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Tenuità del fatto e reati ambientali: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19637/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore agricolo condannato per deposito incontrollato di rifiuti. Nonostante l’avvenuta bonifica dell’area, il mancato pagamento della sanzione pecuniaria ha impedito l’estinzione del reato. La Corte ha stabilito che la particolare tenuità del fatto non può essere riconosciuta, poiché l’oggettiva gravità dell’illecito, data la quantità e varietà dei rifiuti, prevale sulla condotta riparatoria successiva.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Tenuità del Fatto nei Reati Ambientali: Non Basta Bonificare per Evitare la Condanna

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 19637 del 2024, offre un importante chiarimento sul rapporto tra la bonifica post-reato e l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in materia ambientale. La Suprema Corte ha stabilito che, anche a fronte di un’avvenuta rimozione dei rifiuti, l’oggettiva gravità di un illecito può precludere l’applicazione di questo beneficio, soprattutto quando la procedura estintiva speciale non viene completata.

I Fatti: L’Abbandono di Rifiuti e la Condanna

Il caso riguarda il legale rappresentante di una società agricola, condannato in primo e secondo grado per il reato di cui all’art. 256, comma 2, del D.Lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale). L’imputato aveva depositato in modo incontrollato sui terreni della sua società una notevole quantità di rifiuti speciali non pericolosi, tra cui due roulotte, congelatori, una lavatrice, parti di veicoli, pneumatici e la carcassa di un’autovettura.

Successivamente, in ottemperanza alle prescrizioni imposte dagli organi di vigilanza, l’imputato aveva provveduto a conferire i rifiuti a imprese autorizzate per il corretto smaltimento. Tuttavia, non aveva completato la procedura estintiva prevista dagli artt. 318-bis e seguenti del Testo Unico Ambientale, omettendo di pagare la somma stabilita dall’art. 318-quater.

Il Ricorso in Cassazione: Particolare Tenuità del Fatto e Procedure Ambientali

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che, avendo adempiuto alle prescrizioni di bonifica, la sua condotta dovesse essere considerata di particolare tenuità del fatto ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale. Secondo la difesa, l’avvenuta riparazione del danno avrebbe dovuto comportare il riconoscimento della non punibilità, nonostante il mancato completamento formale della procedura estintiva.

La Decisione della Suprema Corte: La Gravità Oggettiva Prevale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. Gli Ermellini hanno chiarito che la mancata estinzione del reato (dovuta al mancato pagamento della sanzione) non comporta l’automatica applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Il punto centrale della decisione risiede nella valutazione dell’oggettiva gravità del reato. I giudici di merito avevano correttamente evidenziato la cospicua quantità dei rifiuti, la loro natura ingombrante, la diversa tipologia e l’estensione dell’area interessata. Questi elementi, nel loro insieme, delineano un’offesa all’ambiente tutt’altro che trascurabile, tale da impedire l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ribadito un principio giurisprudenziale consolidato, arricchito dalle recenti modifiche normative (D.Lgs. 150/2022). Sebbene la condotta successiva al reato, come la bonifica, acquisti rilievo nella valutazione complessiva della gravità del fatto, essa non può, da sola, rendere tenue un’offesa che al momento della sua commissione non lo era. La riparazione del danno è un elemento da valorizzare, ma solo all’interno di un giudizio complessivo sull’entità dell’offesa, che deve tenere conto di tutti i parametri dell’art. 133 del codice penale.

In altre parole, la bonifica non opera come un ‘colpo di spugna’ che cancella la gravità intrinseca dell’illecito. La Corte ha sottolineato che la non esiguità del danno o del pericolo di danno è un prerequisito imprescindibile per l’applicazione della non punibilità. Nel caso di specie, la Corte di Appello aveva correttamente stigmatizzato l’oggettiva gravità del reato, rendendo la sua valutazione insindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza invia un messaggio chiaro: in materia di reati ambientali, la via maestra per evitare una condanna è il completamento integrale della procedura estintiva speciale, che include sia la rimozione del danno sia il pagamento della sanzione prevista. Affidarsi alla sola bonifica per poi invocare la tenuità del fatto si rivela una strategia processuale rischiosa. La gravità oggettiva dell’inquinamento, valutata al momento della sua commissione, rimane il criterio fondamentale per i giudici, e una condotta riparatoria, seppur lodevole, potrebbe non essere sufficiente a trasformare un reato significativo in un fatto di lieve entità.

L’adempimento delle sole prescrizioni di bonifica, senza il pagamento della somma prevista, è sufficiente per ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No. La sentenza chiarisce che il solo adempimento delle prescrizioni di bonifica non è sufficiente per l’applicazione automatica della causa di non punibilità se l’offesa, al momento della sua commissione, era oggettivamente grave per quantità e natura dei rifiuti.

In che modo la condotta successiva al reato, come la bonifica, influenza la valutazione sulla tenuità del fatto?
La condotta successiva, come la bonifica, viene valorizzata nell’ambito del giudizio complessivo sull’entità dell’offesa. Tuttavia, non può, da sola, rendere di particolare tenuità un fatto che originariamente non lo era. È uno degli elementi che il giudice considera, ma non è decisivo.

Perché la Corte ha ritenuto il reato oggettivamente grave nonostante l’avvenuta rimozione dei rifiuti?
La Corte ha considerato l’oggettiva gravità del reato basandosi su elementi quali la cospicua quantità dei rifiuti, la loro natura ingombrante, la diversa tipologia e l’estensione dell’area impegnata. Questi fattori hanno delineato un’offesa all’ambiente di entità tale da escludere la particolare tenuità, a prescindere dalla successiva bonifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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