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Sostituzione del giudice: non è atto abnorme

Un imputato ha presentato ricorso contro il decreto di sostituzione del giudice dell’udienza preliminare, sostenendo che fosse un atto abnorme finalizzato a eludere una richiesta di ricusazione e a impedire la scadenza dei termini di custodia cautelare. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che il provvedimento di sostituzione del giudice ha natura meramente organizzativa e non è autonomamente impugnabile. Ha inoltre escluso la configurabilità di un atto abnorme, in quanto la sostituzione era giustificata da un legittimo impedimento del magistrato titolare e non da uno sviamento di potere, rientrando nelle normali prerogative organizzative del Presidente del Tribunale.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sostituzione del giudice: quando è legittima e non un atto abnorme?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 4279 del 2024, offre un importante chiarimento sui confini della sostituzione del giudice e sulla nozione di atto abnorme nel processo penale. La decisione analizza il caso di un provvedimento presidenziale di sostituzione di un Giudice dell’udienza preliminare, contestato dalla difesa come un espediente per aggirare una richiesta di ricusazione e garantire la celebrazione dell’udienza prima della scadenza dei termini di custodia cautelare. La Suprema Corte, dichiarando inammissibile il ricorso, ha tracciato una linea netta tra le legittime esigenze organizzative dell’ufficio giudiziario e l’illegittimo sviamento di potere.

I Fatti del Caso

Il Presidente del Tribunale di Tempio Pausania, con un decreto, disponeva la sostituzione del Giudice dell’udienza preliminare designato in un procedimento penale. La decisione era motivata dall’assenza del magistrato per gravi motivi familiari. La difesa dell’imputato impugnava tale decreto, sostenendo che si trattasse di un atto abnorme. Secondo la tesi difensiva, la sostituzione sarebbe stata orchestrata per vanificare una istanza di ricusazione pendente contro il giudice originario e, soprattutto, per evitare la scarcerazione dell’imputato, i cui termini di custodia cautelare erano in imminente scadenza. La difesa lamentava una violazione del principio del giudice naturale, sancito dall’art. 25 della Costituzione.

Analisi legale sulla sostituzione del giudice

Il nodo giuridico centrale della questione riguarda la natura del provvedimento di sostituzione del giudice e la sua eventuale qualificazione come atto abnorme. L’atto abnorme è una categoria creata dalla giurisprudenza per indicare quei provvedimenti che, pur avendo l’apparenza di un atto giudiziario, si pongono al di fuori del sistema processuale, determinando una stasi procedimentale insanabile o uno sviamento di potere. La difesa sosteneva che la sostituzione, avvenuta in pendenza di ricusazione e in prossimità della scadenza dei termini cautelari, fosse proprio un caso di sviamento di potere, volto a eludere le garanzie difensive.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. In primo luogo, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: il decreto di sostituzione del magistrato è un atto di natura meramente organizzativa. Come tale, in virtù del principio di tassatività delle impugnazioni (art. 568 c.p.p.), non può essere oggetto di un autonomo ricorso per cassazione. L’eventuale illegittimità della sostituzione potrebbe, in astratto, viziare l’atto processuale successivo (come il decreto che dispone il giudizio), ma solo a determinate condizioni.

Nel merito, la Corte ha escluso che nel caso di specie si potesse parlare di abnormità. L’abnormità, strutturale o funzionale, si configura solo in presenza di uno sviamento della funzione giurisdizionale, ovvero quando si esercita un potere in totale difformità dal modello legale. La Cassazione ha chiarito che la violazione delle norme sull’assegnazione dei processi (le cosiddette “tabelle”) non integra automaticamente una nullità per vizio di capacità del giudice, ai sensi dell’art. 178, lett. a), c.p.p. Tale nullità riguarda solo i requisiti di capacità “generica” (nomina, ammissione alla funzione), non le disposizioni organizzative interne.

La decisione del Presidente del Tribunale è stata quindi ritenuta una legittima espressione del potere organizzativo, volta a fronteggiare una situazione di grave impedimento del magistrato designato e a garantire la necessaria continuità dell’attività processuale. Non è stato ravvisato alcun intento di eludere la procedura di ricusazione o di pregiudicare i diritti della difesa. Anzi, la Corte osserva quasi con ironia che la sostituzione ha, di fatto, raggiunto lo stesso obiettivo a cui mirava la difesa con l’istanza di ricusazione: la rimozione del giudice originario.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso nel definire l’atto abnorme, limitandolo a situazioni eccezionali di stallo processuale o di palese sviamento di potere. Si afferma che i provvedimenti organizzativi, come la sostituzione del giudice per legittimo impedimento, rientrano nella discrezionalità del capo dell’ufficio e non sono sindacabili tramite impugnazione diretta, a meno che non si traducano in una violazione delle condizioni di capacità del giudice. Questa pronuncia riafferma l’importanza di distinguere tra le regole procedurali che attengono alla costituzione del giudice e quelle che riguardano la gestione e l’organizzazione del lavoro giudiziario, le cui violazioni non comportano, di per sé, la nullità degli atti processuali.

È possibile impugnare direttamente il provvedimento di sostituzione di un giudice?
No, secondo la Corte, il provvedimento ha natura meramente organizzativa e, in base al principio di tassatività delle impugnazioni, non può essere fatto oggetto di ricorso per cassazione autonomo. Una sua eventuale invalidità potrebbe viziare solo l’atto processuale successivo.

La sostituzione di un giudice, mentre è in corso una procedura di ricusazione, è sempre un atto abnorme?
No. La Corte ha chiarito che non è un atto abnorme se la sostituzione risponde a legittime esigenze organizzative, come l’impedimento del magistrato titolare. L’abnormità si configura solo in caso di ‘sviamento di potere’, ovvero quando l’atto è usato per finalità diverse da quelle previste dalla legge, circostanza non ravvisata nel caso di specie.

La violazione delle norme sull’assegnazione dei processi a un giudice causa sempre la nullità degli atti?
No. La giurisprudenza citata dalla Corte distingue tra la ‘capacità generica’ del giudice (requisiti di nomina e ammissione alla funzione) e le regole di assegnazione dei processi. Solo l’inosservanza dei requisiti di capacità generica determina una nullità ai sensi dell’art. 178, lett. a), cod. proc. pen. La violazione delle norme tabellari, di per sé, non rende il giudice ‘incapace’ e non comporta la nullità degli atti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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