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Specifico mandato ad impugnare: appello inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile a causa della mancanza di uno specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la sentenza di primo grado. Questa ordinanza sottolinea come la nomina a difensore di fiducia non sia più sufficiente per presentare un’impugnazione, in linea con le recenti riforme procedurali volte a garantire la consapevolezza del ricorrente. Il ricorso è stato giudicato inammissibile anche perché il motivo sollevato non era stato precedentemente presentato al giudice di merito.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Specifico mandato ad impugnare: la Cassazione ribadisce l’inammissibilità del ricorso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nel diritto processuale penale, introdotto dalla recente riforma: la necessità di uno specifico mandato ad impugnare per la validità del ricorso. La mancanza di questo documento, rilasciato dall’imputato al proprio difensore dopo la sentenza, comporta l’inammissibilità dell’impugnazione, senza alcuna possibilità di esame nel merito. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una sentenza del Giudice di Pace di La Spezia, che condannava un imputato al pagamento di una multa di 5.000 euro per un reato previsto dal Testo Unico sull’Immigrazione. L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando che il giudice di primo grado non avesse considerato la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Tuttavia, il ricorso è stato immediatamente fermato dalla Suprema Corte per una questione puramente procedurale, ancor prima di poter discutere il merito della questione.

L’importanza dello specifico mandato ad impugnare

Il cuore della decisione della Corte di Cassazione risiede nell’applicazione dell’articolo 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta dal D.Lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta “Riforma Cartabia”), stabilisce che il difensore debba essere munito di uno specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza, per poter presentare ricorso.

La Corte ha chiarito che la semplice nomina a difensore di fiducia e l’elezione di domicilio presso di lui non sono più sufficienti per la fase dell’impugnazione. Questo nuovo requisito formale è stato introdotto con uno scopo ben preciso: garantire che l’imputato sia pienamente consapevole della decisione di impugnare la sentenza e che tale scelta provenga effettivamente da lui.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per due motivi principali.

1. Vizio Procedurale: Il motivo dirimente è stata l’assenza del citato specifico mandato ad impugnare. Il ricorso non era corredato da questo atto, indispensabile per conferire al difensore il potere di agire. La Corte ha sottolineato che questo vizio è così grave da consentire una declaratoria di inammissibilità con un procedimento semplificato (“de plano”), senza neanche fissare un’udienza.

2. Infondatezza del Motivo: In secondo luogo, e quasi come nota a margine, i giudici hanno rilevato che il motivo del ricorso era comunque manifestamente infondato. La questione della particolare tenuità del fatto non era mai stata sollevata davanti al Giudice di Pace. Secondo un principio consolidato, non è possibile presentare per la prima volta in sede di legittimità questioni che non sono state oggetto del dibattito e della decisione (“decisum”) nel grado di giudizio precedente.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si concentra sulla ratio legis della nuova norma. Il legislatore ha voluto rafforzare la posizione dell’imputato, assicurando che la scelta di impugnare sia una sua decisione consapevole e non un’iniziativa autonoma del difensore. Questo serve a filtrare le impugnazioni e a prevenire la pronuncia di sentenze che potrebbero in seguito essere oggetto di rescissione (un rimedio straordinario per l’imputato giudicato in assenza senza averne avuto effettiva conoscenza).

La Corte ha respinto qualsiasi interpretazione estensiva che potesse considerare la nomina fiduciaria come un atto “equipollente” al mandato speciale. Il tenore letterale della norma è chiaro e non lascia spazio a dubbi: il mandato deve essere “specifico” e successivo alla sentenza.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito fondamentale per avvocati e assistiti. La riforma procedurale ha introdotto requisiti formali stringenti che non possono essere ignorati. Per evitare che un’impugnazione venga dichiarata inammissibile, è imperativo che il difensore si faccia rilasciare dal proprio cliente uno specifico mandato dopo l’emissione della sentenza che si intende contestare. La mancata osservanza di questa regola procedurale vanifica ogni sforzo difensivo, impedendo al giudice di entrare nel merito delle ragioni dell’imputato, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Per presentare un ricorso per cassazione in materia penale è sufficiente la nomina a difensore di fiducia?
No, la nomina a difensore di fiducia non è sufficiente. È necessario uno “specifico mandato ad impugnare” rilasciato dopo la pronuncia della sentenza da impugnare, come richiesto dall’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale.

Qual è lo scopo della norma che richiede uno specifico mandato per impugnare?
La finalità è duplice: selezionare le impugnazioni e assicurare che il ricorrente abbia una sicura conoscenza del processo e dell’intenzione di appellare, evitando così la pronuncia di sentenze che potrebbero essere soggette a rescissione.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione una questione non discussa nel precedente grado di giudizio?
No, la Corte ha stabilito che una questione, non essendo stata posta all’attenzione del giudice di grado inferiore e non facendo parte della sua decisione, non può essere sottoposta per la prima volta al vaglio della Corte di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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