LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sottrazione fraudolenta: la scissione è reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9308/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’amministratrice condannata per sottrazione fraudolenta. La Corte ha confermato che un’operazione di scissione societaria, utilizzata per trasferire i migliori asset a una nuova società e lasciare la vecchia indebitata con il Fisco, costituisce un atto fraudolento idoneo a integrare il reato, rendendo inefficace la riscossione coattiva di un debito IVA di oltre 600.000 euro.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Sottrazione Fraudolenta: Anche una Scissione Societaria Può Essere Reato

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 9308/2024 getta luce su un tema cruciale per imprenditori e amministratori: l’uso di operazioni societarie, come la scissione, per eludere le responsabilità fiscali. Il caso in esame riguarda una condanna per sottrazione fraudolenta, confermando che anche un atto formalmente lecito può configurare un reato se finalizzato a danneggiare le pretese del Fisco. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa: L’Operazione di Scissione Sotto Accusa

La vicenda trae origine da un’operazione di scissione societaria. L’amministratrice di fatto di una S.r.l., gravata da un ingente debito IVA accertato per oltre 621.000 euro, decideva di trasferire i migliori asset dell’azienda a una società di nuova costituzione.

Questo schema lasciava la società originaria, definita una “bad company”, priva delle risorse patrimoniali necessarie a far fronte al debito erariale. L’obiettivo era chiaro: rendere la riscossione coattiva da parte dello Stato inefficace o, quantomeno, estremamente difficoltosa. L’operazione, pur apparendo come una normale riorganizzazione aziendale, nascondeva in realtà un intento distrattivo confermato anche dal commercialista coinvolto.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Condannata in primo grado e in appello per diversi reati tributari e penali, tra cui la sottrazione fraudolenta ai sensi dell’art. 11 del D.Lgs. 74/2000, l’imputata ha presentato ricorso per cassazione basato su due motivi principali:

1. Liceità dell’operazione: Sosteneva che la scissione fosse un’operazione legittima e che non costituisse l’atto fraudolento richiesto dalla norma.
2. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Lamentava una motivazione carente sul diniego delle circostanze attenuanti.

L’Analisi della Corte sulla Sottrazione Fraudolenta

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. Sul primo punto, i giudici hanno chiarito che l’argomentazione dell’imputata era “rivalutativa”, cioè un tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, compito precluso in sede di legittimità.

I giudici di merito avevano correttamente identificato l’operazione di scissione come un atto fraudolento. Non rileva la forma giuridica dell’atto, ma la sua finalità e il suo effetto concreto. In questo caso, l’operazione aveva messo a rischio la garanzia patrimoniale per l’adempimento del debito erariale, indipendentemente dal fatto che la nuova società avesse potuto ottenere nuove finanze. La vecchia società era rimasta incapace di assolvere al suo obbligo di pagamento.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: anche una singola operazione societaria può integrare il reato di sottrazione fraudolenta se, valutata nel contesto delle vicende successive, si rivela un atto negoziale fraudolento o simulato idoneo a impedire il pagamento delle imposte.

Il Diniego delle Circostanze Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione puntuale e logica: la complessiva condotta criminale dell’imputata, caratterizzata da plurime violazioni tributarie e una tentata truffa, dimostrava un’elevata intensità del dolo. Questa determinazione nel commettere i reati è stata considerata incompatibile con la concessione delle attenuanti generiche, che richiedono segnali di merito positivi.

Le motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su un’interpretazione sostanziale della norma sulla sottrazione fraudolenta. Il fulcro non è la natura lecita o illecita dello strumento giuridico utilizzato (la scissione societaria è, di per sé, un’operazione legale), bensì lo scopo per cui viene impiegato. La legge penale tributaria mira a colpire qualsiasi comportamento astuto e ingannevole che depauperi il patrimonio del debitore al solo fine di sottrarsi agli obblighi fiscali. La Corte ha ritenuto che trasferire gli asset di valore in una nuova entità, lasciando un guscio vuoto a garanzia di un debito certo, rappresenti esattamente la condotta che il legislatore ha inteso punire. La motivazione della sentenza è quindi ancorata all’effetto oggettivo dell’operazione: l’aver reso la riscossione coattiva del credito erariale significativamente più difficile, se non impossibile.

Le conclusioni

Questa sentenza rappresenta un importante monito per amministratori e professionisti. Le operazioni di riorganizzazione aziendale devono essere sorrette da valide ragioni economiche e non possono essere utilizzate come schermo per finalità illecite. La giurisprudenza conferma che il Fisco e la magistratura penale sono attenti a guardare oltre le apparenze formali per colpire la sostanza dei comportamenti fraudolenti. La scelta di impoverire una società debitrice per proteggere gli asset aziendali non solo è inefficace sul piano civile, ma espone a gravi conseguenze penali, dimostrando che la tutela del credito erariale è un principio cardine del nostro ordinamento.

Una normale operazione di scissione societaria può essere considerata un reato?
Sì, secondo la Corte, anche un’operazione formalmente lecita come la scissione societaria integra il reato di sottrazione fraudolenta se viene utilizzata con il fine specifico di rendere inefficace o difficoltosa la riscossione di un debito tributario, depauperando la società debitrice dei suoi asset principali.

Cosa si intende per ‘atto fraudolento’ nel reato di sottrazione fraudolenta?
Per ‘atto fraudolento’ si intende qualsiasi negozio giuridico, anche un singolo atto come una scissione, che sia simulato o posto in essere con l’intento di ingannare il fisco, mettendo a rischio la garanzia patrimoniale su cui lo Stato può rivalersi per il pagamento delle imposte.

Perché sono state negate le attenuanti generiche all’imputata?
Le attenuanti generiche sono state negate perché la Corte ha ritenuto che la complessità della vicenda criminale, caratterizzata da molteplici violazioni tributarie e una tentata truffa, dimostrasse un’elevata intensità del dolo (la volontà di commettere il reato), elemento che contrasta con i segnali di merito che giustificherebbero una riduzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati