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Tempus regit actum: appello e nuove leggi, la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso basato sulla richiesta di applicare un termine di appello più favorevole introdotto da una nuova legge. La Corte ha ribadito la validità del principio ‘tempus regit actum’, secondo cui i termini per l’impugnazione sono disciplinati dalla legge in vigore al momento dell’emissione della sentenza e non da normative successive. È stata inoltre respinta la questione di legittimità costituzionale relativa al rinvio dell’entrata in vigore della riforma.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tempus Regit Actum: Quando si Applica la Nuova Legge sui Termini di Appello?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine della procedura penale: il tempus regit actum. Questa decisione chiarisce che i termini per presentare un’impugnazione sono quelli previsti dalla legge in vigore al momento dell’emissione della sentenza, e non da leggi successive, anche se più favorevoli. Analizziamo insieme questo caso per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Un Appello Presentato Fuori Termine

La vicenda ha origine da una decisione della Corte di Appello, che dichiarava inammissibile l’atto di appello presentato da un imputato. La sentenza di primo grado era stata emessa il 16 dicembre 2022, con un termine di sessanta giorni per il deposito delle motivazioni. Secondo la legge in vigore all’epoca, l’appello avrebbe dovuto essere proposto entro quarantacinque giorni dalla scadenza del termine per il deposito, ovvero entro il 31 marzo 2023.

L’imputato, tuttavia, aveva depositato l’appello oltre tale data, confidando nell’applicazione di una nuova norma (il D.Lgs. n. 150/2022, parte della Riforma Cartabia) che, entrata in vigore il 30 dicembre 2022, estendeva di quindici giorni il termine per impugnare. La Corte d’Appello, però, aveva ritenuto la nuova norma inapplicabile al caso, portando la difesa a presentare ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione e il Principio del Tempus Regit Actum

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo ‘manifestamente infondato’. Il cuore della decisione si basa sulla solida applicazione del principio tempus regit actum. I giudici hanno spiegato che, in materia processuale, la successione delle leggi nel tempo è governata da questa regola fondamentale, salvo rare eccezioni espressamente previste dal legislatore.

La Regola Generale: Il Tempo Governa l’Atto

Citando un’autorevole pronuncia delle Sezioni Unite, la Corte ha ribadito che per individuare la disciplina applicabile alle impugnazioni, si deve guardare al momento in cui il provvedimento viene emesso, e non al momento in cui l’impugnazione viene proposta. Poiché la sentenza impugnata era stata pronunciata il 16 dicembre 2022, prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia (30 dicembre 2022), il termine applicabile era quello di quarantacinque giorni. L’appello, essendo stato depositato oltre, è stato correttamente considerato tardivo.

La Questione di Costituzionalità del rinvio della riforma

La difesa aveva anche sollevato una questione di legittimità costituzionale riguardo al decreto legge che aveva posticipato l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, sostenendo la mancanza dei presupposti di necessità e urgenza. Anche su questo punto, la Cassazione è stata netta.

Il Principio del Tempus Regit Actum e la Legittimità del Rinvio

I giudici hanno ricordato che la Corte Costituzionale si era già espressa sulla questione con la sentenza n. 151 del 2023. In quella sede, la Consulta aveva dichiarato non fondata la questione, ritenendo che il rinvio fosse giustificato dalla ‘prevalente necessità di dettare misure imposte dall’approssimarsi di termini e scadenze’ e di ‘garantire l’ordinata immissione dei contenuti’ della riforma negli uffici giudiziari. Pertanto, il rinvio era legittimo e la legge applicabile al caso in esame era quella precedente alla riforma.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione sul principio consolidato del tempus regit actum per le norme processuali. La motivazione principale è la necessità di garantire la certezza del diritto e la stabilità dei rapporti giuridici. Permettere che i termini per un’impugnazione cambino dopo l’emissione di una sentenza creerebbe un’incertezza intollerabile. Il termine per impugnare è un requisito procedurale che si cristallizza nel momento in cui il provvedimento diventa ‘impugnabile’. La Corte ha distinto nettamente tra norme processuali, regolate dal tempus regit actum, e norme penali sostanziali, per le quali vige il principio della lex mitior (applicazione della legge più favorevole). Poiché i termini di impugnazione sono di natura puramente processuale, non vi è spazio per l’applicazione retroattiva di una norma più favorevole. Inoltre, la Corte ha chiuso la porta a qualsiasi dubbio sulla legittimità del rinvio della Riforma Cartabia, facendo pieno riferimento alla precedente e vincolante decisione della Corte Costituzionale, che aveva già validato la scelta del Governo, riconoscendo la complessità organizzativa richiesta per l’attuazione della riforma.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante promemoria per tutti gli operatori del diritto sull’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali. La decisione riafferma che non ci si può affidare a future e ipotetiche modifiche legislative per sanare una negligenza procedurale. Il principio del tempus regit actum funge da baluardo per la certezza giuridica, assicurando che le regole del gioco processuale siano chiare e definite fin dall’inizio. In pratica, gli avvocati devono calcolare i termini di impugnazione basandosi esclusivamente sulla legge in vigore al momento della pubblicazione della sentenza, senza speculare su riforme imminenti. La pronuncia solidifica un orientamento giurisprudenziale che privilegia la stabilità e la prevedibilità del processo penale.

Se una nuova legge introduce un termine di appello più lungo, posso usarlo per una sentenza emessa prima che la legge entrasse in vigore?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che si applica la legge in vigore al momento dell’emissione del provvedimento da impugnare, in base al principio tempus regit actum.

Perché il principio della legge più favorevole (lex mitior) non si applica ai termini processuali?
La successione delle leggi processuali nel tempo è regolata dal principio tempus regit actum, salvo espresse deroghe legislative. Questo principio garantisce la certezza e la stabilità dei rapporti giuridici processuali, a differenza delle norme penali sostanziali cui si applica la lex mitior.

Il rinvio dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia era costituzionalmente legittimo?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del rinvio, richiamando una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 151/2023) che ha ritenuto il differimento giustificato dalla necessità di garantire un’ordinata implementazione della riforma negli uffici giudiziari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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