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Sostituzione di persona: quando il reato è consumato?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per sostituzione di persona. L’imputato sosteneva che il reato fosse solo tentato, poiché non erano avvenute transazioni economiche tramite il falso profilo online creato. La Corte ha ribadito che il delitto si consuma con la semplice induzione in errore di terzi, non essendo necessario l’effettivo conseguimento del vantaggio perseguito.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Sostituzione di persona online: consumata anche senza profitto

Il reato di sostituzione di persona, disciplinato dall’articolo 494 del codice penale, è sempre più attuale nell’era digitale, dove la creazione di falsi profili è un fenomeno diffuso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali sul momento esatto in cui questo delitto si può considerare consumato, specificando che non è necessario il raggiungimento effettivo di un vantaggio economico.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato di sostituzione di persona. L’imputato aveva creato un sito internet e un associato conto di pagamento online, utilizzando illegittimamente le generalità di un’altra persona. Avverso la sentenza della Corte d’Appello, l’uomo ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo una tesi difensiva specifica: il reato non si sarebbe consumato, ma sarebbe rimasto allo stadio del tentativo.

La distinzione tra reato tentato e reato consumato di sostituzione di persona

La difesa dell’imputato si basava su un elemento fattuale: attraverso il sito e il conto online creati non era stata effettuata alcuna transazione economica. Secondo questa interpretazione, la mancata realizzazione di un profitto o di un effettivo scambio economico implicava che nessuno fosse stato concretamente indotto in errore, requisito fondamentale per la consumazione del reato. Di conseguenza, si chiedeva la riqualificazione del fatto da delitto consumato a delitto tentato, con una conseguente riduzione della pena.

La Decisione della Cassazione sulla sostituzione di persona

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire un principio giuridico consolidato in materia di sostituzione di persona, specialmente quando commesso attraverso strumenti informatici.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito che il momento consumativo del reato di cui all’art. 494 c.p. coincide con l’induzione in errore di terzi. È sufficiente che l’agente, utilizzando mezzi fraudolenti (come la creazione di un falso profilo), riesca a ingannare altri sulla sua vera identità. Il conseguimento del vantaggio, sia esso patrimoniale o di altra natura, non è un elemento necessario per la consumazione del reato, ma attiene al dolo specifico, ovvero all’intenzione psicologica dell’agente.

Nel caso specifico, la creazione di un sito internet e di un conto di pagamento a nome di un’altra persona è un’attività di per sé idonea a indurre in errore gli utenti del web che vi entrano in contatto. Il fatto che nessuno abbia poi effettuato una transazione economica è, secondo la Corte, una circostanza irrilevante ai fini della dimostrazione della mancata consumazione. L’inganno si è già perfezionato nel momento in cui la falsa identità è stata proiettata all’esterno e resa credibile, inducendo potenzialmente in errore chiunque interagisse con quella realtà virtuale.

Conclusioni

Questa pronuncia conferma che la soglia per la consumazione del reato di sostituzione di persona è più bassa di quanto si possa comunemente pensare. Non è necessario dimostrare un danno economico o un vantaggio patrimoniale effettivo per l’autore del reato. La semplice creazione e pubblicazione di un’identità digitale falsa, capace di ingannare il pubblico, è sufficiente a integrare il delitto nella sua forma consumata. Questa interpretazione rafforza la tutela dell’identità personale e della fede pubblica nell’era digitale, sanzionando la condotta fraudolenta sin dal suo primo manifestarsi all’esterno, a prescindere dai suoi sviluppi successivi.

Quando si considera consumato il reato di sostituzione di persona?
Il reato di sostituzione di persona si considera consumato nel momento in cui l’agente, tramite mezzi fraudolenti, riesce a indurre in errore altre persone sulla sua vera identità.

È necessario ottenere un vantaggio economico perché il reato di sostituzione di persona sia consumato?
No, non è necessario l’effettivo raggiungimento del vantaggio perseguito dall’agente. Il vantaggio attiene al profilo psicologico del reato (dolo specifico), ma la consumazione si perfeziona con la sola induzione in errore.

La creazione di un profilo online falso è sufficiente a integrare il reato di sostituzione di persona consumato?
Sì, secondo la Corte, la creazione di un profilo o di un sito web utilizzando l’identità altrui è un’azione idonea a indurre in errore gli utenti del web, e quindi sufficiente per ritenere il reato consumato, indipendentemente dal fatto che si verifichino o meno successive transazioni economiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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