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Stato di necessità: non giustifica il furto aggravato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per tentato furto aggravato della batteria di un monopattino. L’imputato aveva invocato lo stato di necessità a causa della sua condizione di indigenza. La Corte ha ribadito che la povertà non costituisce di per sé uno stato di necessità, dato che esistono appositi istituti di assistenza sociale. Sono state inoltre confermate l’aggravante della violenza sulle cose e la corretta valutazione delle circostanze attenuanti generiche.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Stato di Necessità: Quando la Povertà Non Giustifica il Reato

L’ordinamento giuridico prevede delle cause di giustificazione, note come scriminanti, che rendono lecito un fatto che altrimenti costituirebbe reato. Tra queste, lo stato di necessità è una delle più invocate, specialmente in contesti di difficoltà economica. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 7820/2024) ha ribadito i confini rigorosi di questa scriminante, chiarendo che la condizione di indigenza, da sola, non è sufficiente a giustificare un furto. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo condannato in primo grado e in appello per il reato di tentato furto aggravato. L’imputato aveva cercato di asportare la batteria da un monopattino, commettendo il fatto il 21 maggio 2021. Contro la sentenza di condanna della Corte d’Appello, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, articolando le proprie doglianze su tre punti principali: il mancato riconoscimento dello stato di necessità, l’errata applicazione dell’aggravante della violenza sulle cose e la mancata concessione delle attenuanti generiche in regime di prevalenza.

Lo Stato di Necessità e la Sua Esclusione nel Caso di Specie

Il fulcro del ricorso si basava sulla tesi difensiva secondo cui l’imputato avrebbe agito spinto da uno stato di necessità derivante dalla sua precaria condizione economica. La difesa sosteneva che tale condizione lo avesse costretto a commettere il reato per far fronte a bisogni primari.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, definendola manifestamente infondata. I giudici hanno richiamato un principio consolidato secondo cui la situazione di indigenza non integra automaticamente la scriminante in questione. Questo perché mancano i requisiti dell’attualità e dell’inevitabilità del pericolo, elementi fondamentali dello stato di necessità. La Corte ha sottolineato che l’ordinamento prevede specifici istituti di assistenza sociale per supportare le persone in difficoltà economica. Pertanto, prima di commettere un reato, l’individuo ha a disposizione canali leciti per cercare di risolvere la propria situazione.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara motivazione per ciascuna delle censure sollevate.

Rifiuto dello Stato di Necessità

Come anticipato, la Corte ha escluso l’applicabilità della scriminante. Il principio di diritto applicato è netto: non si può invocare lo stato di necessità quando esistono alternative lecite, come rivolgersi ai servizi sociali, per far fronte alle proprie esigenze. La scriminante opera solo in situazioni di pericolo attuale, grave e inevitabile, condizioni non ravvisabili nel caso di una difficoltà economica cronica, per la quale lo Stato predispone specifici strumenti di supporto.

La Sussistenza dell’Aggravante della Violenza sulle Cose

La seconda censura riguardava l’aggravante della violenza sulle cose (art. 625, n. 2 c.p.). La difesa ne contestava l’applicazione. La Cassazione ha ritenuto anche questa doglianza infondata. Per rimuovere la batteria dal monopattino, l’imputato ha dovuto esercitare una forza fisica tale da danneggiare il bene o una sua componente essenziale. Questo comportamento, che rende necessario un intervento di ripristino per restituire al bene la sua piena funzionalità, integra pienamente la nozione di “violenza sulle cose” secondo la giurisprudenza di legittimità.

Il Bilanciamento delle Circostanze

Infine, per quanto riguarda la richiesta di concedere le attenuanti generiche in misura prevalente sulle aggravanti, la Corte ha ricordato che il giudizio di comparazione tra circostanze è un’attività discrezionale del giudice di merito. Tale valutazione sfugge al sindacato di legittimità se non è palesemente illogica o arbitraria. Nel caso in esame, i giudici di merito avevano ritenuto adeguata una valutazione di equivalenza tra le circostanze opposte per commisurare una pena congrua, e tale decisione è stata ritenuta correttamente motivata e non censurabile.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è di grande importanza pratica perché traccia una linea netta tra la difficoltà economica e la commissione di reati. La Corte di Cassazione conferma che, sebbene la povertà sia una condizione socialmente rilevante, non può diventare una giustificazione generalizzata per violare la legge, soprattutto quando esistono alternative legali per ottenere aiuto. La decisione ribadisce inoltre i criteri per l’applicazione dell’aggravante della violenza sulle cose, legandola a qualsiasi azione che richieda un successivo intervento riparatore. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La condizione di povertà o indigenza giustifica la commissione di un furto?
No, secondo la Corte di Cassazione, la situazione di indigenza non integra di per sé la scriminante dello stato di necessità, poiché esistono istituti di assistenza sociale a cui le persone in difficoltà possono rivolgersi per ottenere aiuto.

Quando si configura l’aggravante della violenza sulle cose in un furto?
L’aggravante si realizza ogni volta che l’autore del furto usa energia fisica sulla cosa, provocandone la rottura, il danneggiamento o il distacco di una sua parte essenziale, tanto da rendere necessario un intervento di ripristino per restituirle la sua funzionalità.

Il giudice è obbligato a concedere le attenuanti generiche in misura prevalente sulle aggravanti?
No, la valutazione sul bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti è una decisione discrezionale del giudice di merito. Tale decisione non è sindacabile in Cassazione se non è frutto di arbitrio o di un ragionamento illogico e se è adeguatamente motivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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