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Tempus regit actum: nuove regole sull’appello del PM

La Corte di Cassazione affronta un caso di successione di leggi processuali, stabilendo che la facoltà del Pubblico Ministero di impugnare una sentenza di proscioglimento è regolata dalla legge in vigore al momento della pronuncia della sentenza stessa, e non da quella successiva in vigore al momento della proposizione dell’impugnazione. La decisione si fonda sul principio del tempus regit actum, come precedentemente affermato dalle Sezioni Unite, per garantire la parità tra le parti e la certezza del diritto.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tempus regit actum: la Cassazione sulle nuove regole per l’appello del PM

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: il tempus regit actum. Questa decisione chiarisce quale legge si applica quando le norme sull’impugnabilità delle sentenze cambiano nel tempo. Il caso in esame riguarda il diritto del Pubblico Ministero di appellare una sentenza di proscioglimento, un tema delicato che tocca la certezza del diritto e la parità processuale tra le parti.

I fatti del caso: una legge che cambia a processo in corso

La vicenda ha origine da una sentenza di proscioglimento emessa dal Tribunale di Castrovillari il 27 giugno 2024. Al momento della pronuncia, la legge consentiva al Pubblico Ministero di proporre appello contro tale decisione. Tuttavia, successivamente, il 25 agosto 2024, è entrata in vigore una nuova legge (L. n. 114/2024) che ha modificato l’articolo 593 del codice di procedura penale, escludendo la possibilità per il PM di appellare le sentenze di proscioglimento per una specifica categoria di reati (quelli a citazione diretta previsti dall’art. 550 c.p.p.).

Il Procuratore Generale, trovandosi di fronte a questa modifica normativa, ha proposto ricorso direttamente in Cassazione in data 18 ottobre 2024, ritenendo che la nuova legge precludesse l’appello e consentisse solo il ricorso per legittimità. La questione centrale è diventata quindi: quale norma si applica? Quella in vigore al momento della sentenza o quella in vigore al momento della presentazione del ricorso?

L’applicazione del principio del tempus regit actum nelle impugnazioni

La Corte di Cassazione ha risolto la questione basandosi sul consolidato principio del tempus regit actum, che significa ‘il tempo regola l’atto’. In materia di impugnazioni, questo principio assume una declinazione specifica, già chiarita da una precedente sentenza delle Sezioni Unite (n. 27614/2007).

Secondo tale orientamento, per determinare il regime delle impugnazioni applicabile, si deve fare riferimento al momento in cui viene emesso il provvedimento da impugnare, e non al momento in cui l’impugnazione viene effettivamente proposta. Questa regola è posta a tutela della certezza del diritto e della parità tra le parti processuali.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha spiegato che legare il regime di impugnabilità al momento della proposizione del ricorso creerebbe una grave e ingiustificata asimmetria. Le parti, infatti, dispongono di tempi diversi per impugnare, e tali tempi possono essere influenzati da eventi casuali o aleatori. Ancorare l’applicabilità della legge alla data della sentenza garantisce invece che tutte le parti sappiano fin da subito quali sono i rimedi esperibili contro quella specifica decisione.

Nel caso di specie, la sentenza di proscioglimento era stata pronunciata il 27 giugno 2024, quando la vecchia normativa era ancora in vigore. Di conseguenza, il Pubblico Ministero aveva il diritto di proporre appello secondo le regole allora vigenti. La legge successiva, entrata in vigore il 25 agosto 2024, non poteva retroagire e modificare il regime di impugnabilità di una sentenza già emessa.

Conclusioni

La decisione della Cassazione ribadisce un caposaldo della procedura penale, offrendo un’importante lezione sulla gestione delle successioni di leggi nel tempo. Il principio del tempus regit actum, applicato al momento della pronuncia della sentenza, si conferma come baluardo di certezza e parità di trattamento. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la ‘fotografia’ normativa da considerare per valutare i mezzi di impugnazione disponibili è quella scattata al momento della decisione del giudice, indipendentemente da eventuali modifiche legislative successive.

Quando cambia una legge processuale sulle impugnazioni, quale norma si applica?
Si applica la norma in vigore al momento in cui viene pronunciato il provvedimento giudiziario da impugnare, e non la legge in vigore al momento in cui l’impugnazione viene materialmente presentata.

Perché si applica la legge in vigore al momento della sentenza e non quella al momento dell’impugnazione?
Per evitare una ingiustificata asimmetria tra le posizioni delle parti e per garantire la certezza del diritto. Fare riferimento al momento della proposizione dell’impugnazione potrebbe portare a trattamenti diversi basati su tempi e fattori casuali.

Nel caso specifico, il Pubblico Ministero poteva appellare la sentenza di proscioglimento?
Sì, poteva appellare. Poiché la sentenza è stata emessa prima dell’entrata in vigore della nuova legge che limitava il diritto di appello, si applicava la normativa precedente, più favorevole all’impugnazione, in base al principio del tempus regit actum.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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