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Spese processuali penali: quando paga chi ricorre

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza, formalizza la condanna di due imputati al pagamento delle spese processuali penali, di una somma alla Cassa delle ammende e delle spese per la parte civile. Ciò segue una precedente sentenza che aveva dichiarato i loro ricorsi inammissibili. Questo provvedimento sottolinea l’onere economico che deriva da un’impugnazione giudicata infondata in partenza.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la condanna alle spese processuali penali

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma cosa succede quando l’impugnazione viene giudicata inammissibile? Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce le conseguenze economiche per i ricorrenti, confermando la condanna al pagamento non solo delle spese processuali penali, ma anche di una sanzione pecuniaria e del rimborso dei costi sostenuti dalla parte civile. Questo provvedimento serve da monito sull’importanza di valutare attentamente i presupposti di un ricorso prima di adire la Corte suprema.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dai ricorsi presentati da due individui avverso una precedente decisione. Con una sentenza emessa alcuni mesi prima dell’ordinanza in esame, la stessa Corte di Cassazione aveva già messo un punto fermo sulla questione, dichiarando i ricorsi proposti completamente inammissibili. Tale dichiarazione non ha solo chiuso la porta a una revisione del merito della causa, ma ha anche innescato una serie di conseguenze pecuniarie a carico dei ricorrenti, come previsto dalla legge processuale.

La Decisione della Corte e le Spese Processuali Penali

L’ordinanza in commento non entra nuovamente nel merito della vicenda, ma si limita a dare esecuzione a quanto già stabilito nella precedente sentenza. La Corte ribadisce e formalizza la condanna dei due ricorrenti a sostenere diversi oneri economici:

1. Pagamento delle spese processuali: si tratta dei costi generali sostenuti dallo Stato per il funzionamento della macchina giudiziaria in relazione a quel specifico procedimento.
2. Versamento alla Cassa delle ammende: i ricorrenti sono stati condannati a pagare una somma di tremila euro ciascuno a favore di questo ente, che finanzia progetti di reinserimento per i detenuti. Questa è una sanzione pecuniaria che la legge prevede in caso di inammissibilità del ricorso, per scoraggiare impugnazioni palesemente infondate o dilatorie.
3. Rifusione delle spese alla parte civile: gli imputati sono stati inoltre condannati a rimborsare le spese legali (rappresentanza e difesa) sostenute dalla parte civile che si era costituita nel processo per ottenere il risarcimento del danno.

Infine, la Corte ha ordinato alla cancelleria di annotare questa condanna sui documenti originali, rendendola così definitiva ed esecutiva.

Le Motivazioni della Condanna alle Spese

La motivazione alla base di questa decisione è radicata nei principi del codice di procedura penale. Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, significa che mancava dei requisiti minimi previsti dalla legge per poter essere esaminato. Potrebbe essere stato presentato fuori termine, per motivi non consentiti, o essere palesemente infondato.

In questi casi, l’ordinamento presume una colpa del ricorrente per aver attivato inutilmente il complesso e costoso meccanismo del giudizio di legittimità. La condanna alle spese processuali penali e alla sanzione a favore della Cassa delle ammende non è quindi una punizione per il reato contestato, ma una conseguenza diretta della proposizione di un’impugnazione temeraria o comunque errata. La rifusione delle spese alla parte civile, invece, segue il principio della soccombenza: chi perde paga i costi che la controparte ha dovuto sostenere per difendere le proprie ragioni.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza, pur nella sua natura prettamente procedurale, offre un’importante lezione pratica. La scelta di impugnare una sentenza in Cassazione deve essere ponderata con estrema attenzione e supportata da validi motivi di diritto. Un ricorso presentato senza le dovute basi non solo non ha alcuna possibilità di successo, ma espone il ricorrente a conseguenze economiche significative. La condanna alle spese processuali penali, sommata alla sanzione della Cassa delle ammende e al rimborso alla parte civile, può rappresentare un onere finanziario considerevole. È pertanto fondamentale affidarsi a un difensore esperto che possa valutare realisticamente le probabilità di accoglimento dell’impugnazione, evitando di intraprendere iniziative giudiziarie destinate al fallimento e a costi aggiuntivi.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene automaticamente condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Oltre alle spese processuali, quali altre somme possono essere addebitate ai ricorrenti?
Come specificato nell’ordinanza, oltre alle spese processuali, i ricorrenti sono stati condannati a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende e a rimborsare le spese di rappresentanza e difesa sostenute dalla parte civile costituita nel processo.

Qual è il ruolo della parte civile in relazione alle spese?
La parte civile è la vittima del reato che partecipa al processo per ottenere un risarcimento. Se il ricorso dell’imputato viene respinto o dichiarato inammissibile, quest’ultimo è tenuto a rifondere alla parte civile i costi legali che ha dovuto sostenere per difendere le proprie ragioni nel giudizio di impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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