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Sottoscrizione digitale atto: appello nullo se manca

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un appello poiché l’atto, depositato telematicamente, era una scansione di un documento e privo di una valida sottoscrizione digitale. La sentenza sottolinea che la mancanza della firma digitale, secondo le specifiche norme tecniche che escludono le scansioni di immagini, equivale a un’assenza totale di firma, rendendo l’impugnazione processualmente nulla. Il caso verteva su un ricorso contro il rigetto di un’autorizzazione a svolgere attività lavorativa durante gli arresti domiciliari.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sottoscrizione Digitale Atto: la Cassazione conferma l’inammissibilità dell’appello su file scansionato

Nel processo telematico, la forma è sostanza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale per gli avvocati: la sottoscrizione digitale atto deve rispettare precise regole tecniche, pena l’inammissibilità dell’impugnazione. La decisione analizza il caso di un appello depositato tramite la scansione di un documento, chiarendo perché tale modalità non può essere considerata valida, anche se sul file immagine è stata apposta una firma digitale.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla richiesta di un imputato, agli arresti domiciliari, di ottenere l’autorizzazione ad allontanarsi dalla propria abitazione per svolgere un’attività lavorativa. La Corte di Appello respingeva tale istanza. Contro questa decisione, il difensore proponeva appello ai sensi dell’art. 310 del codice di procedura penale.

L’appello veniva depositato telematicamente presso il Tribunale della Libertà, il quale però lo dichiarava inammissibile. La ragione? L’atto, pur inviato tramite Posta Elettronica Certificata (PEC), era stato ritenuto privo della necessaria sottoscrizione digitale. Il difensore presentava quindi ricorso per Cassazione, sostenendo che l’atto fosse in realtà firmato digitalmente e che l’unica particolarità consisteva nell’aver firmato un file scansionato per unire atto e allegati, trasformandolo in un nuovo originale digitale.

La questione della sottoscrizione digitale atto nel processo penale

Il cuore della questione giuridica risiede nelle modalità con cui deve essere effettuato il deposito telematico di un’impugnazione. La normativa di riferimento, in particolare l’art. 87-bis del d.lgs. n. 150/2022, stabilisce che l’atto depositato telematicamente deve essere un “documento informatico” sottoscritto digitalmente secondo le modalità indicate dai provvedimenti tecnici del Ministero della Giustizia. In mancanza di tale sottoscrizione, la legge prevede espressamente la sanzione dell’inammissibilità.

Il punto cruciale è definire cosa si intenda per “documento informatico” e quali siano le “modalità” corrette per la sua sottoscrizione. La difesa sosteneva che apporre una firma digitale su una scansione fosse sufficiente, ma la Corte ha seguito un’interpretazione molto più rigorosa, basata sulle specifiche tecniche vigenti.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno chiarito che le regole per il deposito telematico non sono mere formalità, ma requisiti di ammissibilità previsti a pena di nullità. Hanno richiamato il Provvedimento del Direttore Generale dei Sistemi Informativi Automatizzati (DGSIA) del 9 novembre 2020, che disciplina i formati e le modalità di invio degli atti.

Questo provvedimento stabilisce in modo inequivocabile che l’atto del procedimento in forma di documento informatico deve possedere tre requisiti fondamentali:

1. Essere in formato PDF.
2. Essere ottenuto dalla trasformazione di un documento testuale, senza restrizioni per la selezione e la copia di parti.
3. Non essere una scansione di immagini.

Nel caso di specie, l’atto era proprio una scansione, violando quindi uno dei requisiti tecnici essenziali. La Corte ha affermato che la mancanza della sottoscrizione digitale, o l’apposizione di una firma su un formato non conforme (come una scansione), è equiparabile all’assenza totale della firma su un atto cartaceo. Di conseguenza, l’atto è privo di rilevanza giuridica e l’impugnazione deve essere dichiarata inammissibile. Inoltre, il sistema di verifica utilizzato aveva restituito la dicitura “file non firmato”, confermando l’irregolarità della procedura seguita.

Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per tutti gli operatori del diritto. Con la progressiva digitalizzazione del processo, la conoscenza e il rispetto scrupoloso delle norme tecniche non sono più un’opzione, ma un obbligo la cui violazione può avere conseguenze processuali gravissime. Non basta “firmare digitalmente” un file qualsiasi; è necessario che il file di partenza sia un documento informatico nativo (un PDF testuale) e che la firma sia apposta secondo gli standard richiesti (PAdES o CAdES). La scansione di un documento cartaceo, anche se successivamente firmata digitalmente, non costituisce un atto processuale telematico valido per le impugnazioni penali.

Un appello penale inviato come scansione di un documento cartaceo è valido se poi viene firmato digitalmente?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un appello non è valido se consiste in una scansione di un’immagine. Le norme tecniche richiedono che l’atto sia un documento informatico in formato PDF testuale, non una scansione.

Cosa accade se un atto di impugnazione viene depositato telematicamente senza la corretta sottoscrizione digitale?
L’impugnazione viene dichiarata inammissibile. La legge equipara la mancanza di una sottoscrizione digitale conforme alle norme tecniche all’assenza totale della firma, privando l’atto di qualsiasi efficacia giuridica.

Quali sono i requisiti tecnici essenziali per il deposito telematico di un atto di impugnazione penale?
L’atto deve essere un documento informatico in formato PDF, ottenuto dalla conversione di un file di testo (non da una scansione) e deve essere sottoscritto con firma digitale secondo gli standard tecnici previsti dai provvedimenti ministeriali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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