Tardività Appello: Quando la Scadenza dei Termini Costa Cara
Nel processo penale, il rispetto dei termini è un pilastro fondamentale che garantisce certezza e ordine. La tardività appello è una delle insidie procedurali più comuni e, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione, può avere conseguenze molto severe, non solo processuali ma anche economiche. Il caso in esame evidenzia come il mancato rispetto delle scadenze per l’impugnazione porti inesorabilmente a una declaratoria di inammissibilità, precludendo ogni discussione sul merito della vicenda e potendo comportare sanzioni pecuniarie per il ricorrente.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Tribunale emessa il 20 luglio 2022. Il Giudice di primo grado si era riservato un termine di novanta giorni per il deposito delle motivazioni, come consentito dall’articolo 544 del codice di procedura penale. Una volta depositate tempestivamente le motivazioni, per la difesa scattava il termine perentorio di quarantacinque giorni per presentare l’atto di appello, secondo quanto previsto dall’articolo 585 del codice.
Il calcolo era semplice: la scadenza ultima per l’impugnazione era fissata per il 2 dicembre 2022. Tuttavia, l’atto di appello veniva depositato solo il 21 dicembre 2022, con un ritardo di diciannove giorni. Di conseguenza, la Corte d’Appello, chiamata a giudicare nel secondo grado, non ha potuto fare altro che dichiarare l’inammissibilità del gravame per la sua evidente tardività.
La Decisione della Corte sulla Tardività Appello
L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione. La Suprema Corte, tuttavia, ha confermato in toto la valutazione dei giudici d’appello, definendo il motivo di ricorso ‘manifestamente infondato’. La tardività era un dato oggettivo e non superabile. I Supremi Giudici hanno precisato che, una volta accertata la scadenza del termine, ogni altra argomentazione difensiva, inclusa quella relativa alla prescrizione del reato, diventava irrilevante, poiché la declaratoria di inammissibilità impedisce l’esame nel merito di qualsiasi questione.
Le Motivazioni della Corte
La motivazione della Corte di Cassazione si fonda su principi cardine della procedura penale.
Innanzitutto, la perentorietà dei termini di impugnazione. La legge stabilisce scadenze precise per garantire la stabilità delle decisioni giudiziarie e la ragionevole durata del processo. Il mancato rispetto di tali termini comporta, come sanzione processuale, l’inammissibilità dell’atto, senza che il giudice possa concedere proroghe o sanatorie non previste dalla legge.
In secondo luogo, la Corte ha sottolineato la colpa del ricorrente nell’aver proposto un’impugnazione palesemente inammissibile. Proprio questa colpa giustifica l’applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma prevede che, in caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente sia condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata equamente determinata in 3.000 euro, a fronte della ‘evidente inammissibilità’ del gravame.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale per chiunque affronti un procedimento penale: la massima attenzione ai termini procedurali è cruciale. La tardività appello non è un vizio sanabile e chiude definitivamente la porta a ulteriori discussioni sul caso. Le implicazioni pratiche sono significative:
1. Definitività della Condanna: L’inammissibilità dell’appello rende definitiva la sentenza di primo grado, con tutte le sue conseguenze.
2. Costi Aggiuntivi: Oltre alle spese del procedimento, l’imputato che propone un ricorso manifestamente inammissibile rischia una sanzione economica anche cospicua.
3. Ruolo del Difensore: Emerge con chiarezza la responsabilità del difensore nel vigilare scrupolosamente sulle scadenze, poiché un errore di questo tipo può compromettere irrimediabilmente l’esito del giudizio e la posizione del proprio assistito.
Qual è la conseguenza principale del deposito di un appello oltre i termini previsti?
La principale conseguenza è la dichiarazione di inammissibilità dell’appello. Ciò significa che il giudice non esaminerà il merito della questione e la sentenza impugnata diventerà definitiva.
Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende?
È stato condannato perché il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile per una ragione evidente (la tardività), configurando una ‘colpa’ nell’impugnazione. L’art. 616 del codice di procedura penale prevede questa sanzione pecuniaria in aggiunta al pagamento delle spese processuali.
Se un appello è tardivo, il giudice può comunque considerare altri motivi, come la prescrizione del reato?
No. Secondo la decisione, una volta accertata la tardività dell’appello, che è una causa di inammissibilità, il giudice non può esaminare alcun altro motivo di ricorso, inclusa l’eventuale prescrizione del reato.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 21359 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 21359 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 28/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 12/07/2023 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che NOME COGNOME ricorre avverso la sentenza in data 12 luglio 2023 della Corte di appello di Milano che ha dichiarato inammissibile l’appello interposto dallo stesso imputato avverso la pronuncia d& Tribunale di Pavia del 20 settembre 2022;
ritenuto che il primo motivo di ricorso è manifestamente infondato poiché correttamente la Corte di merito ha affermato la tardività dell’appello, in quanto:
la sentenza del Tribunale (come anticipato) è stata pronunciata il 20 luglio 2022 e lo stesso Giudice ha indicato in novanta giorni il termine per il deposito della motivazione (art. 544, comma 3, cod. proc. pen.);
la sentenza di primo grado è stata depositata tempestivamente, ragion per cui il termine di quarantacinque giorni per interporre l’appello (art. 585, comma 1, cod. proc. pen.) è spirato il 2 dicembre 2022;
l’atto di appello è stato depositato il giorno 21 dicembre 2022 (come, per vero, esposto nello stesso ricorso), non rilevando dunque le argomentazioni difensive relative, in particolare, alla presentazione del gravame a mente dell’art. 582, comma 2, cod. proc. pen. (illo tempore vigente) presso la cancelleria del Tribunale di Roma proprio in tale ultima data;
ritenuto, pertanto, che in ragione della tardività dell’appello non può utilmente dedursi la prescrizione del reato (prospettata con il secondo motivo di ricorso);
ritenuto che nulla mutano, rispetto a quanto sopra osservato, le deduzioni contenute nella memoria difensiva in data 12 febbraio 2024, che hanno ribadito quanto esposto nel ricorso;
ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente ex art. 616 cod. proc. pen. al pagamento delle spese processuali nonché – ravvisandosi profili di colpa in ragione dell’evidente inammissibilità dell’impugnazione (cfr. Corte cost., sent. n. 186 del 13/06/2000; Sez. 1, n. 30247 del 26/01/2016, Failla, Rv. 267585 – 01) – al versamento, in favore della Cassa delle ammende, di una somma che appare equo determinare in euro tremila;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.