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Spese processuali: chi decide? La Cassazione chiarisce

La Cassazione annulla un’ordinanza che dichiarava nulla una cartella per spese processuali. La Corte ribadisce che le contestazioni sull’importo delle spese processuali sono di competenza del giudice civile, non del giudice dell’esecuzione penale, a cui spetta solo valutare la validità del titolo.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spese processuali: chi decide? La Cassazione chiarisce la competenza

Dopo una condanna penale, può arrivare una richiesta di pagamento per le spese processuali, a volte per importi considerevoli. Ma cosa succede se si ritiene che la cifra richiesta sia errata o ingiustificata? A quale giudice bisogna rivolgersi per contestarla? Con la sentenza n. 14339 del 2024, la Corte di Cassazione fa chiarezza su un punto cruciale: la ripartizione di giurisdizione tra giudice penale e giudice civile.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato in via definitiva per bancarotta, si vedeva recapitare una cartella esattoriale per oltre 200.000 euro a titolo di spese di giustizia. Ritenendo ingiusta la richiesta, si rivolgeva al Giudice dell’esecuzione penale (la Corte d’Appello), lamentando di non aver mai ricevuto comunicazione dei decreti di liquidazione e, quindi, di non aver potuto contestare gli importi. La Corte d’Appello accoglieva la sua istanza, dichiarando la nullità della cartella esattoriale. Contro questa decisione, il Procuratore Generale presentava ricorso in Cassazione, sostenendo un difetto di giurisdizione del giudice penale.

La questione della competenza sulle spese processuali

Il cuore della controversia non riguardava la condanna in sé, ma la quantificazione delle spese processuali. Il quesito fondamentale era: chi ha il potere di decidere se l’importo richiesto è corretto? Il giudice che ha emesso la condanna penale o un giudice civile?

Il condannato, infatti, non contestava il suo obbligo di pagare le spese (il cosiddetto ‘titolo esecutivo’), ma metteva in discussione due aspetti:
1. Il calcolo concreto delle singole voci di spesa.
2. La pertinenza di alcune spese rispetto ai reati per cui era stato effettivamente condannato, essendo stato assolto per altre imputazioni.

Queste obiezioni sono di natura puramente contabile e quantitativa, non mettono in discussione la validità della sentenza di condanna.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, accogliendo il ricorso del Procuratore Generale, ha riaffermato un principio consolidato, già espresso dalle Sezioni Unite: esiste una netta distinzione di competenze.

Al Giudice dell’esecuzione penale spetta la competenza esclusiva sulle questioni che attengono all’esistenza e alla validità del titolo esecutivo. In altre parole, può decidere se la sentenza di condanna che impone il pagamento delle spese sia valida ed efficace. Non può, tuttavia, entrare nel merito della quantificazione del debito.

Al Giudice civile spetta la competenza per tutte le questioni relative alla quantificazione dell’ammontare delle spese. Chi intende contestare il calcolo, la pertinenza di singole voci o l’importo totale indicato nella cartella di pagamento, deve farlo davanti al giudice civile, utilizzando lo strumento dell’opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.).

La Cassazione ha quindi stabilito che la Corte d’Appello, agendo come giudice dell’esecuzione, ha commesso un errore, invadendo un campo di giurisdizione che non le apparteneva. Le lamentele del condannato, incentrate sul calcolo e sulla correttezza contabile delle spese, avrebbero dovuto essere presentate fin dall’inizio in sede civile.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La sentenza è di fondamentale importanza pratica. Chiunque riceva una richiesta di pagamento per spese processuali e voglia contestarne l’importo deve avere ben chiara questa distinzione. Rivolgersi al giudice sbagliato comporta un’inevitabile declaratoria di incompetenza o, come in questo caso, l’annullamento della decisione favorevole. La regola è semplice: se si contesta il ‘se’ si deve pagare (cioè la validità della condanna), la competenza è del giudice dell’esecuzione penale. Se si contesta il ‘quanto’ si deve pagare (cioè l’importo), la competenza è del giudice civile. La decisione della Cassazione annulla l’ordinanza impugnata, ma non preclude al condannato la possibilità di riproporre la sua domanda davanti al giudice civile, che è la sede corretta per questo tipo di contestazioni.

Ho ricevuto una cartella per spese processuali e ritengo l’importo errato. A quale giudice devo rivolgermi?
Secondo la sentenza, per contestare la quantificazione, il calcolo o la pertinenza delle singole voci di spesa, è necessario rivolgersi al giudice civile attraverso lo strumento dell’opposizione all’esecuzione (art. 615 c.p.c.).

Cosa può decidere il giudice dell’esecuzione penale in materia di spese processuali?
Il giudice dell’esecuzione penale ha competenza esclusiva solo sulle questioni che riguardano l’esistenza e la validità del titolo, cioè della sentenza di condanna che ha imposto il pagamento delle spese. Non può decidere sull’ammontare del debito.

Se il giudice penale dichiara la propria incompetenza, perdo la possibilità di contestare le spese?
No. La decisione del giudice penale che dichiara di non poter provvedere sull’istanza non preclude la possibilità di riproporre la stessa domanda dinanzi al giudice civile, che è il giudice competente in materia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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