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Tardività del ricorso: Cassazione inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una condanna per truffa a causa della sua presentazione tardiva. L’ordinanza sottolinea la perentorietà del termine di quindici giorni per l’impugnazione in caso di motivazione contestuale, chiarendo che il mancato rispetto di tale scadenza comporta non solo l’impossibilità di esaminare il merito del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla cassa delle ammende. Il caso evidenzia l’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tardività del Ricorso: Quando un Errore di Tempistica Costa Caro

Nel mondo del diritto, il tempo non è un’opinione, ma una regola ferrea. Il rispetto dei termini processuali è un pilastro fondamentale su cui si regge l’intero sistema giudiziario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda in modo inequivocabile le gravi conseguenze della tardività del ricorso, dimostrando come un errore di calcolo possa precludere ogni possibilità di difesa nel merito e comportare significative sanzioni economiche. Analizziamo questo caso emblematico.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine da una sentenza della Corte d’appello di Firenze. Questa corte, in parziale riforma di una precedente decisione del Tribunale di Pistoia, aveva condannato un imputato per reati di truffa. La pena era stata rideterminata in un anno e quattro mesi di reclusione e 450 euro di multa, tenendo conto della continuazione tra diversi episodi criminosi.

Il Ricorso in Cassazione

Non soddisfatto della decisione d’appello, l’imputato, tramite il proprio difensore, ha proposto ricorso per cassazione. I motivi del ricorso erano due e miravano a contestare aspetti specifici della sentenza:

1. Mancata o insufficiente motivazione sull’applicazione della recidiva, un’aggravante legata a precedenti condanne.
2. Vizio di motivazione riguardo al trattamento sanzionatorio, ovvero alla quantificazione della pena inflitta.

Il ricorrente, quindi, non contestava la colpevolezza in sé, ma la correttezza giuridica della pena calcolata dalla Corte d’appello.

La Decisione della Corte sulla Tardività del Ricorso

Nonostante le argomentazioni presentate, la Corte di Cassazione non è mai entrata nel merito dei motivi. L’esame si è fermato a un controllo preliminare, di natura puramente procedurale, che si è rivelato fatale: il ricorso era stato depositato fuori tempo massimo.

La Suprema Corte ha rilevato che:
– La sentenza impugnata era stata emessa il 08/05/2025 con ‘motivazione contestuale’.
– In questi casi, l’articolo 585 del codice di procedura penale stabilisce un termine di quindici giorni per proporre impugnazione.
– Il termine decorreva dalla data di comunicazione della sentenza, avvenuta lo stesso 08/05/2025.
– La scadenza ultima per il deposito del ricorso era quindi il 23/05/2025.
– Il ricorso è stato invece depositato il 06/06/2025, ben oltre il limite consentito.

Di fronte a questa constatazione, la Corte non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile per tardività del ricorso.

Le Motivazioni

La motivazione dell’ordinanza è un chiaro monito sull’importanza inderogabile dei termini processuali. La Corte ha spiegato che la tardività è una causa di inammissibilità che impedisce al giudice di esaminare le ragioni dell’impugnazione. Le regole procedurali, inclusi i termini, non sono meri formalismi, ma garanzie per il corretto e certo svolgimento del processo. La giurisprudenza citata nell’ordinanza conferma che, anche nei casi di giudizio cartolare (svolto senza la presenza fisica delle parti), il termine di quindici giorni per l’impugnazione di una sentenza con motivazione contestuale decorre dalla data della sua comunicazione. Il mancato rispetto di questo termine è un errore che non ammette sanatorie. Di conseguenza, la Corte ha applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale, che prevede la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, ravvisando una colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

Le Conclusioni

Questo caso offre una lezione fondamentale: la sostanza di un’argomentazione legale è inutile se la forma e le procedure non vengono rispettate. La tardività del ricorso ha annullato ogni sforzo difensivo, rendendo definitiva una sentenza che, forse, avrebbe potuto essere modificata nel merito. Per gli operatori del diritto, questo è un potente richiamo alla diligenza e all’attenzione meticolosa nella gestione delle scadenze. Per i cittadini, è la dimostrazione che la giustizia si muove su binari rigorosi, dove il rispetto delle regole procedurali è tanto importante quanto la fondatezza delle proprie ragioni.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato depositato oltre il termine perentorio di quindici giorni previsto dalla legge. Questo vizio procedurale, noto come tardività, ha impedito alla Corte di esaminare le questioni di merito sollevate.

Qual è il termine per impugnare una sentenza con motivazione contestuale?
Come chiarito dall’ordinanza, basandosi sull’art. 585, comma 1, lett. a) del codice di procedura penale, il termine per proporre impugnazione contro una sentenza la cui motivazione è depositata contestualmente al dispositivo è di quindici giorni.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile per tardività?
Il ricorrente la cui impugnazione è dichiarata inammissibile per tardività viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, essendovi profili di colpa, al versamento di una somma in favore della cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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