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Tardività ricorso MAE: inammissibile se tardivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una decisione di consegna basata su un Mandato di Arresto Europeo. La causa dell’inammissibilità è la tardività del ricorso, presentato oltre il termine perentorio di cinque giorni dalla lettura della sentenza in udienza, rendendo irrilevanti i motivi di merito sollevati dalla difesa.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tardività Ricorso: la Cassazione ribadisce la perentorietà dei termini nel Mandato di Arresto Europeo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale nella procedura del Mandato di Arresto Europeo (MAE): la tardività del ricorso ne determina l’immediata inammissibilità, precludendo ogni esame nel merito delle questioni sollevate. Questa decisione sottolinea l’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali per la difesa.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un Mandato di Arresto Europeo emesso dal Tribunale di Botosani (Romania) per l’esecuzione di una condanna definitiva a tre anni e quattro mesi di reclusione per partecipazione ad associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. La Corte di appello di Roma, chiamata a decidere sulla richiesta di consegna, aveva dichiarato sussistenti le condizioni per l’accoglimento.

Contro tale decisione, la difesa dell’interessato proponeva ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. La presunta violazione delle norme sulla stabile residenza in Italia, che avrebbe potuto consentire l’esecuzione della pena nel nostro Paese.
2. L’omessa trasmissione della copia autentica della sentenza di condanna rumena.
3. La violazione del principio della doppia incriminazione, sostenendo che la condotta specifica non sarebbe stata punibile in Italia con la stessa gravità.

Tuttavia, nessuno di questi argomenti è stato esaminato dalla Suprema Corte.

La questione giuridica della tardività del ricorso

Il cuore della decisione della Cassazione non risiede nelle argomentazioni della difesa, ma in una questione puramente procedurale: la tardività del ricorso. La legge n. 69 del 2005, che disciplina il MAE in Italia, stabilisce all’art. 22 un termine molto breve e perentorio di cinque giorni per proporre ricorso per cassazione avverso la sentenza della Corte di appello.

Il punto cruciale è il calcolo del momento da cui questo termine inizia a decorrere. La Corte ha chiarito che, quando la sentenza viene depositata contestualmente alla sua lettura in udienza, alla presenza dell’imputato e del suo difensore, la conoscenza legale del provvedimento è immediata. Di conseguenza, il termine di cinque giorni inizia a decorrere da quello stesso giorno.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione lapidaria e ineccepibile. La sentenza della Corte di appello di Roma era stata emessa e letta in udienza il 24 ottobre 2024. Poiché sia l’interessato che il suo difensore erano presenti, il termine per impugnare scadeva improrogabilmente il 29 ottobre 2024.

Il ricorso, invece, è stato presentato il 30 ottobre 2024, ovvero un giorno oltre il limite massimo consentito dalla legge. Questa tardività del ricorso costituisce una causa di inammissibilità che il giudice è tenuto a rilevare prima di ogni altra valutazione. L’inammissibilità ha carattere pregiudiziale e assorbente: una volta accertata, impedisce alla Corte di entrare nel merito dei motivi di impugnazione, rendendoli di fatto irrilevanti.

Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità senza formalità di rito, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro.

Le Conclusioni

Questa ordinanza serve come un potente monito sull’importanza del rigore procedurale, specialmente in materie come la cooperazione giudiziaria europea, caratterizzate da tempistiche accelerate. La perentorietà dei termini non è un mero formalismo, ma un presidio di certezza del diritto e di efficienza del sistema. Per la difesa, ciò significa che l’analisi della sentenza e la decisione su un’eventuale impugnazione devono essere immediate. La minima disattenzione o ritardo può compromettere irrimediabilmente l’esito della procedura, vanificando anche le argomentazioni più fondate nel merito.

Qual è il termine per presentare ricorso per cassazione contro una sentenza che decide su un mandato di arresto europeo?
Il termine per presentare ricorso è di cinque giorni, come previsto dall’art. 22 della legge n. 69 del 2005.

Da quando decorre il termine di cinque giorni per il ricorso?
Il termine decorre dalla data di conoscenza legale della sentenza. Se la sentenza viene letta in udienza alla presenza dell’interessato e del suo difensore, il termine inizia a decorrere da quello stesso giorno.

Cosa succede se il ricorso viene presentato dopo la scadenza del termine?
Se il ricorso viene depositato oltre il termine di cinque giorni, viene dichiarato inammissibile per tardività. Ciò comporta che la Corte di Cassazione non esaminerà i motivi dell’impugnazione e la sentenza di grado inferiore diventerà definitiva, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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