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Spaccio di lieve entità: quando è escluso? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due individui condannati per spaccio di stupefacenti. La richiesta di qualificare il reato come spaccio di lieve entità è stata respinta a causa dell’ingente quantitativo di droga (300 grammi di cocaina, pari a 932 dosi), del notevole investimento economico (€14.500) e delle modalità organizzate dell’acquisto, elementi considerati incompatibili con una minima offensività della condotta.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Spaccio di Lieve Entità: la Cassazione sui Limiti tra Quantità e Modalità

La distinzione tra il reato di spaccio di sostanze stupefacenti e la sua forma attenuata, il cosiddetto spaccio di lieve entità, è una delle questioni più dibattute nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, ribadendo che non solo la quantità di droga, ma anche l’investimento economico e le modalità operative sono determinanti per escludere l’ipotesi meno grave. Analizziamo insieme la decisione per capire quali elementi il giudice deve considerare.

I Fatti del Caso: Cocaina, Dosi e Denaro

Il caso ha origine dalla condanna di due individui da parte del Tribunale e successivamente della Corte d’Appello. Gli imputati sono stati trovati in possesso di 300 grammi di cocaina, con una percentuale di purezza del 46%. Tale quantitativo è stato calcolato come corrispondente a 932 dosi medie singole, un numero decisamente elevato.

Oltre alla quantità, un altro elemento ha pesato sulla valutazione dei giudici: la somma di 14.500 euro che gli imputati avevano sborsato per acquistare la sostanza. Di fronte a questi dati, i due hanno presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la loro condotta dovesse essere ricondotta alla fattispecie più lieve prevista dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990, lamentando un vizio di motivazione da parte dei giudici di merito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, giudicandoli manifestamente infondati. Ha confermato in toto la valutazione delle corti di merito, ritenendo la motivazione congrua ed esaustiva. Secondo gli Ermellini, gli elementi emersi nel processo erano inequivocabilmente indicativi di un’attività di spaccio su larga scala, incompatibile con la nozione di “lieve entità”.

Le Motivazioni: i Criteri per Escludere lo Spaccio di Lieve Entità

Il cuore della decisione risiede nell’analisi dei criteri che guidano la qualificazione giuridica del fatto. La Corte ha ribadito che, per stabilire se si tratti di spaccio di lieve entità, il giudice deve compiere una valutazione globale, considerando tutti i parametri indicati dalla norma:

1. Modalità dell’azione: Nel caso specifico, le modalità di reperimento e acquisto della droga erano state caratterizzate da “particolare accortezza”, suggerendo un’operatività non occasionale o rudimentale.
2. Qualità e Quantità della sostanza: L’elemento quantitativo è stato decisivo. La disponibilità di una quantità di stupefacente sufficiente a confezionare quasi mille dosi (932) è stata ritenuta sintomatica di un’attività destinata a un mercato ampio e non a un piccolo smercio.
3. Mezzi e Circostanze: Il rilevante investimento economico (€14.500), rapportato anche alle condizioni economiche degli imputati, è stato un forte indizio della portata dell’operazione criminale.

La Cassazione ha citato la propria giurisprudenza consolidata, secondo cui l’ipotesi di “piccolo spaccio” si caratterizza per una modesta entità di dosi, conteggiabili “a decine” e non, come nel caso di specie, “a centinaia”. La Corte ha sottolineato che il numero di dosi ricavabili, basato sul principio attivo, è un indicatore concreto del grado di offensività della condotta. Pertanto, la combinazione di un elevato numero di dosi potenziali e di un significativo impegno finanziario esclude in modo preponderante che la lesione del bene giuridico protetto (la salute pubblica) possa essere considerata di lieve entità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza conferma un orientamento rigoroso e consolidato. L’applicazione della fattispecie di spaccio di lieve entità non è un automatismo, ma il risultato di un’attenta ponderazione di tutti gli indici a disposizione del giudice. Questa decisione invia un messaggio chiaro: quando la quantità di stupefacente e le risorse economiche impiegate indicano una capacità organizzativa e una proiezione su un mercato non marginale, è impossibile invocare il trattamento sanzionatorio più mite. Anche un solo elemento, se di particolare gravità come un numero di dosi nell’ordine delle centinaia, può essere sufficiente a escludere la lieve entità del fatto, confermando la gravità del reato contestato.

Quando un reato di spaccio può essere considerato di “lieve entità”?
Un reato di spaccio è considerato di lieve entità solo quando la condotta presenta una minima offensività penale. Questa valutazione deve basarsi sull’analisi complessiva di tutti i parametri previsti dalla legge: mezzi, modalità e circostanze dell’azione, nonché quantità e qualità della sostanza.

La sola quantità di droga è sufficiente a escludere lo spaccio di lieve entità?
Sebbene la valutazione debba essere complessiva, la quantità, e in particolare il numero di dosi ricavabili, può essere un elemento talmente significativo da escludere in modo preponderante la lieve entità. Come nel caso di specie, un quantitativo pari a centinaia di dosi è stato ritenuto incompatibile con il “piccolo spaccio”.

Qual è il limite di dosi per considerare lo spaccio di lieve entità?
La giurisprudenza citata nella sentenza indica che le ipotesi di “piccolo spaccio” sono caratterizzate da un’entità di dosi detenute per la vendita che devono essere conteggiabili “a decine”. Al contrario, un numero di dosi conteggiabile “a centinaia” è un chiaro indicatore di un’attività su larga scala che esclude la lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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