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Specificità del ricorso: Cassazione e inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso in materia penale a causa della sua manifesta genericità. L’ordinanza sottolinea che i motivi di impugnazione non possono limitarsi a richiedere una nuova valutazione delle prove, ma devono indicare con precisione le violazioni di legge. La decisione ribadisce l’importanza della specificità del ricorso come requisito fondamentale per accedere al giudizio di legittimità, confermando la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Specificità del Ricorso: Quando la Cassazione Dichiara l’Inammissibilità

L’ordinanza n. 5713/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla redazione dei ricorsi in materia penale, ribadendo un principio cardine della procedura: la specificità del ricorso. Senza questo requisito, l’atto di impugnazione è destinato a scontrarsi con una pronuncia di inammissibilità, senza nemmeno entrare nel merito delle questioni sollevate. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere le ragioni che hanno portato la Suprema Corte a chiudere le porte a un esame più approfondito del caso.

Il Caso: Un Ricorso Contro la Sentenza d’Appello

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello di Roma, decideva di presentare ricorso per Cassazione. I motivi dell’impugnazione si concentravano su tre aspetti principali:

1. Una presunta errata valutazione dell’elemento soggettivo del reato.
2. La presunta scorrettezza della motivazione che aveva portato all’affermazione della sua responsabilità penale.
3. Una critica al trattamento sanzionatorio, ritenuto ingiusto, e al mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

Il ricorrente, in sostanza, contestava le conclusioni a cui erano giunti i giudici di merito, chiedendo alla Cassazione di riesaminare i fatti e le prove.

L’Analisi della Corte: La Fondamentale Specificità del Ricorso

La Corte di Cassazione, con una motivazione tanto sintetica quanto chiara, ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte. La ragione di fondo è la totale mancanza di specificità del ricorso, un requisito imposto dall’articolo 581 del Codice di Procedura Penale. Vediamo perché ogni motivo è stato respinto.

Motivi Generici e Rivalutazione dei Fatti

Il primo e il secondo motivo sono stati giudicati privi di concreta specificità. Il ricorrente, invece di denunciare vizi di legittimità (cioè violazioni di legge o difetti logici evidenti nella motivazione), tentava di proporre una “rivalutazione delle fonti probatorie” e una “ricostruzione alternativa dei fatti”. Questo è un errore comune ma fatale. La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si può rifare il processo; il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della sentenza impugnata, non riesaminare le prove.

Discrezionalità del Giudice di Merito sulla Pena

Anche la censura relativa alla pena e alle attenuanti generiche è stata respinta. La Corte ha ricordato che la determinazione della pena (la cosiddetta “dosimetria”) rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Quando la pena inflitta è inferiore alla media prevista dalla legge, non è richiesta una motivazione analitica e dettagliata. Espressioni come “pena congrua” o “pena equa” sono sufficienti a dimostrare che il giudice ha ponderato la sua decisione.

Analogamente, per negare le attenuanti generiche, al giudice basta fare riferimento a elementi negativi ritenuti decisivi o alla semplice assenza di elementi positivi, senza dover analizzare ogni singolo aspetto favorevole o sfavorevole emerso nel processo.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Cassazione si fonda su principi consolidati. Il ricorso è inammissibile quando non consente al giudice dell’impugnazione di individuare con chiarezza i rilievi mossi alla sentenza e di esercitare il proprio sindacato. Prospettare deduzioni generiche, senza enunciare puntualmente le ragioni di diritto e i riferimenti alla motivazione dell’atto impugnato, equivale a non presentare un’impugnazione valida. Il tentativo di ottenere un nuovo giudizio sui fatti è estraneo al sindacato di legittimità della Suprema Corte, che può intervenire solo in caso di travisamenti evidenti e decisivi delle prove, non per una loro diversa interpretazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito per chiunque intenda impugnare una sentenza penale davanti alla Corte di Cassazione. È essenziale che il ricorso sia redatto con rigore tecnico, focalizzandosi esclusivamente sui vizi di legittimità della decisione. La specificità del ricorso non è una mera formalità, ma la chiave per superare il vaglio di ammissibilità. Qualsiasi tentativo di trasformare il giudizio di Cassazione in un appello mascherato, volto a una nuova valutazione del merito, è destinato a fallire, con la conseguenza della condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i suoi motivi erano generici, non specifici e miravano a una nuova valutazione delle prove e a una ricostruzione alternativa dei fatti, attività che non sono consentite nel giudizio di Cassazione.

È possibile contestare la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito in Cassazione?
No, di regola non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesaminare le prove, salvo il caso di un travisamento evidente e decisivo.

Come deve essere motivata la decisione sulla quantità della pena (dosimetria)?
Secondo l’ordinanza, quando viene inflitta una pena inferiore alla media prevista dalla legge, non è necessaria una motivazione specifica e dettagliata. È sufficiente che il giudice usi espressioni come “pena congrua” o faccia riferimento a elementi ritenuti decisivi, esercitando così la propria discrezionalità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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