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Specificità motivi appello: Cassazione e inammissibilità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34748/2024, ha confermato la dichiarazione di inammissibilità di un appello per mancata specificità dei motivi. Il caso evidenzia come non sia sufficiente negare le accuse, ma sia necessario un confronto analitico con le motivazioni della sentenza di primo grado per soddisfare il requisito della specificità dei motivi di appello, come previsto dall’art. 581 c.p.p.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Specificità dei Motivi d’Appello: La Cassazione Conferma la Linea Dura

La specificità dei motivi di appello rappresenta un pilastro fondamentale del processo penale, un requisito che garantisce serietà e concretezza al secondo grado di giudizio. Con la recente sentenza n. 34748 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a ribadire l’importanza di questo principio, confermando l’inammissibilità di un appello ritenuto troppo generico e assertivo. Questa decisione offre spunti cruciali per comprendere come redigere un atto di impugnazione efficace, soprattutto alla luce delle recenti riforme legislative.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna in primo grado emessa dal Tribunale per reati di furto aggravato e in materia di armi. L’imputato, attraverso il suo difensore, proponeva appello, ma la Corte d’Appello lo dichiarava inammissibile. La ragione? La mancata esposizione in forma specifica dei motivi a sostegno del gravame. Secondo i giudici di secondo grado, l’appellante si era limitato a riproporre la tesi della propria estraneità ai fatti, senza però confrontarsi analiticamente con le argomentazioni e le prove valorizzate nella sentenza di condanna. L’imputato decideva quindi di ricorrere in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello, pur dichiarando l’inammissibilità, fosse in realtà entrata nel merito, dimostrando così che i motivi non erano poi così generici.

La Decisione della Cassazione sulla Specificità dei Motivi d’Appello

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici di legittimità hanno confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello, sottolineando come l’atto di impugnazione fosse effettivamente carente sotto il profilo della specificità. Le censure mosse dalla difesa erano state formulate in termini parziali, aspecifici e puramente assertivi.

La sentenza di primo grado aveva fondato la condanna su un solido compendio indiziario, che includeva intercettazioni telefoniche e tabulati, dai quali emergeva la partecipazione dell’imputato a tentati furti, al furto di un’autovettura e alla detenzione di materiale esplosivo. A fronte di questa dettagliata ricostruzione, l’atto d’appello si era limitato a mere negazioni, come “non ebbe contatto con gli altri correi” o “non risulta che abbia partecipato ai sopralluoghi”, senza smontare punto per punto il ragionamento del primo giudice.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione dell’articolo 581, comma 1-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla cosiddetta Riforma Cartabia. Questa norma ha codificato un orientamento giurisprudenziale già consolidato, secondo cui l’appello è inammissibile se i motivi non sono enunciati in modo esplicito e argomentato. L’onere della specificità dei motivi d’appello è direttamente proporzionale alla specificità con cui la sentenza impugnata ha motivato la sua decisione.

La Cassazione chiarisce che non basta dissentire dalla conclusione del giudice; è necessario indicare in modo chiaro e preciso gli elementi di fatto e di diritto che fondano le censure. L’appellante deve svolgere uno “sforzo di argomentazione controfattuale”, dimostrando perché le prove e il ragionamento del primo giudice sarebbero errati. Nel caso di specie, l’imputato non aveva adeguatamente contestato né la ricostruzione dei fatti basata sulle intercettazioni, né la legittimità della querela sporta per il furto dell’auto, né i criteri usati per la quantificazione della pena. Le sue critiche, pertanto, sono state giudicate incomplete e non specifiche.

Conclusioni

La sentenza in esame è un monito importante per tutti gli operatori del diritto. Per superare il vaglio di ammissibilità, un atto di appello deve essere un documento analitico e critico, non una semplice riproposizione di tesi difensive già respinte. È indispensabile un confronto serrato con le rationes decidendi della sentenza di primo grado, evidenziando le presunte incongruenze, gli errori logici o le errate applicazioni della legge. La mancata osservanza di questo onere di specificità comporta una sanzione netta: l’inammissibilità, che preclude ogni discussione sul merito della vicenda processuale.

Quando un appello penale rischia di essere dichiarato inammissibile?
Un appello rischia l’inammissibilità quando i motivi non sono specifici, ovvero quando non contengono una critica argomentata e puntuale delle ragioni di fatto e di diritto esposte nella sentenza impugnata, limitandosi a censure generiche o assertive.

Cosa si intende per ‘specificità dei motivi di appello’ nel processo penale?
Significa che l’appellante ha l’onere di indicare in modo chiaro e preciso non solo i punti della decisione che intende contestare, ma anche gli elementi e le argomentazioni a sostegno della propria critica, confrontandosi direttamente con la motivazione del provvedimento impugnato.

È sufficiente, in un atto di appello, negare il proprio coinvolgimento nei fatti contestati?
No. Secondo la sentenza, limitarsi a formulare censure di natura assertiva (es. ‘l’imputato non ha partecipato al furto’) senza confrontarsi analiticamente con gli elementi probatori (come intercettazioni o tabulati) valorizzati dal giudice di primo grado, rende l’appello generico e, di conseguenza, inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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