Tardività Appello: Quando il Ritardo Rende il Ricorso Inutile
Nel mondo del diritto, il tempo è un fattore cruciale. I termini processuali non sono semplici indicazioni, ma veri e propri pilastri che garantiscono la certezza e la stabilità delle decisioni giudiziarie. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle conseguenze derivanti dalla tardività appello, dimostrando come il mancato rispetto di una scadenza possa vanificare ogni sforzo difensivo. Questa analisi esamina come la Suprema Corte abbia gestito un caso di appello depositato ben oltre il limite consentito.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da una sentenza emessa dal Tribunale di primo grado. La difesa dell’imputato, insoddisfatta della decisione, proponeva appello. Tuttavia, la Corte d’Appello competente dichiarava l’impugnazione inammissibile per un motivo puramente procedurale: la tardività. L’atto, infatti, era stato depositato dopo la scadenza del termine previsto dalla legge.
Non arrendendosi, la difesa presentava un ulteriore ricorso alla Corte di Cassazione, sostenendo un’errata interpretazione delle norme sui termini per l’impugnazione, in particolare di alcune nuove disposizioni del codice di procedura penale. L’obiettivo era dimostrare che, alla luce delle recenti modifiche legislative, il termine per l’appello avrebbe dovuto essere considerato più lungo e che, di conseguenza, il deposito fosse avvenuto tempestivamente.
La Decisione della Corte di Cassazione e la Tardività Appello
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, definendolo ‘manifestamente infondato’. Gli Ermellini hanno adottato un approccio pragmatico e rigoroso. Senza entrare nel merito dell’applicabilità o meno delle nuove norme invocate dalla difesa, hanno effettuato un semplice calcolo matematico. Hanno evidenziato che, anche concedendo in via ipotetica i giorni di proroga richiesti, l’appello sarebbe risultato comunque irrimediabilmente tardivo.
In dettaglio, la scadenza ultima per il deposito, calcolata nella maniera più favorevole possibile all’imputato, era fissata al 7 maggio 2024. L’atto di appello, invece, risultava depositato solo il 6 giugno 2024, quasi un mese dopo. Questa palese violazione del termine ha reso superflua ogni altra discussione giuridica, portando a una declaratoria di inammissibilità del ricorso.
Le Motivazioni
La motivazione della Suprema Corte è lapidaria e si fonda su un principio cardine della procedura penale: il rispetto perentorio dei termini. I giudici hanno spiegato che quando un atto è depositato con un ritardo così evidente, ogni dibattito interpretativo sulle norme perde di rilevanza. Il dato oggettivo del tempo trascorso è sufficiente a sancire l’inammissibilità.
La Corte ha implicitamente ribadito che i termini processuali non sono negoziabili. Essi servono a garantire che i processi abbiano una durata ragionevole e che le sentenze raggiungano una stabilità definitiva. Consentire deroghe al di fuori dei casi espressamente previsti dalla legge creerebbe incertezza e comprometterebbe l’efficienza del sistema giudiziario. Pertanto, la tardività appello non è una mera irregolarità, ma un vizio insanabile che impedisce al giudice di esaminare le ragioni della parte.
Le Conclusioni
La decisione in commento è un monito fondamentale per tutti gli operatori del diritto. L’inammissibilità del ricorso non solo ha impedito un esame nel merito delle doglianze dell’imputato, ma ha anche comportato la sua condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questo caso dimostra che la negligenza o l’errore nel calcolo dei termini può avere conseguenze economiche e processuali gravissime, precludendo definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni in un grado di giudizio superiore.
Cosa succede se un atto di appello viene depositato dopo la scadenza del termine previsto dalla legge?
L’atto viene dichiarato inammissibile per tardività. Ciò significa che il giudice non esaminerà le questioni di merito sollevate nell’appello, che viene respinto per una ragione puramente procedurale.
Perché in questo caso specifico l’appello è stato ritenuto tardivo in modo manifesto?
Perché l’atto di impugnazione è stato depositato il 6 giugno 2024, mentre il termine ultimo per la sua presentazione, anche applicando l’interpretazione più favorevole al ricorrente, era scaduto il 7 maggio 2024. Il ritardo di quasi un mese ha reso la tardività evidente.
Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile alla Corte di Cassazione?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Nel caso di specie, la somma è stata fissata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 10138 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 10138 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 14/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a CARIATI il 09/10/1982
avverso la sentenza del 02/07/2024 della CORTE APPELLO di CATANZARO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
PREMESSO
che, con l’ordinanza in epigrafe, la Corte di appello di Catanzaro ha dichiarato inammissibile per tardività l’atto di appello proposto, nell’interesse di NOME COGNOME dall’avv. NOME COGNOME avverso la sentenza emessa in data 7 febbraio 2024 dal Tribunale di Crotone, per la motivazione della quale il decidente si era riservato il termine di trenta giorni;
VISTO
il ricorso per cassazione, con il quale l’interessato, tramite il difensore, deduce violazione di legge, reputando inapplicabili, nel caso di specie, le nuove disposizioni di cui agli artt. 585, comma 1-bis e 581, comma 1-quater, cod. proc. pen.;
RITENUTO
che il ricorso è manifestamente infondato;
che, invero, anche se si aggiungessero, nel caso in esame, i quindici giorni previsti dall’art. 585, comma 1-bis, cod. proc. pen., di cui il difensore, contraddittoriamente, prima assume il necessario computo, poi lo nega, l’atto d’impugnazione sarebbe, comunque, tardivo, poiché avrebbe dovuto essere depositato entro il 7 maggio 2024, mentre risulta depositato in data 6 giugno 2024;
che, pertanto, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con le conseguenti statuizioni di legge;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma, il 14 novembre 2024
Il Consigliere estensore
Il Presidente