, l’aumento di superficie e volume era tale da escludere in radice la lieve entità del danno o del pericolo. La gravità oggettiva dell’abuso ha quindi reso irrilevante la successiva istanza di regolarizzazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha concluso che la motivazione della Corte d’Appello era logica e corretta. I giudici di merito avevano giustamente ritenuto che la consistenza dell’intervento abusivo, per tipologia, dimensioni e caratteristiche costruttive, fosse tale da escludere l’applicabilità dell’art. 131-bis cod. pen. La contestuale violazione di norme edilizie e sismiche è stata considerata un “indice sintomatico della non particolare tenuità del fatto”. L’entità dell’intervento era così significativa da rendere non paragonabile la fattispecie a casi di abusi minimi, dove la condotta post factum potrebbe assumere un peso maggiore.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un principio fondamentale: nei reati edilizi, la valutazione sulla tenuità del fatto è un’analisi complessa e multifattoriale. Un abuso di notevole entità, specialmente se commesso in violazione di normative a tutela della pubblica incolumità come quelle sismiche, non può beneficiare della causa di non punibilità. La condotta successiva, pur introdotta come elemento di valutazione dalla Riforma Cartabia, non può sanare la gravità originaria di un illecito urbanistico rilevante. Di conseguenza, i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili, con condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Quando un abuso edilizio può essere considerato di ‘particolare tenuità del fatto’?
Secondo la Corte, la valutazione non si limita alle dimensioni dell’opera. Vengono considerati molteplici fattori, tra cui l’impatto sul carico urbanistico, il contrasto con gli strumenti urbanistici, la violazione di vincoli (come quello sismico), la totale assenza di permessi e la violazione simultanea di più norme. Solo un’analisi complessiva può determinare se l’offesa è lieve.

La richiesta di sanatoria dopo aver commesso l’abuso può aiutare a ottenere la non punibilità?
Anche se la Riforma Cartabia ha introdotto la valutazione della condotta successiva al reato, questa non è decisiva se l’abuso è di per sé grave. Nel caso esaminato, la notevole consistenza delle opere (aumento di volume e superficie) era tale da escludere in radice la tenuità del fatto, rendendo irrilevante il successivo tentativo di regolarizzazione.

Perché la violazione delle norme sismiche è un fattore così aggravante?
Perché il bene giuridico protetto da tali norme è la pubblica incolumità dal rischio sismico. Un intervento che compromette questo interesse primario non può essere considerato un’offesa di lieve entità, dato l’altissimo potenziale di danno. La Corte considera la tutela della sicurezza pubblica un elemento prioritario nella sua valutazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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