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Specificità dei motivi: inammissibile ricorso generico

La Corte di Cassazione, con ordinanza 14875/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso per la sua genericità. La decisione sottolinea l’importanza della specificità dei motivi, chiarendo che la semplice riproposizione di argomentazioni precedenti, senza un confronto critico con la sentenza impugnata, non soddisfa i requisiti di legge, sia sul merito della causa che sulla valutazione delle attenuanti.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Specificità dei Motivi: Quando un Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’esito di un processo penale non si decide solo nel merito, ma anche nel rigoroso rispetto delle regole procedurali. Un aspetto cruciale è la corretta formulazione dell’atto di impugnazione, che deve possedere il requisito della specificità dei motivi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 14875/2025) ci offre un chiaro esempio di come la genericità di un ricorso porti inevitabilmente alla sua inammissibilità, vanificando ogni possibilità di riesame della vicenda.

Il Caso in Analisi

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. I motivi dell’impugnazione erano principalmente due: in primo luogo, si contestava la valutazione sulla responsabilità penale per il reato contestato, chiedendone la derubricazione in una fattispecie meno grave e, in subordine, l’applicazione della prescrizione; in secondo luogo, si lamentava il mancato riconoscimento di attenuanti generiche in misura adeguata, con una conseguente richiesta di rideterminazione della pena.

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è nemmeno entrata nel merito di tali questioni, fermandosi a un vaglio preliminare di ammissibilità e bocciando il ricorso su tutta la linea.

La Carenza di Specificità dei Motivi del Ricorso

Il cuore della decisione risiede nella violazione dell’art. 581 del codice di procedura penale, che impone la specificità dei motivi di impugnazione. Secondo la Corte, il ricorso presentato era viziato da una genericità intrinseca ed estrinseca.

I giudici hanno osservato come le argomentazioni non fossero altro che una sterile riproposizione delle tesi già avanzate nei gradi di merito, senza un reale e critico confronto con le motivazioni della sentenza impugnata. L’imputato, in pratica, si è limitato a riaffermare la propria versione, ignorando completamente il percorso logico-giuridico che aveva portato la Corte d’Appello a confermare la condanna. Questo approccio, secondo la Cassazione, trasforma il ricorso in un atto privo di reale contenuto censorio, incapace di innescare il controllo di legittimità.

La Genericità nella Richiesta di una Pena più Equa

Analoga valutazione è stata fatta per la parte del ricorso relativa al trattamento sanzionatorio. La difesa aveva richiesto il riconoscimento più ampio delle attenuanti generiche, parlando genericamente di “pena congrua” o “pena equa”, senza però articolare una critica specifica alla valutazione fatta dal giudice d’appello.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: quando si lamenta la mancata concessione o l’errata valutazione delle attenuanti, non basta una richiesta astratta. È necessario evidenziare elementi specifici, favorevoli all’imputato, che il giudice di merito avrebbe trascurato o mal interpretato. In assenza di una critica mirata, anche la doglianza sul trattamento sanzionatorio risulta inammissibile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità evidenziando che i motivi del ricorso erano privi dei requisiti di specificità richiesti dalla legge. I giudici hanno sottolineato che l’appello non può essere una semplice ripetizione di ciò che è già stato detto, ma deve costituire una critica puntuale e argomentata della decisione che si contesta. Le ragioni addotte dal ricorrente sono state giudicate come deduzioni generiche, prive di un’effettiva enunciazione delle criticità della sentenza d’appello. Mancava, in sostanza, quel confronto dialettico tra la tesi difensiva e le argomentazioni del giudice di secondo grado che è l’essenza stessa del giudizio di impugnazione. L’incapacità di indicare il contenuto e la decisività dei motivi ha portato la Corte a concludere per la non ammissibilità del ricorso, senza entrare nell’analisi del merito delle questioni sollevate.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito fondamentale per la pratica forense. La redazione di un atto di impugnazione, specialmente in Cassazione, richiede un’analisi approfondita e critica della sentenza contestata. Non è sufficiente dissentire dalla decisione; è indispensabile smontare, punto per punto, il ragionamento del giudice, evidenziandone vizi logici o errori di diritto. La specificità dei motivi non è un mero orpello formale, ma il requisito sostanziale che permette al sistema delle impugnazioni di funzionare correttamente, evitando ricorsi dilatori o meramente ripetitivi. La lezione è chiara: un ricorso generico è un ricorso inutile.

Perché un ricorso può essere dichiarato inammissibile per genericità?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando manca della specificità richiesta dalla legge (art. 581 c.p.p.), ovvero quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni dei gradi precedenti senza confrontarsi criticamente e in modo puntuale con le motivazioni della sentenza che si sta impugnando.

Cosa si intende per specificità dei motivi?
Significa che l’atto di impugnazione deve indicare chiaramente le parti della decisione contestata e le ragioni di diritto e di fatto che ne giustificano la critica. Non è sufficiente una lamentela generica, ma occorre un’analisi dettagliata che evidenzi gli errori del giudice.

Come va contestato il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche?
Secondo la Corte, non basta chiedere una “pena equa” o “congrua”. Il ricorso deve specificare quali elementi favorevoli all’imputato il giudice di merito avrebbe ignorato o valutato erroneamente, fornendo argomentazioni concrete e non limitandosi a una richiesta astratta di riduzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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