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Spese parte civile patteggiamento: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36965/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di spese parte civile patteggiamento. La Corte ha accolto il ricorso di una società costituitasi parte civile, annullando la sentenza di primo grado nella parte in cui ometteva di liquidare le spese legali. La richiesta di patteggiamento era seguita a un decreto di giudizio immediato, una circostanza che, secondo la nuova normativa, impone al giudice di pronunciarsi sulle spese. Al contrario, i ricorsi degli imputati, che lamentavano un vizio nel calcolo della pena per reato continuato, sono stati dichiarati inammissibili in quanto non rientranti nei motivi tassativi previsti dalla legge per impugnare un patteggiamento.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Spese Parte Civile Patteggiamento: La Cassazione Stabilisce l’Obbligo di Liquidazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha gettato nuova luce sulla tutela della persona offesa nel contesto dei riti alternativi. In particolare, la pronuncia si è concentrata sulla questione delle spese parte civile patteggiamento, chiarendo l’obbligo del giudice di pronunciarsi sulla loro liquidazione quando la richiesta di applicazione pena segue un decreto di giudizio immediato. Questa decisione consolida i diritti della vittima del reato, allineando la procedura alle recenti riforme legislative.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un procedimento penale per furto aggravato a carico di tre imputati. Questi ultimi avevano raggiunto un accordo con il Pubblico Ministero per l’applicazione di una pena su richiesta (patteggiamento). Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Venezia aveva ratificato l’accordo con una sentenza.

Tuttavia, la vicenda non si è conclusa qui. La società vittima del reato, costituitasi parte civile nel procedimento, ha proposto ricorso per cassazione lamentando che il giudice avesse completamente omesso di decidere sulla liquidazione delle spese legali da essa sostenute.

Contemporaneamente, anche i tre imputati hanno impugnato la stessa sentenza, sostenendo un vizio di motivazione nel calcolo della pena. A loro avviso, il giudice non aveva specificato l’aumento di pena applicato per ciascuno dei reati satellite, commessi in continuazione con quello più grave.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle spese parte civile patteggiamento

La Corte di Cassazione si è pronunciata sui due fronti, ma con esiti opposti, evidenziando la differente solidità giuridica delle rispettive doglianze.

L’Accoglimento del Ricorso della Parte Civile

La Corte ha ritenuto fondato il ricorso della parte civile. Il punto cruciale della decisione risiede nell’interpretazione della normativa introdotta dal D.Lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia). Prima di tale riforma, la giurisprudenza consolidata negava la possibilità per la parte civile di costituirsi nell’udienza fissata per il patteggiamento richiesto durante le indagini preliminari.

La riforma ha però introdotto l’art. 458-bis del codice di procedura penale, che disciplina specificamente l’ipotesi in cui la richiesta di patteggiamento avvenga dopo l’emissione di un decreto di giudizio immediato. In questo scenario, la legge prevede che l’avviso di fissazione dell’udienza sia notificato anche alla persona offesa, riconoscendole di fatto il diritto di partecipare e di esercitare le proprie prerogative, inclusa la richiesta di liquidazione delle spese.

Di conseguenza, l’omessa pronuncia del giudice su tale richiesta costituisce un errore di diritto che invalida parzialmente la sentenza.

L’Inammissibilità dei Ricorsi degli Imputati

Di segno opposto è stata la decisione sui ricorsi degli imputati. La Corte li ha dichiarati inammissibili, richiamando il principio restrittivo sancito dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma elenca tassativamente i motivi per cui una sentenza di patteggiamento può essere impugnata, tra cui:

1. Difetto di espressione della volontà dell’imputato.
2. Errata qualificazione giuridica del fatto.
3. Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

La lamentela degli imputati, relativa alla mancata specificazione degli aumenti di pena per i reati in continuazione, non rientra in nessuna di queste categorie. La Corte ha chiarito che una pena è ‘illegale’ solo se non rispetta i limiti edittali previsti dalla legge, non quando la sua motivazione è sintetica o implicita. Poiché il Tribunale aveva applicato la pena esattamente come concordata tra le parti, e questa non era illegale, non vi era alcun margine per un’impugnazione.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un’attenta analisi dell’evoluzione legislativa e della sua ratio. Per quanto riguarda la posizione della parte civile, i giudici hanno sottolineato come l’introduzione dell’art. 458-bis c.p.p. abbia segnato un punto di svolta. Consentire alla persona offesa di partecipare all’udienza, dopo averla formalmente avvisata, sarebbe privo di senso se non le si riconoscesse il diritto di veder tutelate le proprie ragioni, compreso il rimborso delle spese legali. Il giudice, pertanto, non ha discrezionalità: una volta ammessa la costituzione di parte civile in questo specifico contesto procedurale, ha il dovere di pronunciarsi sulle spese. L’omissione determina un vizio che impone l’annullamento della sentenza sul punto, con rinvio al giudice di merito per una nuova valutazione.

Sul versante degli imputati, la motivazione è perentoria. Il patteggiamento è un accordo tra le parti che cristallizza la pena. La legge limita volontariamente la possibilità di rimetterlo in discussione per garantire la stabilità e l’efficienza del rito. Le critiche relative alle modalità di calcolo della pena, se non sfociano in una palese illegalità (ad esempio, una pena superiore al massimo consentito), attengono al merito della valutazione del giudice, che non è sindacabile in sede di legittimità nel contesto di un patteggiamento.

Conclusioni

Questa sentenza ha due importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, rafforza significativamente la tutela delle vittime di reato nei procedimenti speciali, confermando che il loro diritto al rimborso delle spese legali deve essere sempre garantito quando la legge ne prevede la partecipazione all’udienza. Si tratta di un passo avanti verso un giusto equilibrio tra esigenze di celerità processuale e diritti delle parti. In secondo luogo, ribadisce la natura quasi definitiva della sentenza di patteggiamento, scoraggiando impugnazioni dilatorie e basate su motivi non espressamente previsti dalla legge. Gli imputati e i loro difensori sono avvisati: l’accordo sulla pena, una volta ratificato dal giudice, è difficilmente contestabile.

In un patteggiamento, il giudice deve sempre liquidare le spese legali alla parte civile?
Non sempre, ma è obbligatorio quando la richiesta di patteggiamento viene presentata dopo l’emissione di un decreto di giudizio immediato. In questo caso, la legge (art. 458-bis c.p.p.) prevede la partecipazione della persona offesa all’udienza e, di conseguenza, il dovere del giudice di pronunciarsi sulle spese da questa sostenute.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento se non si è d’accordo con il calcolo della pena?
No, a meno che la pena applicata non sia ‘illegale’, cioè non rispetti i limiti minimi o massimi stabiliti dalla legge per quel reato. Come chiarito dalla Corte, una semplice critica al modo in cui il giudice ha calcolato gli aumenti per il reato continuato non costituisce un motivo valido per impugnare la sentenza, poiché i motivi di ricorso sono tassativamente indicati dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p.

Cosa succede se il giudice omette di pronunciarsi sulle spese della parte civile in un patteggiamento ammissibile?
La sentenza viene annullata limitatamente a tale omissione. La Corte di Cassazione non decide nel merito, ma rinvia il caso allo stesso giudice penale (‘a quo’) che ha emesso la sentenza, affinché provveda a una nuova decisione esclusivamente sul punto della liquidazione delle spese civili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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