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Tempus Regit Actum Appello: La Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che dichiarava inammissibile l’appello di un Procuratore Generale contro una sentenza di proscioglimento. Il fulcro della decisione risiede nel principio del “tempus regit actum appello”: il diritto di impugnare sorge al momento dell’emissione della sentenza e viene disciplinato dalla legge in vigore in quel momento, non da una normativa successiva più restrittiva. Pertanto, una nuova legge che limita il potere di appello del pubblico ministero non può applicarsi retroattivamente a sentenze pronunciate prima della sua entrata in vigore.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tempus Regit Actum Appello: La Cassazione tutela la certezza del diritto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine della procedura penale: il tempus regit actum appello. Questa decisione chiarisce quale legge si applica al diritto di impugnare una sentenza quando la normativa cambia nel corso del tempo. Il caso in esame riguardava l’appello proposto da un Procuratore Generale contro una sentenza di proscioglimento, dichiarato inammissibile dalla Corte d’Appello a seguito di una nuova legge restrittiva. La Suprema Corte ha ribaltato tale decisione, stabilendo che la legge da applicare è quella in vigore al momento della pronuncia della sentenza, non quella successiva.

I fatti del caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di primo grado che dichiarava la non punibilità di alcuni imputati per la particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale. Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello competente proponeva appello contro tale decisione di proscioglimento.

Successivamente, la Corte d’Appello dichiarava l’appello inammissibile. La sua decisione si basava su una nuova normativa, la legge n. 114 del 2024, entrata in vigore dopo la pronuncia della sentenza di primo grado ma prima della decisione sull’appello. Tale legge ha modificato l’art. 593 del codice di procedura penale, precludendo al pubblico ministero la possibilità di appellare le sentenze di proscioglimento per una specifica categoria di reati (quelli a citazione diretta ex art. 550 c.p.p.).

Contro questa ordinanza di inammissibilità, il Procuratore Generale ha presentato ricorso per cassazione.

La questione giuridica e l’applicazione del principio tempus regit actum appello

Il Procuratore ricorrente ha sollevato due questioni principali. In primo luogo, ha eccepito l’incostituzionalità della nuova legge per violazione del principio della ‘parità delle armi’ tra accusa e difesa. A suo avviso, negare al pubblico ministero il diritto di appellare le sentenze di proscioglimento creerebbe una grave asimmetria processuale. In secondo luogo, ha lamentato che la Corte d’Appello non avesse riqualificato il suo atto come ricorso immediato in Cassazione.

Tuttavia, la Suprema Corte ha ritenuto tali questioni non rilevanti per la decisione del caso, concentrandosi invece su un principio procedurale fondamentale: il tempus regit actum appello. La domanda centrale era: quale legge disciplina il diritto di impugnazione? Quella in vigore quando la sentenza è stata emessa o quella in vigore quando l’appello viene giudicato?

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, annullando l’ordinanza impugnata. La motivazione della Corte è chiara e si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale.

Il principio del ‘tempus regit actum’ stabilisce che un atto giuridico è regolato dalla legge in vigore nel momento in cui viene posto in essere. In materia di impugnazioni, il momento rilevante è quello della pronuncia della sentenza. È in quell’istante che sorge, per le parti, il diritto di impugnare. Di conseguenza, il regime giuridico applicabile a tale diritto (termini, forme, casi ammessi) è quello vigente alla data della sentenza stessa.

Nel caso specifico:
1. La sentenza di proscioglimento di primo grado è stata emessa il 14 maggio 2024.
2. La nuova legge restrittiva (L. 114/2024) è entrata in vigore il 25 agosto 2024.

Al momento dell’emissione della sentenza, il Procuratore Generale aveva pieno diritto di proporre appello secondo la normativa allora vigente. La legge successiva non poteva, quindi, avere un effetto retroattivo e sopprimere un diritto già sorto e consolidato. La Corte d’Appello ha errato nell’applicare la nuova legge, ignorando il principio del tempus regit actum.

Conclusioni e implicazioni pratiche

La decisione della Corte di Cassazione è di fondamentale importanza perché tutela la certezza del diritto e l’affidamento delle parti processuali. Stabilisce un punto fermo: le modifiche normative in materia di impugnazioni non possono travolgere i diritti acquisiti sulla base della legge precedente. L’annullamento dell’ordinanza e la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di Genova per il giudizio di merito ripristinano la corretta sequenza processuale.

In pratica, questa ordinanza conferma che avvocati e pubblici ministeri devono valutare l’ammissibilità di un’impugnazione basandosi esclusivamente sulla legge in vigore alla data di emissione del provvedimento da impugnare, garantendo così stabilità e prevedibilità alle regole del processo penale.

Quale legge regola il diritto di impugnare una sentenza penale?
Il diritto di impugnare una sentenza è regolato dalla legge in vigore al momento della pronuncia della sentenza stessa. Questo principio è noto come ‘tempus regit actum’.

Una nuova legge che limita il diritto di appello può essere applicata a sentenze emesse prima della sua entrata in vigore?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una nuova legge più restrittiva non può essere applicata retroattivamente per precludere un diritto di appello che era già sorto in base alla normativa precedente, vigente al momento dell’emissione della sentenza.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione nel caso analizzato?
La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza della Corte d’Appello che aveva dichiarato inammissibile l’appello del Pubblico Ministero e ha rinviato gli atti alla stessa Corte d’Appello affinché proceda con il giudizio di merito sull’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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