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Sospensione termini processuali: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione di inammissibilità di un appello, chiarendo che la sospensione termini processuali per l’emergenza COVID-19 si applica anche se la motivazione della sentenza viene depositata in anticipo. Il calcolo del termine per impugnare deve tener conto della proroga automatica di 64 giorni se la scadenza originaria cadeva nel periodo di sospensione, rendendo l’appello tempestivo.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sospensione Termini Processuali COVID: La Cassazione Annulla Decisione di Inammissibilità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale riguardo la sospensione termini processuali introdotta durante l’emergenza Covid-19. La Corte ha chiarito che la proroga dei termini si applica anche quando la motivazione di una sentenza viene depositata in anticipo rispetto alla scadenza, se quest’ultima cadeva nel periodo di sospensione. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per la tutela del diritto di difesa.

Il Caso: un Appello Dichiarato Tardivo

La vicenda ha origine da una sentenza del Tribunale di Foggia, che aveva prosciolto un imputato dal reato di abuso edilizio per la particolare tenuità del fatto. L’imputato, non soddisfatto della formula assolutoria, decideva di proporre appello. La Corte di Appello di Bari, tuttavia, dichiarava l’impugnazione inammissibile per tardività, ritenendo che fosse stata presentata oltre i termini di legge.

L’errore della Corte territoriale risiedeva nel non aver correttamente applicato la normativa emergenziale legata alla pandemia, che aveva introdotto una generale sospensione dei termini processuali.

La Sospensione Termini Processuali e l’Errore della Corte d’Appello

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione dell’art. 83 del D.L. n. 18/2020. Questa norma aveva sospeso il decorso di tutti i termini processuali dal 9 marzo 2020 all’11 maggio 2020, per un totale di 64 giorni. Nel caso di specie:

* La sentenza di primo grado fu emessa il 5 febbraio 2020, con un termine di 90 giorni per il deposito delle motivazioni.
* La scadenza per il deposito era quindi fissata al 5 maggio 2020, data che ricadeva pienamente nel periodo di sospensione.
* Le motivazioni furono effettivamente depositate in anticipo, il 17 aprile 2020.

La Corte d’Appello aveva erroneamente considerato il termine per appellare decorrente dalla data di effettivo deposito. La Cassazione ha invece ribaltato questa visione, specificando che la sospensione opera sulla scadenza legale del termine, non sulla data materiale del deposito.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha affermato un principio di diritto consolidato: la sospensione ‘covid’ di 64 giorni si applica a tutti i termini che sarebbero scaduti nell’arco temporale tra il 9 marzo e l’11 maggio 2020. È del tutto irrilevante che, in concreto, l’atto (in questo caso, il deposito delle motivazioni) sia stato compiuto in anticipo.

Il dies a quo, ovvero il giorno da cui far partire il calcolo per proporre l’impugnazione, deve essere ricollegato alla scadenza legale del termine di deposito, prorogata ex lege per effetto della sospensione. Di conseguenza, il termine di 90 giorni, che scadeva il 5 maggio 2020, è stato automaticamente posticipato di 64 giorni, arrivando all’8 luglio 2020. Poiché l’appello era stato depositato il 24 giugno 2020, risultava pienamente tempestivo.

Le conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la pronuncia di inammissibilità, trasmettendo gli atti alla Corte di Appello di Bari per la prosecuzione del giudizio. La decisione riafferma l’importanza di una corretta applicazione delle norme sulla sospensione termini processuali, nate per garantire il diritto di difesa in un periodo di eccezionale difficoltà. Il principio è chiaro: la proroga è un effetto automatico legato alla scadenza legale e non può essere vanificato dal compimento anticipato di un atto da parte del giudice.

Perché l’appello era stato inizialmente dichiarato inammissibile?
L’appello era stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Appello perché ritenuto tardivo. La Corte aveva calcolato il termine per impugnare a partire dalla data di effettivo deposito anticipato delle motivazioni della sentenza di primo grado, senza considerare la proroga legale dovuta alla sospensione dei termini per l’emergenza Covid-19.

Come funziona la sospensione dei termini processuali se una sentenza viene depositata in anticipo?
La Corte di Cassazione ha chiarito che la sospensione di 64 giorni si applica al termine legale per il deposito, non alla data effettiva in cui avviene. Se la scadenza originaria del termine per il deposito delle motivazioni cadeva nel periodo di sospensione (9 marzo – 11 maggio 2020), tale scadenza viene automaticamente prorogata, indipendentemente dal fatto che le motivazioni siano state depositate prima.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di Appello che dichiarava l’inammissibilità. Ha stabilito che l’appello era stato presentato tempestivamente e ha ordinato la trasmissione degli atti alla stessa Corte di Appello di Bari per procedere con il giudizio di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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