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Sostituzione pena detentiva: il calcolo corretto

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale che, nel disporre la sostituzione della pena pecuniaria con il lavoro di pubblica utilità, aveva erroneamente calcolato le ore basandosi sulla pena detentiva originaria (sette mesi) anziché su quella, inferiore, effettivamente inflitta con il decreto penale di condanna (tre mesi e quindici giorni). La Suprema Corte ha stabilito che la base per la conversione deve essere la pena concreta, riaffermando il corretto iter per la sostituzione pena detentiva.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione Pena Detentiva: la Cassazione fissa il paletto sul calcolo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 12144/2025) ha fornito un chiarimento fondamentale in materia di sostituzione pena detentiva con il lavoro di pubblica utilità, specialmente nei casi derivanti da un decreto penale di condanna. La Suprema Corte ha stabilito un principio di diritto chiaro: il calcolo per la conversione in lavori socialmente utili deve basarsi sulla pena come concretamente determinata nel decreto, e non su una pena base teorica più elevata. Vediamo nel dettaglio la vicenda processuale e la decisione dei giudici.

I Fatti del Caso: La Conversione della Pena e il Ricorso

Il caso ha origine da un decreto penale di condanna emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Rimini. Un soggetto era stato condannato per il reato di resistenza a pubblico ufficiale a una pena pecuniaria di 7.875,00 euro, risultante dalla conversione di una pena detentiva di tre mesi e quindici giorni di reclusione.

Successivamente, l’interessato ha presentato istanza per sostituire la pena pecuniaria con il lavoro di pubblica utilità, come previsto dall’art. 459, comma 1-ter, del codice di procedura penale. Il Tribunale ha accolto la richiesta, ma ha determinato la durata del lavoro in 420 ore. Questa quantificazione, però, non era basata sulla pena effettivamente inflitta (tre mesi e quindici giorni), ma sulla pena base originaria di sette mesi di reclusione, da cui il giudice del decreto era partito prima di applicare eventuali riduzioni.

Ritenendo tale operazione illegittima, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione della legge processuale.

Il Calcolo per la Sostituzione Pena Detentiva: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo pienamente la tesi difensiva. I giudici di legittimità hanno definito l’operazione compiuta dal GIP come “irrituale” e “obiettivamente non consentita”.

Secondo la Suprema Corte, il riferimento per la conversione della pena in lavoro di pubblica utilità deve essere, senza alcuna eccezione, la pena così come cristallizzata nel provvedimento di condanna divenuto esecutivo. Nel caso specifico, il punto di partenza doveva essere la pena di tre mesi e quindici giorni di reclusione (poi convertita in multa), non la pena base teorica di sette mesi.

Le Motivazioni

Il Tribunale di merito aveva giustificato la sua scelta sostenendo che un calcolo basato sulla pena ridotta avrebbe comportato un trattamento “irrisorio” ed “eccessivamente favorevole” per l’imputato. La Cassazione ha completamente smontato questa argomentazione, sottolineando che il giudice dell’esecuzione non ha il potere di rivedere nel merito le decisioni del giudice della cognizione. Il suo ruolo è applicare la legge in base a quanto già deciso. Fare riferimento a una pena base originaria, ignorando quella finale inflitta, costituisce una violazione di legge, poiché altera il dictum del provvedimento di condanna.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine della procedura penale: la pena a cui fare riferimento per qualsiasi istituto applicativo, inclusa la sostituzione pena detentiva, è quella inflitta in concreto e non una diversa entità teorica. La decisione del GIP è stata quindi annullata senza rinvio e gli atti sono stati trasmessi nuovamente al Tribunale di Rimini per la corretta determinazione delle ore di lavoro di pubblica utilità, in stretta aderenza alla pena effettivamente irrogata con il decreto penale. Questo garantisce certezza del diritto e impedisce valutazioni discrezionali non previste dalla legge nella fase esecutiva.

Quando si chiede la sostituzione della pena con il lavoro di pubblica utilità, su quale pena si calcola la durata del lavoro?
La durata del lavoro di pubblica utilità si calcola sulla pena concretamente determinata e inflitta con il decreto penale di condanna o la sentenza, non su una pena base teorica più alta utilizzata nel calcolo intermedio.

Un giudice può modificare la base di calcolo della pena per la conversione in lavori socialmente utili ritenendola troppo favorevole all’imputato?
No, il giudice non può operare in modo “irrituale” facendo riferimento a una pena diversa da quella effettivamente irrogata. Deve attenersi rigorosamente a quanto stabilito nel provvedimento di condanna, senza poterlo modificare sulla base di una presunta irrisorietà della sanzione.

Qual è stata la conseguenza della violazione dell’art. 459, comma 1-ter, cod. proc. pen. nel caso esaminato?
La conseguenza è stata l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza impugnata. Gli atti sono stati trasmessi nuovamente al Tribunale competente affinché proceda a una nuova e corretta determinazione della durata del lavoro di pubblica utilità, basata sulla pena effettivamente inflitta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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