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Stato di necessità: non giustifica l’occupazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due persone condannate per occupazione abusiva di una casa popolare. La Corte ha ribadito che lo stato di necessità può giustificare tale reato solo in presenza di un pericolo attuale, transitorio e inevitabile di un danno grave alla persona, non per risolvere un’esigenza abitativa permanente. L’ordinario disagio economico non è sufficiente a integrare questa causa di giustificazione.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Stato di Necessità e Occupazione Abusiva: Quando l’Indigenza Non Basta

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui confini applicativi dello stato di necessità in relazione al reato di occupazione abusiva di immobili. La pronuncia chiarisce che, sebbene il diritto all’abitazione sia fondamentale, la sua tutela non può passare attraverso la commissione di illeciti, a meno che non ricorrano circostanze eccezionali e ben definite. La Corte ha stabilito che la condizione di disagio economico, da sola, non è sufficiente a giustificare l’occupazione di una casa popolare.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda due persone condannate in primo grado dal Tribunale di Agrigento e successivamente dalla Corte di Appello di Palermo per i reati di occupazione abusiva di una casa popolare e danneggiamento della porta d’ingresso. In seguito alla conferma della condanna in appello, gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso: lo Stato di Necessità e la Tenuità del Fatto

La difesa degli imputati ha basato il ricorso su due argomentazioni principali:

1. Violazione dell’art. 54 del codice penale: Si sosteneva che l’occupazione fosse stata determinata da uno stato di necessità. A prova di ciò, veniva addotta la condizione di indigenza dei ricorrenti e la fatiscenza dell’abitazione dei loro genitori, elementi che, secondo la difesa, integravano un pericolo attuale di un danno grave alla persona.
2. Mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale: Si contestava la decisione dei giudici di merito di non riconoscere la particolare tenuità del fatto, che avrebbe portato alla non punibilità.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, ritenendoli manifestamente infondati. Le motivazioni della decisione offrono importanti chiarimenti sui limiti delle cause di giustificazione invocate.

L’Interpretazione Restrittiva dello Stato di Necessità

Il fulcro della decisione riguarda l’interpretazione dello stato di necessità. La Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: l’esimente prevista dall’art. 54 c.p. può scriminare l’occupazione abusiva di un immobile solo se la condotta è dettata dalla necessità di salvarsi da un pericolo attuale e transitorio di un danno grave alla persona. In altre parole, la norma è pensata per far fronte a un’emergenza momentanea e non per risolvere in via definitiva l’esigenza abitativa di un soggetto.

Nel caso specifico, i giudici hanno evidenziato che i ricorrenti avevano occupato l’immobile per esigenze abitative stabili e non per fronteggiare un pericolo imminente e passeggero. La loro condizione di ‘ordinario disagio’ economico, pur essendo una realtà socialmente rilevante, non integra i requisiti dell’assoluta necessità e dell’inevitabilità del pericolo richiesti dalla norma. Mancava la prova che non esistessero alternative lecite per sopperire a tale bisogno.

La Reiezione della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha ritenuto logica e corretta la valutazione della Corte di Appello, la quale aveva negato l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La ragione risiede nella condotta ‘particolarmente violenta’ degli imputati, che avevano sfondato la porta d’ingresso per accedere all’abitazione. Tale modalità di azione è stata considerata indicativa di una gravità del fatto non compatibile con il concetto di ‘particolare tenuità’.

Le Conclusioni

La sentenza conferma un orientamento rigoroso nell’applicazione dello stato di necessità ai casi di occupazione abusiva. La Corte di Cassazione distingue nettamente tra una situazione di emergenza eccezionale e una problematica sociale cronica come quella abitativa. Sebbene il diritto all’abitazione sia tutelato costituzionalmente, il suo perseguimento non può avvenire attraverso la violazione della legge, salvo che non ricorrano i precisi e stringenti presupposti dell’art. 54 c.p. La decisione, pertanto, sottolinea che il disagio economico e la mancanza di un alloggio non costituiscono, di per sé, una ‘patente’ per l’illegalità, confermando la condanna degli imputati e la loro responsabilità per le azioni commesse.

L’occupazione abusiva di una casa può essere giustificata dallo stato di necessità?
Sì, ma solo a condizioni molto specifiche. La Corte di Cassazione ha chiarito che lo stato di necessità può giustificare l’occupazione solo se esiste un pericolo attuale, transitorio e inevitabile di un danno grave alla persona. Non può essere invocato per risolvere in via definitiva un problema abitativo.

La condizione di povertà o indigenza è sufficiente per integrare lo stato di necessità?
No. Secondo la sentenza, le condizioni economiche di ordinario disagio non sono di per sé sufficienti a integrare la scriminante dello stato di necessità, la quale richiede un pericolo attuale, grave e inevitabile, non altrimenti superabile.

Perché non è stata applicata la non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La Corte ha ritenuto che l’offesa non fosse di particolare tenuità a causa della condotta violenta degli imputati, i quali avevano sfondato la porta d’ingresso dell’abitazione per occuparla, dimostrando una gravità nel comportamento che esclude l’applicazione di tale causa di non punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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